Carmine Di Silvio, il numero due del clan Di Silvio capeggiato dal fratello “Romolo”, ha subito un trattamento degradante in carcere
A riferirlo il suo avvocato difensore, Antonio Castorina del Foro di Reggio Calabria: “Viene specificato da parte del magistrato di sorveglianza di Padova – al quale è stata presentata l’istanza – che per la detenzione a Latina viene provato che per sette giorni ci sia stato un trattamento “disumano e degradante”.
“Riteniamo – continua il legale di Carmine di Silvio detto “Porcellino” o “Zio Sale” – che spesso il senso delle norme strida con la cruda realtà carceraria e che nella fase di esecuzione della pena la rieducazione del condannato incontri alcuni limiti. Rispetto a questo abbiamo ritenuto di porre all’attenzione del magistrato di sorveglianza tutta una serie di questioni per come stabilito dalla Corte europea dei diritti dell’uomo e nell’interesse di diritti inalienabili che vanno tutelati per chiunque”.
Nell’ordinanza a firma del magistrato di sorveglianza sono state accettate solo parzialmente le richieste di Carmine Di Silvio perché, oltreché, a Latina, vertevano anche sul trattamento carcerario in altri istituti penitenziari di Italia: Velletri, Rebibbia, Napoli, Benevento e Secondigliano.
Il 49enne Carmine Di Silvio è tuttora in carcere per le condanne derivanti dal processo Caronte (guerra criminale pontina) ed è in attesa della pronuncia del Giudice per l’udienza preliminare di Roma rispetto all’associazione mafiosa che gli si contesta per l’operazione “Scarface”. Per lui la Procura/DDA ha chiesto la condanna a 16 anni e 8 mesi.
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