Operazione antidroga “Traqueteros” della Guardia di Finanza di Formia nel sud pontino: udienza preliminare a Roma. Furono 14 le misure cautelari emesse dal Gip del Tribunale di Roma su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. A capo del sodalizio uno dei fratelli Scotto, già coinvolti nell’operazione Touch&Go
Il Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Roma Clementina Forleo ha deciso il destino processuale per 13 dei coinvolti nell’operazione “Traqueteros” eseguita a settembre 2021 e ha rinviato tutti a giudizio che si celebrerà a Cassino tranne per tre di loro che hanno scelto il rito alternativo: si tratta di Domenico Scotto, Walter Palumbo e Vincenzo Stanganella. Per loro la data per il processo è stata fissata il 30 settembre 2022.
Chiamati a rispondere di un sodalizio dedito al traffico di sostanze stupefacenti, con 43 capi d’imputazione per episodi afferenti allo smercio di droga, sono, per l’appunto, Domenico Scotto (37 anni), Walter Palumbo (37 anni), Vincenzo Stanganella (34 anni), tutti e tre originari di Napoli; Carmine Brancaccio (41 anni) di Scauri (considerato anche esattore dei crediti maturati dal sodalizio), Italo Laracca (37 anni) di Marina di Minturno, Giuseppe Stefanelli (48 anni) di Minturno, Ivan Di Lorenzo (50 anni) di Formia, Francesco Leone (23 anni) di Formia, Giuseppe Strabello (26 anni) di Minturno, Roberto Durazzo (41 anni) di Minturno e Roberta Di Calisto (58 anni) di Minturno. Infine a processo anche Antonio De Meo (43 anni) di Minturno e Adriano Russo (42 anni) di Vairano Patenora (Caserta).
A settembre 2021, a Minturno, Vairano Patenora (Caserta), Mantova, Teramo, Isernia, Roma e Napoli i militari della Compagnia di Formia diedero esecuzione a un’ordinanza emessa dal Gip presso il Tribunale Ordinario di Roma, Massimo Maresca, su richiesta del sostituto procuratore della DDA Corrado Fasanelli, nei confronti di 14 persone ritenute facenti parte di una articolata e insidiosa organizzazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti, radicata tra la Campania ed il Lazio.
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I provvedimenti restrittivi hanno riguardato 6 soggetti nei cui confronti è stata disposta la misura di custodia cautelare in carcere, 4 agli arresti domiciliari, 2 con l’obbligo di dimora e 2 con l’obbligo quotidiano di presentazione alla Polizia Giudiziaria territorialmente competente. L’ordinanza cautelare è stata emessa dall’Organo giudicante, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma.
Gli arrestati in carcere sono stati Domenico Scotto (37 anni), Walter Palumbo (37 anni), Vincenzo Stanganella (34 anni), tutti e tre originari di Napoli. Sempre in carcere, Carmine Brancaccio (41 anni) di Scauri (considerato anche esattore dei crediti maturati dal sodalizio), Italo Laracca (37 anni) di Marina di Minturno e Danilo Armando Clemente (35 anni) di Minturno. Scotto, Palumbo, Clemente e Brancaccio sono stati tratti in arresto anche per l’indagine “madre” di quella odierna: l’inchiesta da cui è scaturito il processo “Touch&Go”. Laracca, invece, è indagato anche per l’indagine che lo scorso 21 febbraio 2021 ha visto l’emissione di 59 avvisi di garanzia, su richiesta della DDA di Roma: un’inchiesta che faceva luce sul gruppo soccombente di Minturno, quello di Giuseppe Fedele.
Tornando alla custodia cautelare “Traqueteros”, ai domiciliari sono finiti Giuseppe Stefanelli (48 anni) di Minturno, Ivan Di Lorenzo (50 anni) di Formia, Francesco Leone (23 anni) di Formia (anche lui coinvolto nell’inchiesta Touch&Go), Giuseppe Strabello (26 anni) di Minturno.
Agli obblighi di polizia giudiziaria Antonio De Meo (43 anni) di Minturno e Adriano Russo (42 anni) di Vairano Patenora (Caserta), mentre all’obbligo di dimora Roberto Durazzo (41 anni) di Minturno e Roberta Di Calisto (58 anni) di Minturno. Quest’ultima fu arrestata due volte nel corso del 2020 e in seguito scarcerata sempre questioni di droga. Nelle pieghe di quelle vicende, anche il fatto di godere, col marito, del reddito di cittadinanza.
Infine, la Procura aveva chiesto l’arresto anche di Stefano Martino, di Sesto Campano (Isernia), ma il Gip non ne ha disposto la misura cautelare essendo coinvolto in un unico episodio.
Il gruppo criminale indagato, avente base operativa/logistica nella frazione di Gianola e S. Janni di Formia e nella frazione di Scauri di Minturno, è stato ritenuto nell’ordinanza cautelare responsabile di numerose attività illecite finalizzate al conseguimento del controllo diretto ed indiretto, nell’area d’influenza, del traffico di cocaina, hashish e crack proveniente dalla confinante Regione Campania. In tale cornice, le Fiamme Gialle pontine nel corso dell’indagine durata più di un anno hanno accertato che i vertici del sodalizio sono stati i mandanti di azioni di violenza per affermarsi sul territorio, eliminando la concorrenza, e per ottenere il recupero dei crediti vantati nei confronti dei vari pusher.
Il capo del sodalizio, secondo gli inquirenti, è Domenico Scotto, fratello di Raffaele Scotto, trapiantati a Scauri e provenienti da Secondigliano (con importanti legami prima con il Clan Licciardi e poi con il Clan Sacco-Mallo-Bocchetti), ed entrambi coinvolti, nel luglio 2020, nell’operazione anti-droga denominata “Touch&Go”, sempre coordinata dalla DDA, ed eseguita dai Carabinieri di Formia. L’indagine odierna, chiamata “Traqueteros” (letteralmente significa, persone che trafficano con la droga), si è svolta, invece, tra il 2019 e il 2020 ad opera dei Finanzieri di Formia.
Nello scorso luglio 2021, il giudice per l’udienza preliminare di Roma Angela Gerardi ha condannato tutti i massimi componenti del gruppo ma ha escluso l’aggravante mafiosa: 18 anni e 5 mesi di reclusione per Domenico Scotto, 16 anni e 8 mesi a Raffaele Scotto, 8 anni e 4 mesi per Carmine Brancaccio e 3 anni a Walter Palumbo.
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Tuttavia, nell’operazione “Traqueteros”, i Finanzieri hanno messo in evidenza un’organizzazione autonoma, che si muoveva sempre tra Formia e Minturno (anche nell’operazione “Touch&Go il territorio era il medesimo con sconfinamenti a Gaeta e persino a Ponza). Un sodalizio nato da una scissione tra fratelli in seguito a dissidi legati al controllo del territorio, tanto che Domenico Scotto si era completamente distaccato da Raffaele.
La “nuova” organizzazione era strutturata su tre livelli: il dominus Scotto al vertice, alcune figure luogotenenziali (come, ad esempio, Palumbo e Stanganella) e i pusher della zona (Brancaccio, Leone, De Meo, Russo, Strabello e Durazzo) compresi i cosiddetti staffettisti (Clemente, Di Calisto, Stefanelli) che trasportavano la droga (cocaina, crack e hashish) da Secondigliano/Scampia verso le lande del sud pontino: in particolare le piazze di Formia e Minturno. I “traghettamenti” avvenivano due o tre volte a settimana.
Alcune delle sostanze stupefacenti trasportate venivano stoccate in case, esercizi commerciali, negozi, ristoranti messi a disposizione da appartenenti del sodalizio.
Il sodalizio è stato capace di gestire un complesso sistema economico illegale, attraverso cui acquisire ingenti ed ingiusti profitti illeciti, mediante i quali garantire la sopravvivenza e la prosperità dell’associazione. La pericolosità dell’organizzazione è stata individuata nella capacità della stessa di minacciare e usare la forza contro i clan rivali della zona e gli stessi pusher che dovevano “spingere” la droga nella movida e tra gli assuntori e che avevano necessità di rientrare con i debiti maturati con l’acquisto della “merce”.
Il gruppo malavitoso indagato è stato in grado di condurre, in brevissimo tempo e con notevole abilità delinquenziale, l’acquisto e la successiva rivendita sul mercato locale di ingenti quantitativi di droga. L’attività ha permesso di sequestrare 877 grammi di cocaina, 4,2 chili di hashish e 145 grammi di crack e una pistola calibro 7,65. Precedentemente a questa operazione 13 persone sono state arrestate in flagranza di reato.
Le misure cautelari sono stati eseguite tra Formia e Minturno ma anche a Legnago (Verona) e Mantova poiché gli arrestati si trovano lì per motivi di lavoro.
Tra i coinvolti nell’operazione della Finanza c’è anche il fratello del Sindaco di Minturno e Presidente della Provincia di Latina Gerardo Stefanelli, Giuseppe Stefanelli posto agli arresti domiciliari, già interessato il 31 ottobre del 2019 in una vicenda di droga. Stefanelli è inquadrato dagli inquirenti come corriere e pusher nell’ambito dell’organizzazione.