TOUCH&GO, DROGA E VIOLENZA A SCAURI: PENE CONFERMATE IN CASSAZIONE

Corte di Cassazione, Roma
Corte di Cassazione, Roma

Operazione Touch&Go, violenza e spaccio a Scauri: si è espressa la Cassazione rispetto ad alcuni imputati

La Cassazione ha confermato le condanne stabilite dalla Corte d’Appello di Roma nei riguardi di alcuni personaggi finite nell’operazione anti-droga denominata “Touch&Go” che disarticolò un gruppo di spaccio presente nel sud pontino e basato a Minturno e Scauri in particolare. La condanna è stata confermata per Giuseppe Sellitto, Matteo Rotondo, Giovanni Nocella, Giovanni Leone, Francesco Leone, Danilo Armando Clemente e Daniele Scarpa. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Vincenzo Macari, Pasquale Cardillo Cupo, Luca Scipione e Gianluca Di Matteo, i quali avevano ricorso contro la sentenza dell’Appello, trovano la richiesta di rigetto dei ricorsi da parte del procuratore generale di Cassazione.

Una storia giudiziaria complessa e articolata quella degli imputati del processo “Touch&Go”, alcuni dei quali si sono visti confermare l’associazione per delinquere semplice e altri no. A settembre 2023, era arrivata la sentenza della Corte d’Appello che confermava le condanne per molti degli imputati che avevano scelto il rito abbreviato: per Domenico e Raffaele Scotto, considerati i leader del sodalizio, così come per Stefano Forte, Amedeo Prete e Valentino Sarno le pene erano state confermate. Ridotte, invece, le condanne per tre degli imputati: 6 anni e 10 mesi per Carmine Brancaccio13 anni e 10 mesi per Michele Aliberti2 anni e 2 mesi per Massimiliano Mallo. Esclusa per tutti l’aggravante mafiosa.

A settembre 2024, invece, sempre la Corte d’Appello di Roma era chiamata a confermare o meno la sentenza che, a dicembre 2022, era stata emessa dal Collegio dei giudici del Tribunale di Cassino che aveva condannato undici imputati su dodici nell’ambito del processo derivante dall’inchiesta della DDA di Roma. Gli imputati aveva scelto il rito ordinario.

Il gruppo, secondo la ricostruzione dei Carabinieri di Formia e del Comando Provinciale di Latina, aveva detronizzato la piazza di spaccio sul lungomare di Minturno controllata da Giuseppe Fedele detto Geps oppure ‘o viecchio, ossia la vecchia guardia legata ai clan del sud pontino, in particolare i Mendico e gli Antinozzi e i campani Gallo.

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La droga arrivava “sia dalla Campania che dall’estero, in particolare dalla Spagna” e “veniva rivenduta al dettaglio rifornendo le varie piazze di spaccio nei comuni del litorale pontino attraverso i vari appartenenti al sodalizio”. Lo ricordava il gip del Tribunale di Roma Ezio Damizia nell’ordinanza di custodia cautelare che portò, il primo luglio del 2020, agli arresti di 22 persone ritenute facenti parte di un unico gruppo criminale. Capi indiscussi” del gruppo che operava sul litorale di Minturno “sono i fratelli Domenico e Raffaele Scotto, originari del quartiere napoletano di Secondigliano.

Legati prima al potente clan Licciardi e poi al clan Sacco Boschetti-Mallo, gli Scotto riuscirono a portare dalla loro parte i pusher del luogo e spinsero il raggio d’azione criminale anche a Gaeta, Formia e persino Ponza. Chi non accettava la nuova legge, veniva colpito anche con azioni violente e dinamitarde.

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Tutti i componenti del gruppo criminale erano accusati, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, possesso di armi e materiali esplodenti, minaccia, violenza privata e lesioni, con l’aggravante di aver agito con metodo mafioso.

I giudici della i sezione della Corte d’Appello erano chiamati a giudicare l’appello presentato da Marco BarattoloArmando Danilo ClementeDomenico De RosaGiuseppe De Rosa, Giancarlo Di MeoGiuseppe LeoneGiovanni NocellaFrancesco LeoneMatteo Rotondo, Daniele Scarpa e Giuseppe Sellitto. Tutti erano stati condannati a dicembre 2022 con pene che andavano dalla più alta a 10 anni e mezzo a quella più contenuta in 6 anni e 9 mesi.

A conclusione della camera di consiglio, i giudici romani avevano assolto gli imputati per diversi capi d’imputazione tanto che le pene erano state in qualche caso fortemente ridotte. In un caso, invece, c’era stata assoluzione piena, quella di Giuseppe De Rosa, condannato in primo grado a 10 anni e 4 mesi.

Marco Barattolo passava da una condanna a 4 anni e 2 mesi a una pena a 2 anni e sei mesi, più una multa da 6mila euroArmando Danilo Clemente otteneva lo sconto di tre mesi: condannato a 10 anni e 3 mesi di reclusione.

2 anni più 4500 euro di multa per Domenico De Rosa (in primo grado 10 anni e 6 mesi); due anni e 6 mesi più 6mila euro di multa per Giancarlo Di Meo (in primo grado 6 anni e 10 mesi); due anni di reclusione per Francesco Leone, oltreché a una multa di 5.500 euro (in primo grado 7 anni); 4500 euro di multa e 2 anni di reclusione per Giuseppe Leone (in primo grado 7 anni e 2 mesi); tre anni e 8mila euro di multa per Giovanni Nocella (in primo grado 7 anni e 2 mesi); infine 2 anni e 10 mesi per Matteo Rotondo, più una multa da 6mila euro (in primo grado 7 anni e 4 mesi). Confermate le pene a 6 anni e 8 mesi per Daniele Scarpa e Giuseppe Sellitto.

La Cassazione, rigettando i ricorsi e dichiarando infondati i motivi, ha confermato quindi le pene per Sellitto, Rotondo, Nocella, Leone, Leone, Clemente e Scarpa.

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