TOUCH&GO: CONFERME E RIDUZIONI IN APPELLO PER IL SODALIZIO DELLO SPACCIO

Corte d'Appello di Roma
Corte d'Appello di Roma

Operazione Touch&Go, violenza e spaccio a Scauri: Corte d’Appello riduce le condanne per tre degli imputati che avevano scelto il rito abbreviato

La Corte d’Appello ha confermato le condanne per quattro degli imputati condannati a luglio 2021 con il rito abbreviato. Sconti pena per altri quattro imputati che, come gli altri, avevano scelto il rito alternativo previsto dal codice. Il processo fa riferimento all’operazione anti-droga dei Carabinieri e della DDA denominata “Touch&Go” la quale, a luglio dell’anno prima, nel 2020, portò a sgominare un gruppo agguerrito e violento che aveva messo le mani sul predominio dello spaccio a Scauri e altri centri del sud pontino.

A luglio 2021, il giudice per l’udienza preliminare di Roma Angela Gerardi era chiamata a valutare, col rito abbreviato concesso agli imputati, le richieste del Pm della DDA capitolina Corrado Fasanelli formulate il 26 maggio dello stesso anno, dentro l’aula bunker di Rebibbia, nei confronti dei fratelli Scotto e dei loro altri sodali accusati di essere un’organizzazione che risponde a vari reati, tra i quali lo spaccio di sostanze stupefacenti (cocaina, hashish, marijuana), tutti aggravati dal metodo mafioso.

Altri imputati sono stati giudicati col rito ordinario e condannati a dicembre scorso.

Si tratta, come accennato, del sodalizio che la Direzione Distrettuale Antimafia considera camorristico e che da Scampia/Secondigliano colonizzò diverse piazze di spaccio del sud pontino, partendo da Scauri considerata la loro base principale

Il gruppo, secondo la ricostruzione dei Carabinieri di Formia e del Comando Provinciale di Latina, aveva detronizzato la piazza sul lungomare di Minturno controllata da Giuseppe Fedele detto Geps oppure ‘o viecchio, ossia la vecchia guardia legata ai clan del sud pontino, in particolare i Mendico e gli Antinozzi e i campani Gallo.

Leggi anche:
FAIDE E CAMORRA A SCAURI: GLI SCOTTO, “FORTONE” E GLI ALTRI IN SILENZIO, MA ANCHE LA CITTÀ RESTA MUTA

La droga arrivava “sia dalla Campania che dall’estero, in particolare dalla Spagna” e “veniva rivenduta al dettaglio rifornendo le varie piazze di spaccio nei comuni del litorale pontino attraverso i vari appartenenti al sodalizio”. Lo ricordava il gip del Tribunale di Roma Ezio Damizia nell’ordinanza di custodia cautelare che portò, il primo luglio del 2020, agli arresti 22 persone ritenute facenti parte di un unico gruppo criminale. Capi indiscussi” del gruppo che operava sul litorale di Minturno “sono i fratelli Domenico e Raffaele Scotto, originari del quartiere napoletano di Secondigliano.

Legati prima al potente clan Licciardi e poi al clan Sacco Boschetti-Mallo, gli Scotto riuscirono a portare dalla loro parte i pusher del luogo e spinsero il raggio d’azione criminale anche a Gaeta, Formia e persino Ponza. Chi non accettava la nuova legge, veniva colpito anche con azioni violente e dinamitarde.

Leggi anche:
LA FAIDA SILENZIOSA DI SCAURI: DAL RIONE DON GUANELLA FINO AL LITORALE DI MINTURNO

Tutti i componenti del gruppo criminale erano accusati, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, possesso di armi e materiali esplodenti, minaccia, violenza privata e lesioni, con l’aggravante di aver agito con metodo mafioso.

Per i fratelli Domenico e Raffaele Scotto, considerati i leader, la richiesta del Pm Fasanelli era stata rispettivamente di 20 e 18 anni. A seguire, colui che è considerato uno dei capozona, Stefano Forte detto “Fortone”, con parentela importante a Minturno nel mondo politico: chiesti 18 anni e 8 mesi. E poi tutti gli altri: 17 anni e 4 mesi per Amedeo Prete, 16 anni e 8 mesi per Michele Aliberti, 8 anni e 4 mesi per Carmine Brancaccio, 4 anni per Valentino Sarno, 3 anni per Massimiliano Mallo e, infine, 2 anni per Diego Camerota.

A luglio 2021, Il gup Gerardi aveva condannato tutti i componenti del gruppo ma ha escluso l’aggravante mafiosa. Nell’ordine: 18 anni e 5 mesi di reclusione per Domenico Scotto, 16 anni e 8 mesi a Raffaele Scotto e a 18 anni e 2 mesi a Stefano Forte di Minturno, detto Fortone, di Minturno.
E ancora, 17 anni per Amedeo Prete di Villaricca, detto Minchino, 16 anni e 8 mesi per Michele Aliberti di Napoli, 8 anni e 4 mesi a Carmine Brancaccio di Minturno, detto Mino.
Infine, 3 anni a Massimiliano Mallo di Napoli, Valentino Sarno e Walter Palumbo; 2 anni e 4 mesi per Diego Camerota di Minturno, detto Baffo.

Ieri, 25 settembre, sono state emesse le nuove sentenze dalla Corte d’Appello di Roma: per Domenico e Raffaele Scotto, così come per Stefano Forte, Amedeo Prete e Valentino Sarno pene confermate. Ridotte, invece, le condanne per tre degli imputati: 6 anni e 10 mesi per Carmine Brancaccio; 13 anni e 10 mesi per Michele Aliberti; 2 anni e 2 mesi per Massimiliano Mallo.

Articolo precedente

RIFIUTI ABBANDONATI AD APRILIA, M5S: “DOPO IL CENTO COMMERCIALE L’ENNESIMA DISCARICA”

Articolo successivo

CLAN CIARELLI, TESTIMONE RITRATTA TUTTO. PM: “È STATO CONTATTATO E INDOTTO A CAMBIARE VERSIONE”

Ultime da Giudiziaria