TIBERIO, PM CHIEDE LE CONDANNE PER CORRUZIONE: “6 ANNI DI RECLUSIONE PER CUSANI”

Armando Cusani
Armando Cusani

Processo Tiberio. Il pubblico ministero Valerio De Luca ha tirato le fila del lungo processo e ha chiesto le condanne per gli imputati

Davanti al II collegio del Tribunale di Latina, presieduto dal giudice Elena Nadile, a latere le colleghe Francesca Zani e Clara Trapuzzano Molinaro, si è svolta la requisitoria del pubblico ministero Valerio De Luca, con la richiesta delle condanne a carico degli imputati, al netto di maturate prescrizioni per le turbative d’asta. A rimanere in piedi solo la corruzione, il reato più grave. Il pubblico ministero, dopo circa due ore e mezza abbondanti di requisitoria, chiede le pene, pesanti: Armando Cusani 6 anni di reclusione; Nicola Volpe 8 anni; Antonio Avellino 6 anni, Isidoro Masi 7 anni. Non doversi procedere per diversi capi riguardanti la turbativa d’asta prescritta. Il processo è stato aggiornato al prossimo 2 dicembre quando inizieranno a discutere le parti civili e le difese. Seconda data fissata è per il 9 dicembre.

Come noto, il processo ruota attorno alla vicenda dell’Hotel Grotta di Tiberio e di alcuni appalti, tra cui quello più importante riferibile, per l’appunto, al complesso archeologico di Villa Prato a Sperlonga per un importo di 700mila euro. A sedere sul banco degli imputati, oltreché al sindaco di Sperlonga Armando Cusani (ex DC e Forza Italia, al momento esponente della Lega), l’architetto Isidoro Masi, all’epoca dei fatti contestati in comando dalla Provincia presso il Comune di Sperlonga come Responsabile dell’Ufficio Tecnico, l’ex dirigente comunale Massimo Pacini e gli imprenditori Andrea FabrizioAntonio Avellino e Nicola Volpe. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Macari, Conca, Panella, Palmieri, Lauretti, Pucci e Marino.

L’attuale dirigente del settore Ambiente del Comune di Latina, Gian Pietro De Biaggio, è stato già condannato nel procedimento “Tiberio”, come responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Prossedi, a un anno e tre mesi.

Tutti sono accusati, a vario titolo, di aver messo in piedi un sistema illecito volto a favorire l’attività imprenditoriale del primo cittadino e a pilotare gare d’appalto a discapito della collettività. Turbativa d’asta e corruzione, i reati più gravi contestati dall’indagine che è stata portata avanti dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Sperlonga. Uno degli imputati è deceduto: si trattava dell’imprenditore di Nettuno Mauro Ferrazzano (che fu condannato in abbreviato), le cui dichiarazioni sono ormai irripetibili, non più in grado di essere smentite e quindi cristallizzate: proprio queste potrebbero significare un punto a favore dell’accusa e un ostacolo difficile da superare per il sindaco di Sperlonga ed ex Presidente della Provincia di Latina, Armando Cusani. Quantomeno per il merito delle accuse.

Diverse le parti civili costituitesi nel processo: Comune di Sperlonga, Prossedi, Priverno, più il confinante dell’Hotel Tibero, Carmine Tursi, l’Associazione antimafia “Caponnetto” e, infine, i gli esponenti politici Alfredo Rossi, Marco Toscano, Alessandro Zori e Carla Di Girolamo. Proprio da Carmine Tursi, assistito dall’avvocato Francesco Di Ciollo, sono partite le denunce che hanno dato il via alle indagini dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina e della Stazione di Sperlonga. Al centro delle segnalazioni di Tursi gli abusi edilizi all’hotel “Grotta di Tiberio” (ad oggi acquisito al patrimonio del Comune di Sperlonga in quanto completamente abusivo), che vedeva Cusani comproprietario col suocero e dal cui prende il nome l’inchiesta.

Una inchiesta che si è allargata successivamente a un sistema di appalti considerati truccati tra cui il suddetto complesso archeologico di Villa Prato, da 700mila euro; la ristrutturazione del Comune di Prossedi, da 230mila; l’affidamento del servizio di pulizia delle strade extraurbane di Priverno, da 40mila; il restauro della scuola “Santoro” di Priverno, appalto da 35mila euro. Sia Masi che Pacini, secondo l’accusa, avrebbero garantito gli interessi di Cusani per l’hotel.

Leggi anche:
TIBERIO: UN MILIONE DI EURO PER RITIRARE LE PENDENZE. LE ACCUSE DEL SINDACO DI MONTE SAN BIAGIO ALL’AVVOCATO

Il pubblico ministero, che ha preparato una memoria di circa 100 pagine, ha ricostruito la genesi dell’inchiesta, partendo dalla vicende dell’albergo e dell’abuso edilizio con le conseguenti e dovute sanzioni, mai emesse. Sarebbe questa per l’accusa l’ipotesi di corruzione per l’hotel sostanzialmente riconducibile al sindaco di Sperlonga “estremamente attivo”. “C’era un evidente e incredibile conflitto d’interessi – ha detto il pubblico ministero -. All’epoca dei fatti c’era una sentenza di condanna di abuso d’ufficio e abuso edilizio per Cusani e Faiola (nda: responsabile dell’ufficio tecnico prima di Pacini e Masini) rispetto all’hotel Grotta di Tiberio”. Reati che, come noto, si conclusi con la prescrizione.

Masi era totalmente inerte nell’adottare provvedimenti nei confronti dell’albergo. Al contempo, come ha ricostruito il pm, era attivo Carmine Tursi, il confinante dell’albergo, inviando segnalazioni alla Procura sugli abusi dell’hotel. Nell’ottobre 2012, ricorda l’accusa, Cusani fu condannato per l’ampliamento di volumetria dell’hotel Grotta di Tiberio: una sentenza che andava a decidere su una piccola porzione dell’hotel, ma con una motivazione di 80 pagine che descriveva l’hotel con diversi problematiche di natura edilizia. “La sentenza venne notificata al Comune, ma avvenne un fatto inquietante“. Succede, infatti, che poco prima della sentenza (anno 2012), l’allora responsabile dell’Ufficio Tecnico del Comune, Pacini, non avendo mai fatto accesso nell’hotel, a pochi mesi dalla suddetta sentenza, si reca nella struttura, rilevando che l’abuso edilizio delle vetrate era stato rimosso.

Successivamente, nel 2014, l’Ufficio Tecnico viene ricoperto da Masi, che prende il posto di Pacini, essendo distaccato dalla Provincia di Latina. L’imputato ottiene anche una proroga della sua mansione che andava a scadenza: “È Cusani che ha fortemente voluto Masi a dirigere quell’ufficio tecnico. Masi accettò di ricoprire l’incarico per convenienza economica e una palese e dichiarato forma di volere compiacere Cusani, come si evince dalle intercettazioni”. Nel periodo nel quale si svolgono le intercettazioni, anno 2016, Cusani è sospeso dalla carica di Sindaco in ragione della legge Severino (nelle more della condanna subita, il cui reato è andato prescritto): “C’è il vicesindaco Francescantonio Faiola a firmare i documenti, ma Masi rimane nel suo incarico solo per Armando Cusani”. In una intercettazione, Masi chiama Cusani e gli spiega di essere risentito dal sindaco reggente Faiola: “Se questo continua così, io lo mando affanculo”. Masi era stato collocato all’Ufficio Tecnico del Comune di Sperlonga da un sindaco in quel momento dalla Legge Severino.

A febbraio 2016, gli investigatori captano con una intercettazione ambientale che all’interno dell’Ufficio Tecnico si dovrebbe verificare una situazione inerente all’hotel Grotta di Tiberio (al momento dichiarato abusivo da Tar e Consiglio di Stato, con un ricorso in Cassazione ancora pendente). Masi, intercettato con un impiegato dell’Ufficio Tecnico, spiega che sull’hotel, pur essendo sospeso, è Cusani ad aver deciso. Cusani – spiega il pm – si interessa affinché in quell’Ufficio Tecnico occupasse e permanesse come responsabile. La requisitoria del pm De Luca prosegue nel dimostrare le ingerenze di Cusani nell’ufficio Tecnico, imponendo il suo uomo di fiducia e spendendosi per questioni di suo interesse personale. In altre intercettazioni, Cusani si interessa alle concessioni balneari: “L’Ufficio Tecnico lavorava al ritmo dei voleri di Armando Cusani”. Ma è sull’albergo che l’influenza di Cusani è evidente, puntualizza l’accusa. Le sentenze si susseguono ma niente cambia rispetto all’hotel: né, nel 2012, dopo la sentenza di condanna di Cusani; né sulla sentenza di Cassazione sul primo sequestro dell’hotel che lo confermava. “Non succede nulla. Dopodiché, nel gennaio 2017, c’è l’arresto di Cusani proprio per l’inchiesta Tiberio.

È dal 2005 che l’hotel viene coinvolto in vicende di naturale penale, spiega il pm, per poi arrivare alla sentenza di Consiglio di Stato che ha dichiarato abusivo l’hotel. È lo stesso De Luca a leggere un passo della sentenza: “È emersa una situazione complessa di abusi edilizi”. Un viluppo di abusi e conflitti d’interesse che il pubblico ministero sottolinea più volte nel corso della sua requisitoria.

Leggi anche:
HOTEL GROTTA DI TIBERIO ABUSIVO: STRUTTURA DA ABBATTERE, COSÌ ANCHE PER IL CONSIGLIO DI STATO

La seconda parte dell’indagine – prosegue il pm – si concentra su Isidoro Masi “messo lì a dirigere l’ufficio tecnico del Comune”. L’allora responsabile ha contatti con Nicola Volpe, imprenditore. Finisce al centro delle attenzioni dei Carabinieri la gara d’appalto di Villa Prato a Sperlonga (il cui reato di turbativa è prescritto), a cui Volpe sarebbe stato interessato, così come Masi e Cusani. “Volpe, in concorso con Masi, che avrebbe dovuto curare lo svolgimento della gara, si è interessato all’alterazione della medesima gara”. È l’indagine a palesare subito questo interesse con la prospettiva che si stia creando una cordata di imprese che parteciperanno alla gara: “Frutto di un’alterazione con Masi compartecipe. Regista dell’operazione è Volpe”. È il 15 febbraio 2016 e in quel giorno le intercettazioni registrano un contatto tra Volpe e Cusani: il primo ha una carica di consigliere comunale e conosce il sindaco di Sperlonga. È Volpe a chiamare Cusani: “Ci vediamo all’hotel Ganimede e ci prendiamo un caffè”. Dopo poco, Volpe chiama un altro imprenditore, Ferrazzano della Edilsafer: “Sono venuto al mare a vedere la situazione, vedrò mio cugino”. Per i Carabinieri il “cugino” è Cusani, chiamato per “sistemare la storia” della gara d’appalto di Villa Prato. Nell’indagine, emerge l’elenco delle ditte che parteciperanno alla gara d’appalto, tra cui la Edilsafer di Ferrazzano. Seguono altre interlocuzioni e incontri fino a che, a fine febbraio, un sms di Volpe a Ferrazzano: “Tutto a posto, al mare puoi procedere. Trattasi di altra persona, omonimo e mezzo parente”.

Dopo poco, lo stesso Volpe scrive a Cusani: “Ho ricontrollato: sul dubbio che avevi, è solo un’omonimia. Si può andare avanti”. Ma Volpe chiama anche Masi e gli dice: “Ti ricordi quando mi hai parlato della partita di burraco e avevi perplessità: ho verificato, è un omonimo e mezzo parente. È tutto a posto”. Ancora dopo qualche giorno, Volpe chiama di nuovo Ferrazzano: “Ho sentito mio cugino al mare e sono molto contenti che piazzano questo ombrellone. Secondo l’accusa, sono tutte frasi criptiche che celano l’interessamento per l’appalto di Villa Prato.

A marzo, viene protocollato al Comune di Campodimele (deputato a recepire), l’elenco delle ditte che parteciperanno alla gara d’appalto: “È evidente che sia frutto dei contatti dei giorni passati, compreso il problema dell’omonimia”. Prima dello svolgimento della gara, accadono altre questioni che fanno comprende – spiega l’accusa – di come l’elenco delle ditte sia stato recepito da Masi per tramite di Volpe. Alcune ditte rispondono all’invito e altre ditte rimangono silenti e non recepiscono la lettera del Comune. A fine marzo, viene fuori che vuole partecipare una ditta campana che non è stata invitata dall’Ente. Volpe e Masi si vedono e lo stesso Volpe chiama Ferrazzano: “Ci sta un dubbio che mi puoi sciogliere solo te, giù al mare”. Nelle intercettazioni, a fine marzo, esce fuori che “alla partita di beach c’è un giocatore di Napoli che non c’entra un cazzo…lo devi butta’ al cesso”, spiega Volpe.

Il 29 marzo è il giorno d’apertura delle buste e la ditta campana viene esclusa: “Per l’accusa è un enorme riscontro a ciò che emerge”. I sei giocatori per Villa Prato erano stati scelti, a parere dell’accusa, da Volpe e Masi e il settimo doveva essere “buttato fuori”. “Rivendicano fortemente di aver elaborato la lista dei partecipanti”. È Volpe, spiega il pm, ad aver architettato la gara con il consenso di Cusani.

A finire nella requisitoria del pm anche la gara dello spazzamento delle strade di Priverno a cui erano interessati Volpe e la Edilsafer di Ferrazzano che non figura. Volpe si fare intermediario tra l’ingegnere Domenico D’Achille (che ha definito la sua pena nel giudizio abbreviato con pena di 3 anni) e un’imprenditore a cui spiega come svolgere la gara, compresi i ribassi da applicare. Secondo De Luca, però, Volpe prende contatti diretti anche con l’altro soggetto che vuole partecipare alla gara: “Ne diventa dominus, essendo a conoscenza di offerte e ribassi”.

Altro capitolo è la gara per l’istituto scolastico di Priverno “Santoro”. Alla gara viene invitata anche la Edilsafer di Ferrazzano, con l’intermediario Volpe. “Il giorno prima del 29 aprile 2016, ossia del bando, ci sono telefonate intercettate a carico di Volpe in cui lui parla e si interfaccia con un interlocutore e gli chiede di farli avere una pec”. Il giorno precedente alla gara, Volpe chiama per farsi dare gli indirizzi pec delle tre ditte che verranno invitate.

Articolo precedente

“VISIONI CORTE” APPRODA ALLA FESTA DEL CINEMA DI ROMA

Articolo successivo

DALLA GEN Z AI BABY BOOMERS, L’EVENTO “IMPRESA” PER LA CONVIVENZA IN AZIENDA

Ultime da Giudiziaria