TIBERIO: IL PROCESSO A CUSANI&CO RISCHIA DI TORNARE ALLA CASELLA D’INIZIO. TRIBUNALE RESPINGE ECCEZIONE

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Armando Cusani, sindaco di Sperlonga

Processo Tiberio. Si è tenuta un’altra udienza del procedimento che vede come principale imputato Armando Cusani. Ascoltati in aula altri testimoni della difesa. Collegio difensivo chiede invano la rinnovazione del processo

Dinanzi al Collegio del Tribunale di Latina, completamente cambiato e presieduto dal Giudice Francesca Coculo, oggi 7 febbraio, sono passati velocemente “in rassegna” i testimoni chiamati in Aula dall’Avvocato Panella che difende il principale degli imputati, il sindaco di Sperlonga Armando Cusani.

Come noto, il processo ruota attorno alla vicenda dell’Hotel Grotta di Tiberio e di alcuni appalti, tra cui quello più importante riferibile, per l’appunto, al complesso archeologico di Villa Prato a Sperlonga per un importo di 700mila euro. A sedere sul banco degli imputati, oltreché ad Armando Cusani, l’architetto Isidoro Masi, all’epoca dei fatti contestati in comando dalla Provincia presso il Comune di Sperlonga come Responsabile dell’Ufficio Tecnico, l’ex dirigente comunale Massimo Pacini e gli imprenditori Andrea FabrizioAntonio Avellino e Nicola Volpe.

Tutti sono accusati, a vario titolo, di aver messo in piedi un sistema illecito volto a favorire l’attività imprenditoriale del primo cittadino e a pilotare gare d’appalto a discapito della collettività. Turbativa d’asta e corruzione, i reati più gravi contestati dall’indagine che è stata portata avanti dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Sperlonga. Da ricordare che uno degli imputati è deceduto: si trattava dell’imprenditore di Nettuno Mauro Ferrazzano, le cui dichiarazioni sono ormai irripetibili, non più in grado di essere smentite e quindi cristallizzate: proprio queste potrebbero significare un punto a favore dell’accusa e un ostacolo difficile da superare per Armando Cusani.

Dapprincipio, nell’udienza odierna, l’avvocato Angelo Palmieri, che assiste anche lui il Sindaco Cusani, ha proposto al collegio dei giudici, completamente rinnovato, una eccezione chiedendo che si torni alla prima udienza di dibattimento con il nuovo esame di tutti i testimoni, considerato che nessuno dei tre giudici che compongono al momento il collegio ha preso parte alle passate udienze. L’avvocato ha ricordato che la prima udienza di dibattimento è datata maggio 2017 e dopo circa sei anni sono cambiati diversi giudici, fino ad arrivare alla composizione odierna. Alla richiesta dell’avvocato Palmieri si sono associati tutti gli altri avvocati del collegio difensivo – Marino e Lauretti -, mentre l’altro legale del sindaco di Sperlonga, Luigi Panella, ha rincarato la dose, sostenendo che sono stati lesi i diritti della difesa.

Il Pubblico Ministero Valerio De Luca, citando la sentenza Bajrami (rinnovazione del processo) stabilita dalla Cassazione a sezioni unite nell’ottobre 2019, ha tentato una mediazione, pur ribadendo che il processo dovesse andare comunque avanti. Alla fine il collegio del Tribunale, dopo una breve camera di consiglio, ha ritenuto che il dibattimento potesse procedere senza dover ascoltare i testimoni già sentiti in questi anni di udienze e molti rinvii.

L’udienza odierna ha visto sul banco dei testimoni della difesa di Cusani, l’allora segretario generale della Provincia di Latina e due consulenti di parte, di cui uno specializzato nelle intercettazioni. L’ex segretaria generale della Provincia di Latina, Alessandra Macrì, ha spiegato che nel 2016 per il distacco di Isidoro Masi presso il Comune di Sperlonga non vi fu alcuna interferenza da parte di Cusani. Per quanto riguarda le altre due testimonianze c’è stata battaglia in aula tra difesa, accusa e parti civili rappresentate dai rispettivi avvocati: particolarmente accesso il contrasto sulle deduzioni del secondo consulente che ha dichiarato che l’hotel Tibero sia sorretto da tutte le autorizzazioni necessarie.

Ad ogni modo, il processo è stato aggiornato al prossimo 13 giugno. La vera notizia è che anche oggi un processo molto complicato ha rischiato di dover ricominciare daccapo. E sono passati “appena” sei anni dalla prima udienza.

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