Operazione Giove: arrivano le prime condanne per gli imputati che, tra Terracina, Aprilia, Fondi e Priverno, sono accusati di aver messo in piedi un giro di droga ed estorsioni
Ad essere condannati coloro che hanno scelto il rito abbreviato: Marco Iacovacci (5 anni e 4 mesi), Luigi Bonelli (5 anni), Francesco Falco (4 anni e 2 mesi) condannato anche nel noto processo Don’t Touch, Eliane Lanzoni (2 anni e 10 mesi), Pietro Casasanta (un anno e 4 mesi col patteggiamento), Fabiana Ceccacci (6 mesi) e Alessia Ambrifi (4 mesi).
A 4 anni e 8 mesi sono stati condannati, invece, Michele Ciaccia, Marco Padovano e Francesco Di Sauro.
Il giudice del Tribunale di Latina Pierpaolo Bortone ha fissato l’udienza al 15 dicembre 2020 per tutti gli altri coinvolti nell’inchiesta che hanno scelto il rito ordinario.
L’operazione Giove scattò il 16 ottobre 2017 quando i carabinieri del Comando Provinciale di Latina, con l’unità antidroga del Nucleo Carabinieri Cinofili di Roma Santa Maria di Galeria e la copertura aerea di un velivolo del reparto Elicotteri carabinieri di Pratica di Mare, diede esecuzione a 18 ordinanze di misure cautelari personali.
I provvedimenti restrittivi, di cui in 12 custodie cautelari in carcere e 6 agli arresti domiciliari, furono emessi dal G.I.P. del Tribunale di Latina, Mara Mattioli, su richiesta del Pubblico Ministero di Latina, Luigia Spinelli, nei confronti di altrettanti soggetti accusati dei reati di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.
Le indagini, condotte dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia carabinieri di Terracina, partirono alla fine del 2015 sulla base di una denuncia presentata da una madre sulle continue richieste estorsive di cui era vittima il figlio. Da subito, i militari dell’Arma raccolsero molti elementi che conducevano a un gruppo criminale che gestiva una piazza di spaccio inondandola di sostanze stupefacenti quali hashish, marijuana e soprattutto cocaina.
Gli investigatori appurarono, così, l’operatività nel territorio dei comuni di Fondi, Priverno, Aprilia e, in particolare, Terracina (dal Tempio di Giove prende il nome l’operazione), di questo gruppo diviso in ruoli e dinamiche, compresi codici di comunicazione tra di loro: molti dei componenti erano già gravati da precedenti o pendenze penali
La particolarità più odiosa era il modo in cui coloro che rimanevano indietro con i pagamenti della droga veniva vessati, minacciati fino ad essere malmenati, così da essere costretti a corrispondere i debiti accedendo a finanziamenti che non escludevano l’avallo di documenti falsi.
Nell’arco dell’indagine furono sequestrati circa 160 grammi di cocaina, 15 di hashish e 5 di marijuana, più 2.600 euro.