TERRACINA, CERTIFICATI FALSI: L’AVVOCATO E L’INVALIDITÀ DEI SUOI CLIENTI

La conferenza stampa dell'inchiesta Certificato Pazzo
La conferenza stampa dell'inchiesta "Certificato Pazzo". A destra il Procuratore aggiunto Carlo Lasperanza

L’indagine “Certificato pazzo” che ha visto l’arresto di 11 persone e la denuncia a piede libero di altre 70 ha coinvolto anche un avvocato di Terracina, Stefania di Biagio, la quale si presterebbe costantemente da collettore di interessati da indirizzare ad Antonio Quadrino, medico psichiatra del Centro di Salute Mentale di Fondi, esecutore di una pluralità seriale di certificazioni false volte all’indebito percepimento delle pensioni di invalidità.

Sono diverse le figure per niente secondarie che procacciano reiteratamente interessati a false certificazioni in quella che è stata definita dagli inquirenti come una stabile attività criminosa anche se, tra i capi di accusa, non è stata riconosciuta l’associazione per delinquere.
La Di Biagio, come altre figure al suo pari, non solo accompagnavano personalmente nuovi “clienti” presso il pubblico ufficiale Quadrino, ma dettavano allo psichiatra loro stessi il contenuto dei certificati che meglio potevano soddisfare le finalità illecite. Anche l’avvocato Stefania Di Biagio, nata e residente a Terracina, procacciava interessati al medico tramite una stabile e perpetuata collaborazione al fine di innalzare falsamente la percentuale di invalidità dei propri clienti.

Di Biagio interpella Quadrino per il caso di Mauro Di Mario, accompagnato nello studio psichiatrico del CSM di Fondi dalla madre Lidia Rapone (entrambi indagati) e dalla stessa avvocatessa fondana. Anche in tal caso il medico è pronto ad attestare ciò che vuole quest’ultima.

Quadrino: Sì, no io volevo sapere che cosa ti devo scrivere, tu me lo devi dire cioè tu mi chiedi e io opero, capito?
Di Biagio: sì però, allora siccome
Quadrino: allora vuoi
Di Biagio: lui
Quadrino: oltre all’endogena grave [depressione, ndr] e alla psicosi
Di Biagio: mh
Quadrino: qua ci siamo se vuoi mettere una, un ritardo mentale un’insufficienza dimmi tu, quello che ti serve a te

L’unica preoccupazione che si pone il legale è che il suo assistito, che fino a quel momento non aveva già alcuna invalidità riconosciuta, riceva un punteggio alto e invalidante che non comporti, però, la revoca della patente di guida. Non manca l’indicazione di una terapia per rendere credibile la certificazione rilasciata, mentre il legale riflette sull’opportunità della “inabilità totale” che tuttavia pregiudicherebbe la possibilità di lavorare. Forse, meglio un’invalidità meno grave che consenta a Di Mario di lavorare e prendere la pensione, insomma prendere da tutte e due le parti e conseguire il massimo profitto. Oppure:

Di Biagio: perché in questo modo si può chiedere un aggravamento dopo
Quadrino: certamente, giusto o in corso per averlo e la pensione cambia eh! Diventa più alta
Rapone: eh! Certo

Nel caso di Mario Blonk Steiner (indagato), la telecamera dei Carabinieri del NAS documenta l’avvenuta redazione di falsa attestazione medica che va dal 2009 al 2016 per l’ottenimento della pensione di reversibilità e per attestare visite (ora per allora, mai effettuate).

Di Biagio: Rallentamento ideomotorio lo metti?
Quadrino: Sì, presenta rallentamento
Di Biagio: Ideomotorio con anomalie comportamentali e relazionale, mh! Disturbo relazionale vedi un attimo, però magari
Quadrino: Ho messo già disturbo di personalità
Di Biagio: Ah ok
Quadrino: È la psicosi eh
Di Biagio: Mh mh!
Quadrino: Il paziente presenta rallentamento ideomotorio
Di Biagio: Mh!
Quadrino:Poi
Di Biagio: Io metterei…disturbo relazionale e…sociale anomalie comportamentali e rallentamento ideomotorio

I due si preoccupano di rendere credibile il documento nella sua veste grafica apponendo i timbri in modo credibile: “I timbri lo metto sopra così facevo una volta il timbro sta solo sopra va bene?“. Questo certificato redatto il 14 aprile 2018 viene retrodatato al 10 gennaio 2011, data che precede la morte del padre del finto paziente, una data scenica scelta appositamente per avvalorare la diagnosi alla vigilia del decesso “subito dopo le vacanze magari vedeva il padre che stava male“. La Di Biagio raccomanda la redazione di quel certificato decisivo, a suo dire, tra i tanti e che quindi “questo deve essere bello importante eh!“.

Non manca, nella scrittura, l’utilizzo di penne che il legale Di Biagio appositamente ha portato al fine di rendere credibile la falsa attestazione. Molto esplicito il tenore della conversazione nel corso della quale il medico appone la data di 7 anni precedenti preoccupandosi di indicare i farmaci dell’epoca.

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