TENTATO OMICIDIO BARDELLINO: ARCHIVIATI DIANA E TUTTI GLI ALTRI SOSPETTATI

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Gustavo Bardellino

Tentato omicidio di Gustavo Bardellino: la Direzione Distrettuale Antimafia di Roma dispone l’archiviazione per mandante ed esecutori

Finisce, a giudicare dall’archiviazione, in un binario morto l’indagine per il tentato omicidio di Gustavo Bardellino, avvenuto il 15 febbraio del 2022 a Formia. Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, Ilaria Tarantini, ha, infatti, archiviato la posizione del presunto mandante: l’imprenditore originario del casertano, ma trapiantato a Formia, Luigi Diana (49 anni). Con la sua sono state archiviate le posizioni di Giovanni Lubello (49 anni), ex genero del boss dei Casalesi, Francesco Bidognetti detto Cicciott ‘e Mezzanotte, Luigi Di Tella di Aversa (già coinvolto nell’operazione anti-droga ne sud pontino denominata “Anargiri 2”), Domenico Scotto, campano in contatti con clan di camorra napoletana, trapiantato a Minturno dove è stato coinvolto nelle indagini anti-droga “Touch&Go” e “Traqueteros” e i due fratelli Gianluca e Domenico Buonerba.

Erano tutti indagati per il tentato omicidio del 45enne Gustavo Bardellino, il nipote del clan dei Casalesi, attinto da due colpi d’arma da fuoco calibro 9×21 nel febbraio di tre anni fa. Il movente passionale che è stata perseguito dagli inquirenti non ha trovato solidità nelle prove raccolte. Ecco perché il principale imputato Luigi Diana è stato archiviato, così come da richiesta del sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia, Francesco Gualtieri.

I sospetti degli inquirenti su Diana erano dovuti anche alla informativa dei Carabinieri che, peraltro, ha portato alla interdittiva dell’impresa a lui riconducibile. Interdittiva per cui il Tar ha concesso la sospensiva.

Avvocato Italo Montini

“L’ing. Luigi Diana è totalmente estraneo da tutte le accuse a lui mosse – dichiara il suo avvocato difensore Italo Montini -. Dopo anni di indagine, finalmente è emersa la verità, tra l’altro, come da noi sempre prospettato. Il decreto di archiviazione mette fine a tutte le accuse. L’ingegnere Diana, sin da subito, si è messo a disposizione della magistratura con la massima trasparenza. Si tratta di un soggetto incensurato che svolge da sempre una regolare attività lavorativa e pensa solo alla sua famiglia.

A differenza di quanto è stato dipinto dalle testate giornalistiche, Diana è una persona estranea a qualsiasi contesto criminale e ovviamente al tentato omicidio di cui è stato ingiustamente accusato.A differenza di quanto si è appreso dalle varie testate giornalistiche locali, regionali e nazionali – come la puntata di “100 minuti” trasmessa su “LA7”, il sig. Luigi Diana non ha mai avuto alcun tipo di rapporto, legame o qualsiasi altro contatto nè con gli altri indagati nè con qualsiasi altro soggetto emerso nella predetta indagine, circostanza questa emersa dall’attività investigativa espletata.

Per tale procedimento penale l’Ing. Luigi Diana, sin da subito, senza aspettare neppure la chiusura delle indagini che consentiva la visione di tutti gli atti d’indagine, si è messo a disposizione dell’Autorità Giudiziaria sottoponendosi ad interrogatorio, dichiarandosi innocente per l’addebito a lui contestato e mettendo a disposizione qualsiasi apparato elettronico in Suo possesso per l’espletamento di qualsiasi accertamento.

Nonostante la corposa attività d’indagine posta in essere dalla Procura titolare dell’indagine (copia forense degli apparati elettronici sottoposti a sequestro all’istante e agli altri indagati, escussione di persone informate sui fatti, escussione dei collaboratori di giustizia, intercettazioni telefoniche ed ambientali), non sono emersi elementi di reità o solo indizi di colpevolezza in ordine alla posizione dell’Ing. Luigi Diana. Pertanto, finalmente, è arrivata la fine di questo calvario per lo stimato Ingegnere, è arrivata l’archiviazione”.

L’INDAGINE – È noto che l’imprenditore, nel settore edile, Luigi Diana, è stato nella cerchia dei sostenitori dell’attuale sindaco di Formia, Gianluca Taddeo, completamente estraneo all’indagine sugli spari a Bardellino, benché silente anche dopo la maxi operazione che ha coinvolto Polizia, Carabinieri, Ros e Dia il 26 luglio 2023. Anche dopo la scoperta del covo-bunker di Antonio Bardellino, la politica formiana, a cominciare dal Sindaco.

Sia Diana che il coetaneo Giovanni Lubello, anche lui di Formia e, come noto, ex marito di Katia Bidognetti sono stati i principali indagati per tentato omicidio con l’aggravante mafiosa di Gustavo Bardellino, avvenuto dopo le ore 19 del 15 febbraio 2022 presso l’autosalone Buonerba, in Via Ponteritto, a Gianola, dove il rampollo della medesima famiglia Bardellino lavora in qualità di dipendente, con tanto di video promozionali diffusi sui social.

Viale dei Pini 7 presso il Villaggio del Sole a Formia
Viale dei Pini 7 presso il Villaggio del Sole a Formia. Qui, è stato trovato il bunker di Antonio Bardellino

Dapprincipio, Luigi Diana è stato indagato perché, secondo gli inquirenti, ce l’aveva con Gustavo Bardellino per via di un tradimento di natura sentimentale. Nel corso delle indagini, ascoltati sia Diana che la moglie, proprio in ragione di questo supposto tradimento, sono emerse altre risultanze e alcune contraddizioni, tanto è che l’inchiesta ha preso una piega diversa, arrivando a coinvolgere la DDA napoletana perché la figura di Gustavo Bardellino e dei suoi famigliari – da Calisto ad Angelo – dovevano essere approfondite. Viene ipotizzato che il tentato omicidio ha altre origini, diverse dal delitto passionale, ossia è maturato nel quadro dei contrasti tra clan camorristi rivali e legati a traffici illeciti controllati nel basso Lazio.

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Una inchiesta che, però, si muove in un contesto di assoluta omertà quale è quello del sud pontino. Ecco perché le perquisizioni e i sequestri (pc, telefoni, materiale vario), disposti dai sostituti procuratori della DDA di Roma, Luigia Spinelli (oggi Procuratore Aggiunto a Latina) e Francesco Gualtieri, avevano interessato tutta la famiglia formiana dei Bardellino, sia il ramo del capostipite Ernesto (l’ex sindaco socialista di San Cipriano D’Aversa) che quello del fratello Silvio. Perquisizioni che avevano interessato anche la concessionaria “Buonerba” e che avevano portato alla denuncia per spaccio della sorella di Gustavo Bardellino.

Ruolo preminente per l’indagine dell’Antimafia, oltreché alla vecchia indagine denominata “Golfo” (una inchiesta che nel 2011 vide gli arresti di Angelo e Calisto Bardellino più altri, compreso un sequestro milionario, poi finita in una bolla di sapone) lo aveva fornito il marito di Teresa Bidognetti, Vincenzo D’Angelo, diventato collaboratore di giustizia dopo l’arresto di novembre 2022. Il clan Bidognetti è a Formia da tempo (le sorelle Katia e Teresa sono residenti in città) e, nel quadro degli equilibri camorristici, è la fazione vincente: i Bardellino furono costretti a riparare a Formia negli anni Ottanta, dopo essere stati detronizzati dai Casalesi di Schiavone/Zagaria/Bidognetti.

D’Angelo confermava tutto questo agli inquirenti, arrivando a dire che i Bardellino sarebbero “utilizzabili” dagli Schiavone ancora oggi e questi ultimi sarebbero a conoscenza di accertamenti sulla vigilanza dei locali formiani proprio per le conoscenze dei suddetti Bardellino. Secondo D’Angelo “i Bardellino potevano rilevare attività economiche nei territori di Formia, Sperlonga, Gaeta, Scauri, Minturno ma solo se se tali attività non erano di interesse degli Schiavone. Il basso Lazio da sempre è stato considerato un territorio di “esilio“. Il pentito andava oltre e spiegava: “Quanto alla struttura della famiglia Bardellino so che il più di rilievo è Calisto, figlio di Ernesto. Calisto avrebbe dovuto vendicare la sua famiglia, se avesse voluto riaffermare il suo potere…Katia Bidognetti e Carlo D’Angiolella, vivendo a Formia, avevano rapporti di amicizia con i Bardellino. Mi dicevano che Calisto Bardellino teneva un tenore di vita sproporzionato rispetto alle sue entrate formali“.

Giovanni Lubello

Tuttavia, D’Angelo aveva detto agli inquirenti cose giudicate molto interessanti sul tentato omicidio. Dichiarazioni che erano dirette in quanto il pentito riportava ciò che gli avrebbe detto il marito attuale di Katia Bidognetti, Carlo D’Angiolella finito agli arresti anche lui per via della stessa indagine della DDA di Napoli e dei Carabinieri di Caserta sfociata nell’ordinanza del novembre 2022.

Secondo D’Angelo, l’unico a sapere dell’ingresso posteriore del salone Buonerba, da dove erano entrati gli attentatori o l’attentatore di Gustavo Bardellino, sarebbe stato il primo marito di Katia Bidognetti, per l’appunto Giovanni Lubello. Per quanto raccontato da D’Angelo, Lubello sarebbe peraltro titolare a metà dell’autosalone Buonerba. Ecco perché anche Lubello erano finito nel registro degli indagati per il tentato omicidio.

A parlare della presenza in attività illecite dei Bardellino su Formia, c’era anche un altro collaboratore di giustizia, Antonio Lanza. Quest’ultimo aveva spiegato che nel 2022, volendo organizzare una piazza di spaccio, chiese a Katia Bidognetti di predisporre un incontro con i Bardellino per avere il lasciapassare. L’incontro non si fece più per l’arresto di Lanza. Insomma, i Bardellino, come risultava anche dall’operazione Golfo, sarebbero ben attivi sul territorio, soprattutto nel settore della rivendita di auto (e non solo). D’altra parte anche un altro collaboratore, Giuseppe Basco, ex affiliato ai Bidognetti, aveva parlato nei suoi verbali di Gustavo Bardellino, della sua famiglia e di un giro di estorsioni. Ma soprattutto aveva spiegato della loro presenza e di come i clan rivali dovessero rapportarsi nel caso in cui avessero interessi sul territorio.

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