“STATUS QUO”, IL BENZINAIO: “MARIA GRAZIA MI CHIESE 1000 EURO, FU INSISTENTE”

Maria Grazia Di Silvio intervistata dal giornalista Carlo Marsilli nella trasmissione "Non è l'Arena" andata in onda l'anno scorso su La7. Erano passate poche settimane dall'operazione della DDA "Reset" (2021)
Maria Grazia Di Silvio intervistata dal giornalista Carlo Marsilli nella trasmissione "Non è l'Arena" andata in onda l'anno scorso su La7. Erano passate poche settimane dall'operazione della DDA "Reset" (2021)

Operazione “Status Quo”: ascoltato l’unico testimone nel processo che vede sul banco degli imputati Maria Grazia Di Silvio

Già condannati tutti coloro che erano giudicati col rito abbreviato presso il Tribunale di Roma, oggi, 24 maggio, era la volta di Maria Grazia Di Silvio, la madre dei fratelli Angelo, Salvatore e Valentina Travali, davanti al I collegio del Tribunale di Latina, presieduto dal giudice Gian Luca Soana, a latere i colleghi Fabio Velardi e Francesca Coculo.

Come detto, a marzo scorso, il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Roma, Angela Gerardi, ha condannato tutti e cinque gli imputati che avevano scelto il rito abbreviato. L’operazione da cui scaturiscono i procedimenti è quella denominata “Status Quo”, condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma ed eseguita ad aprile dell’anno scorso aprile 2022 dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina.

reati contestati, a vario titolo, sono in materia di stupefacenti, di lesioni personali e di estorsione tentata aggravata dal metodo mafioso. L’inchiesta aveva dimostrato come il gruppo dei Travali, nonostante arresti, indagini e processi, avesse continuato a fare affari con la droga. Base di spaccio principale: i cosiddetti Palazzoni in Viale Nervi.

Oltreché alla condanna con l’aggravante mafiosa a carico di Angelo Travali e Mohamed Jandoubi per la gambizzazione del tabaccaio di Latina (a due passi dallo Stadio Francioni), l’altra imputata a dover rispondere di un reato con l’aggravante del 416 bis è la madre del suddetto Travali, Maria Grazia Di Silvio. giudicata col rito abbreviato condizionato alla testimonianza della parte offesa.

L’udienza odierna che vedeva alla sbarra Maria Grazia Di Silvio, video-collegata dal carcere e la cui misura cautelare scadrà il prossimo 18 luglio, aveva in programma di ascoltare come testimone proprio il gestore della pompa di benzina in Via Epitaffio che, secondo gli inquirenti, è stato vittima della estorsione da parte di Maria Grazia Di Silvio detta “Graziella”. L’uomo, già vittima delle angherie dei Travali rientranti nel processo “Reset” (procedimento in cui è parte offesa e dove ha già testimoniato), secondo l’accusa rappresentata dal Pm della DDA/Procura di Roma, Luigia Spinelli, sarebbe stato estorto da “Graziella”. 

La Di Silvio, difesa dall’avvocato Giancarlo Vitelli, è accusata di aver estorto il benzinaio, dopo averlo accusato di aver parlato con gli inquirenti in merito a una serie di precedenti estorsioni messe in atto, negli anni, contro di lui da Travali e affiliati. Episodi che invece non furono denunciati dal benzinaio e che sono contestati nel processo “Reset”: in sostanza i membri del clan si rifornivano di benzina senza pagare. La scorsa volta, il benzinaio non si era presentato a testimoniare e anche stavolta sembrava non doversi palesare in aula. Arrivato dopo un po’, scortato dai Carabinieri, il benzinaio, ancora in tuta da lavoro, ha reso il suo interrogatorio pungolato dalle domande del Pm Spinelli e dal controesame dell’avvocato difensore Vitelli. In aula, tra il pubblico, anche due parenti della Di Silvio i quali, dopo poco, sono andati via.

Il benzinaio ha spiegato di avere il proprio distributore in Via Epitaffio, vicino alla casa che fu di Vera Casamoneco, la sorella del padrino Vittorio Casamonica, e madre di Maria Grazia Di Silvio, nonché nonna dei Travali. Da sempre conosce la famiglia di origine rom e, come aveva spiegato lo scorso 12 maggio nel processo “Reset”, da sempre ha subito le tracotanze di Travali e affiliati che la metà delle volte che venivano a rifornirsi di benzina non pagavano.

Anche oggi in aula il benzinaio ha ribadito di non aver mai rivendicato i soldi perché sperava vanamente che un giorno glieli avessero pagati. Il punto è che oggi, così come nel processo “Reset”, il Pm Spinelli gli ricorda che a verbale lo stesso testimone, interrogato dalla Squadra Mobile di Latina, aveva detto che non denunciò le prepotenze per paura. Al che, anche oggi, il testimone ha ammesso di avere avuto paura soprattutto per la sua attività e famiglia.

“Dopo l’arresto dei figli – ha detto il benzinaio – Maria Grazia Di Silvio venne qualche volta al distributore ma non ricordo se mi ha chiesto soldi”. Eppure, il 18 febbraio 2021, dopo il clamore dell’ordinanza “Reset” (che, è da ricordare, vede sul banco degli imputati 30 persone per reati di associazione mafiosa) Graziella fu intercettata con il genero Gianluca Campoli mentre inveiva contro “quell’jnfame”, ossia Agostino Riccardo, reo di aver raccontato come collaboratore di giustizia gli episodi dei mancati pagamenti al distributore di benzina.

Il Pm Spinelli ha, poi, letto in aula le intercettazioni che riguardano il benzinaio e “Graziella” la quale gli chiedeva se avesse denunciato i figli Angelo e Salvatore Travali. Il benzinaio negò la circostanza, infatti mai aveva denunciato. Al che “Graziella” gli chiese 1000 euro in una escalation di toni che la portarono a dire “Dovemo anna’ oltre? Dai non fare così, dammi 1000 euro, mi servono”.

“Fu insistente”, dice il benzinaio oggi, quando viene interrogato dall’avvocato difensore. Un’insistenza che però non fece cedere il benzinaio: quei 1000 euro non furono mai dati alla madre dei Travali, nonostante, nelle pieghe delle intercettazioni, lo stesso benzinaio dice a “Graziella”: “A mio padre gi avete tolto tutto“.

Una estorsione non consumata, ma con un passato fatto di prepotenze, sottomissione e mai nessuna denuncia. Nel caso specifico, il benzinaio ha detto di non aver denunciato “Graziella” perché poi effettivamente andò via e non tornò più.

A margine, l’avvocato difensore ha chiesto al Tribunale la sostituzione della misura cautelare per Maria Grazia Di Silvio: dal carcere ai domiciliari. Una richiesta che il Tribunale ha rigettato. “Graziella” avrebbe dovuto essere ospitata ai domiciliari in Via Epitaffio dal fratello, a due passi dallo stesso distributore di benzina.

Il processo, rinviato al prossimo 7 giugno, è alle battute finali: tra due settimane ci saranno le discussioni di Pm e difesa, dopodiché dovrebbe essere emessa la sentenza. Parti civili, così come nel procedimento che ha visto condannati gli imputati col rito abbreviato, sia il Comune di Latina che l’associazione antimafia “Antonino Caponnetto”.

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