Spaccio di droga al quartiere popolare “Nicolosi” di Latina, è stata pronunciata la sentenza per uno dei pusher coinvolto nell’operazione di Polizia
Un processo che sarebbe potuto sembrare banale, l’ennesimo caso di piccolo spaccio (per dosi vendute) e l’ennesimo quadro degradato della città di Latina. Solo che, nonostante un solo imputato davanti al collegio del Tribunale di Latina, composto dai giudici Soana-Velardi-Coculo, il processo è uno stralcio dell’operazione più complessa conclusa a dicembre 2022 dalla Polizia di Stato: per l’occasione al lavoro la Squadra Mobile di Latina e gli agenti undercover (sotto copertura) dello Sco, il Servizio Centrale Operativo.
Lo Sco, infatti, dal maggio all’ottobre 2021, mise a disposizione diversi agenti sotto copertura che vennero a Latina per compiere, con la Squadra Mobile, l’operazione anti-droga che portò a diversi arresti, in tutto 16: in carcere uomini di diversa nazionalità, soprattutto da Marocco, Tunisia e Algeria.
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Stavolta, a differenza degli altri arrestati, essendosi, come ricorda l’avvocato difensore Moreno Gullì, dissociato dagli altri, sul banco degli imputati, c’è un tunisino di 53 anni, Nouri Lofti. Nella scorsa udienza, svoltasi poco più di un mese fa, era stato interrogato proprio un agente di polizia sotto copertura, che ha testimoniato tra tre pannelli di legno in modo che nessuno potesse vederlo in viso.
A preoccupare gli inquirenti sono stati in special modo i luoghi dello spaccio frequentati dai pusher: lo spaccio all’interno del quartiere Nicolosi avveniva (e avviene) a pochissima distanza da tre scuole, tra cui una elementare e il liceo artistico “Buonarroti”. L’attività d’indagine, che ha individuato 28 episodi di spaccio, si è sviluppata anche con l’ausilio di sistemi di videosorveglianza (nel corso dell’indagine sono stati installati quattro impianti per monitorare l’area compresa tra via Emanuele Filiberto, via Grassi, via Pasubio e via Marchiafava.), intercettazioni telefoniche e con l’importante contributo di alcuni poliziotti che hanno operato sotto copertura. La pervasività dello smercio di droga all’interno del quartiere, che si sviluppava anche nei pressi della chiesta Santa Maria Goretti e dei centri ricreativi, oltreché alla presenza di minori, ha determinato il ricorso a non convenzionali tecniche d’investigazione.
A ricordarlo è il pubblico ministero Giuseppe Bontempo, peraltro firmatario dell’indagine, che ha reso oggi, 22 novembre, la sua requisitoria durata circa 40 minuti. Il sostituto procuratore ha voluto delineare tutto l’ambito nel quale è maturato l’arresto di Lofti, neanche figura apicale dello spaccio, ma ben inquadrato nell’indagine che ha sgominato i pusher del quartiere (purtroppo, senza soluzione di continuità, sostituiti anche ad oggi).
I sedici pusher, tra cui Lofti, sono gravemente indiziati di aver partecipato, a vario titolo, all’organizzazione di una diffusa attività criminale di spaccio al dettaglio di cocaina, eroina e hashish per le strade del quartiere Nicolosi, ubicato nel centro di Latina. Un luogo che per diversi periodi era stato sotto controllo prima dei Travali e, poi, dei Di Silvio, i quali avevano addomesticato i pusher nordafricani.
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Gli episodi dello spaccio – ricorda il Pm – hanno generato doglianze da parte dei cittadini e dei comitati di quartiere che lamentavano la presenza dilagante di spacciatori a ogni ora del giorno. C’era possibilità di trovare sostanze stupefacenti di tutti i tipi h24. Un sistema di controllo con tanto di vedette nel quadrilatero del quartiere, dove gli spacciatori, che non hanno indosso la droga, prima vengono a contatto con i tossicodipendenti e poi recuperano la droga occultata in cespugli e case. Un’area, ha scandito il sostituto procuratore, dove Il parco viene utilizzato per spacciare e non per gli anziani, le famiglie e i bambini. Una vera e propria inquietudine (questo il termine utilizzato) ha causato lo spaccio nei confronti dei cittadini che hanno presentato diversi esposti nel corso degli anni.
Ci sono episodi, immortalati dalle telecamere installate dagli investigatori, in cui una mamma, insieme a un bambino, le si vede pararsi di fronte lo scambio di soldi e droga. “Inquietudine anche per la presenza di scuole, d’infanzia, e della chiesa santa Maria Goretti”.
Un sistema coordinato e scardinato dagli agenti sotto copertura dello Sco che si sono infiltrati recitando la parte dei tossicodipendenti. Un’attività che ha portato ad arresti differiti nel tempo e a diversi sequestri di droga, per uno smercio che mediamente vedeva lo scambio di dosi da 30 e 70 euro, almeno per quanto riguarda i cinque episodi che hanno coinvolto l’imputato odierno.
“Il quartiere Nicolosi – spiega il Pm Bontempo – è stato utilizzato come strumento, fortino, base logistica in un sistema coordinato, compreso l’occultamento della droga“. In uno degli episodi contestati, Lofti cede una dose di eroina racchiusa in un involucro, non prima di averla consegnata a un altro pusher il quale, a sua volta, la vende definitivamente al consumatore. Alla fine la richiesta del Pm è dura: 8 anni e 8 mesi di reclusione, compresa la contestazione dell’aggravante dell’articolo 80 previsto dal testo unico sulla droga.
L’avvocato difensore, Moreno Gullì, considerando spropositata la richiesta per il suo assistito, che aveva ammesso di aver spacciato ma per pura sopravvivenza (“Mi serviva per comprarmi un panino”, aveva detto nella scorsa udienza quando fu esaminato in aula), ha chiesto che fossero concesse le attenuanti generiche e la non applicazione dell’aggravante.
Dopo circa un quarto d’ora di camera di consiglio, il I Collegio del Tribunale di Latina ha emesso una condanna per Lofti a 3 anni e 10 mesi, con 5 anni di interdizione dai pubblici uffici, disponendo la liberazione dell’imputato, ad oggi agli arresti domiciliari dove avrà scontato gran parte della sua pena.
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