Sono stati interrogati dal gip del Tribunale di Latina Simone Lemma e Andrea Izzo, i due giovani, considerati pusher dalla Polizia di Latina, arrestati negli scorsi giorni
Per Lemma, 32 anni, definito dal pentito Renato Pugliese, ex affiliato al clan Di Silvio, come uno spacciatore del clan Travali, il giudice delle indagini preliminari, Giuseppe Cario, ha convalidato l’arresto ed emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere (dove il giovane già si trovava ristretto), dopo averlo interrogato via Skype secondo le misure di sicurezza dovute all’emergenza Covid-19.
Simone Lemma è stato arrestato la mattina del 3 aprile quando, nel corso di un’attività di polizia portata avanti dagli agenti che erano appostati nei pressi di Via Ezio, ha mostrato palese nervosismo e irritazione cosicché i poliziotti hanno deciso di effettuare una perquisizione all’interno dell’auto che guidava e, successivamente, anche presso la sua abitazione. È lì che gli agenti coordinati dal vicequestore Celestino Frezza hanno trovato 2 chili di hashish e la bellezza di 26mila euro in contanti ritenuto provento dello spaccio.
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Andrea Izzo, invece, ha ammesso quanto gli si contestava: ossia il ritrovamento di pochi grammi di cocaina, 10 complessivamente, assieme a un bilancino elettronico di precisione e materiale per il taglio ed il confezionamento delle singole dosi. La scoperta dell’attività di spaccio da parte di Izzo è avvenuta quando gli agenti di polizia hanno scoperto il meccanismo con cui il trentenne spacciava: i clienti difatti, in tempi di coronavirus e gli spostamenti difficili da effettuare, ricevevano la droga lanciata dal balcone per poi riporre il corrispettivo in denaro nella cassetta della posta.
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Per lui il giudice ha disposto gli arresti domiciliari, scarcerandolo da Via Aspromonte.
I due arresti testimoniano come il mercato della droga, seppur in modi diversi, non si è fermato e deve comunque andare avanti Covid o non Covid. È per tale ragione che dalla Questura di Latina stanno continuando in maniera serrata le attività di ricognizione e investigazione sullo spaccio che, complici le restrizioni, presenta sì modi più “creativi” ma, forse, almeno per quello al dettaglio, fornisce alle attività investigative una chance in più per incastrare i pusher che, di certo, non sono stati favoriti dalla pandemia.