Processo sulla spacchettamento del verde: è ripreso il processo presso il Tribunale di Latina che vede alla sbarra l’ex vice sindaco Fabrizio Cirilli
Una nuova udienza del processo sugli appalti del verde pubblico in favore delle cooperative nel capoluogo si è celebrata davanti al I collegio del Tribunale di Latina composto dai giudici Soana-Bernabei-Brenda. Sul banco degli imputati l’ex assessore all’ambiente al Comune di Latina, Fabrizio Cirilli, difeso dall’avvocato Armando Argano, per fatti che si perdono nella notte dei tempi politici: tra il 2012 e il 2014. Presente anche il Comune di Latina come parte civile, difeso dall’avvocato Cinzia Mentullo.
A distanza da undici anni dall’iscrizione nel registro degli indagati, ad essere esaminato è stato proprio l’unico imputato, Fabrizio Cirilli, che ha rinunciato alla prescrizione per essere giudicato nel merito.
Interrogato dal suo avvocato difensore, Cirilli ha spiegato ciò che accadeva quando era assessore all’ambiente nella Giunta Di Giorgi. Un racconto di circa un’ora in cui l’ex esponente di destra, oggi gestore con la Fondazione Wanda Vecchi di un progetto di inclusione sociale a Cisterna, nell’immobile confiscato alla camorra dei Casalesi, ha ripercorso anche tecnicamente le modalità con cui veniva gestita la manutenzione del verde a Latina negli anni tra il 2011 e il 2014, anno delle sue dimissioni dalla Giunta di centrodestra guidata da Giovanni Di Giorgi. Per inciso, dopo quella esperienza, Cirilli non ha più fatto politica.
Le risorse per il verde si aggiravano intorno al milione e 800mila euro. Una cifra che, nelle carte dell’indagine, viene contestata in quanto sarebbe lievitata da 400mila euro rispetto alla precedente amministrazione a guida Vincenzo Zaccheo il quale, in una intercettazione, evidenziava proprio questo aspetto. Il punto è, come ha spiegato il consulente della difesa, il commercialista Andrea Stabile, ascoltato anche lui oggi in aula, che l’ammontare totale è un dato che non può essere valutato in questa maniera, in quanto andrebbe visto unità per unità, per capire come sono stati spesi i soldi.
“Io – ha spiegato Cirilli – non ho votato mia il bilancio, perché ero un assessore e non ero in consiglio comunale. Decidevo la proposta da fare al consiglio comunale e questo, come accadeva sempre, aveva la possibilità di modificare le risorse“.
Quanto alla scelta dei conferenti, ossia di coloro che ottenevano le gare per la manutenzione del verde, Cirilli ha puntualizzato: “Non sono mai entrato nel merito di come dovevano essere spesi i soldi. Per me era importante l’obiettivo, ossia la manutenzione del verde. Ciò che mi stava a cuore era che le cooperative sociali a cui venivano affidate le gare avessero al loro interno persone svantaggiate. Avevo proprio chiesto che una quota fosse per persone svantaggiate, anche se per privacy non potevo saperlo”.
“Nelle gare – ha ribadito l’ex assessore – io non sono mai entrato, non avevo neanche le competenze. Quello spettava agli uffici”. E sui costi maggiorati? “spiegai perché si accedeva a somme superiori a quelle degli altri anni e chiesi agli uffici di fare una comparazione con le città della stessa dimensione. Chiesi che fossero coinvolte tutte le coop sociali, l’albo era provinciale”.
Cirilli ha spiegato di essersi lamentato che il bilancio comunale, negli anni in cui fu assessore, era approvato sempre in ritardo rispetto ai termini di legge: “La grande battaglia è stata quella di creare uno storico così che gli uffici potevamo spendere i soldi. Il loro compito era quello di spenderli per tenere in ordine la città. Erano oro quelle risorse, certo che l’ho detto durante una intercettazione. Se non ci fossero state quelle risorse, dovevamo navigare a vista e andare a chiedere i fondi“.
Sul rapporto di conoscenza con uno dei titolari della coop, in particolare Dario Campagna del “Gabbiano”, Cirilli non nega di averlo conosciuto fin dall’adolescenza: “Mi sono rivolto alla sua coop e li ho pagati con fattura e ho fatto fare a loro lo sfalcio dell’erba, mentre per altri lavori chiamai una ditta specializzata”.
La politica fu un capitolo chiuso nel 2014. “Mi dimisi nel 2014, a ottobre, quando Di Giorgi presentò le dimissioni. Concordai con lui le dimissioni ma poi, nella riunione di maggioranza, mi accorsi che il sindaco non avrebbe più mantenuto la promesse di andare via e rompere con quelle forze che chiedevano sempre di più. È allora che diedi le mie dimissioni, sofferte ma irrevocabili“.
Finito l’esame con le domande dell’avvocato difensore, il pubblico ministero Valentina Giammaria non ha posto nessun quesito, così come l’avvocato del Comune costituitosi parte civile. Il processo è stato rinviato al prossimo 24 settembre quando verrà ascoltato un altro consulente della difesa, dopodiché le parti potrebbero essere chiamate a discutere.
LA STORIA DEL PROCESSO – La vicenda risale al periodo in cui Fabrizio Cirilli, ex esponente della destra a Latina, ricopriva il ruolo di vice-sindaco e assessore all’Ambiente nella Giunta Di Giorgi (dal 2011 al 2014). Ad essere rinviati a giudizio – accusati dapprincipio, a vario titolo, di turbativa d’asta, frode nelle pubbliche forniture e abuso d’ufficio – 10 tra amministratori, dirigenti e titolari di cooperative a cui venivano appaltati i lavori dal Comune di Latina: oltre a Cirilli, i dipendenti comunali Raffaele Feliciello, Alfio Gentili, Grazia De Simone, i titolari delle cooperative Dario Campagna, Giuseppe Bagnato, Annunziata Bruzzese, Maria Edwige Angotta, Massimo Di Guglielmo e Angelo Nicotra.
Secondo le ipotesi degli inquirenti, in un’inchiesta condotta tra il 2014 e il 2016 dai sostituti procuratori Luigia Spinelli e Cristina Pigozzo, che coordinarono la Squadra Mobile di Latina, la manutenzione del verde del Comune di Latina sarebbe stata lottizzata, così da far lievitare il costo fino a quasi due milioni di euro all’anno da spartire tra coop ritenute dall’accusa amiche e tramite affidamenti diretti.
Come noto, ad aprile 2022, l’ex assessore (anche nella prima Giunta Finestra) ed ex consigliere regionale Fabrizio Cirilli aveva depositato la memoria di rinuncia alla prescrizione per far sì che il processo proseguisse e accertasse la sua innocenza. Tutti gli altri imputati sono stati prosciolti per intervenuta prescrizione.
Cirilli fu rinviato a giudizio con l’accusa di concorso in abuso d’ufficio e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e, a maggio 2023, sono stati ascoltati tre testimoni di quello che appare un processo morto.
A sfilare davanti ai giudici, tre ex esponenti politici: Gianni Chiarato, ex consigliere comunale e ad oggi Segretario del sindacato Confail; Giorgio De Marchis, ex consigliere comunale di opposizione per 18 anni, dal 1997 al 2015, nelle fila dei DS e del PD, oggi Direttore dell’Ente Parco regionale Monti Aurunci; infine, Agostino Mastrogiacomo, ex assessore ai Servizi Sociali nella fu Giunta di Giovanni Di Giorgi (in realtà nell’esecutivo per appena nove mesi).
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