SPACCHETTAMENTO DEL VERDE A LATINA, LA SENTENZA FISSATA A GENNAIO 2026

Fabrizio Cirilli
Fabrizio Cirilli

Processo sulla spacchettamento del verde: è ripreso il processo presso il Tribunale di Latina che vede alla sbarra l’ex vice sindaco Fabrizio Cirilli

È stata fissata per il prossimo 21 gennaio 2026 la discussione e la sentenza che concluderà il lunghissimo procedimento penale che ha coinvolto diversi amministratori politici di Latina, ma che è rimasto in piedi solo perché l’unico imputato attuale – l’ex assessore all’ambiente del Comune di Latina, Fabrizio Cirilli – ha rinunciato alla prescrizione.

Oggi, 24 settembre, in una breve udienza, l’avvocato difensore di Cirilli, Armando Argano, ha esaminato il suo consulente: si tratta del Professore ordinario di Arboricoltura e Coltivazioni Arboree, Francesco Ferrini. Il docente universitario ha passato in rassegna le spese del Comune di Latina, all’epoca amministrato dal sindaco Giovanni Di Giorgi, rispetto alla cura del verde urbano. Secondo il professore, è persino auspicabile che i lotti vengano divisi così da evitare che vi sia un monopolista. In sostanza, la conduzione amministrativa che viene imputata a Cirilli (a distanza da undici anni dall’iscrizione nel registro degli indagati), accusato di aver spacchettato per favorire ditte amiche.

Il processo che si celebra davanti I collegio del Tribunale di Latina, composto dai giudici Soana-Sinigallia-Brenda, vedrà probabilmente il cambio del medesimo collegio alla prossima udienza quando si arriverà a sentenza. I fatti si perdono nella notte dei tempi politici: tra il 2012 e il 2014. Presente anche il Comune di Latina come parte civile, difeso dall’avvocato Cinzia Mentullo. Dopo l’esame del consulente, il pubblico ministero Valentina Giammaria, che rappresenta l’accusa, non ha fatto nessuna domanda.

Nella scorsa udienza di marzo, era stato esaminato proprio Fabrizio Cirilli, il quale aveva spiegato di non essersi mai occupato delle gara d’appalto finite nel processo.

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LA STORIA DEL PROCESSO – La vicenda risale al periodo in cui Fabrizio Cirilli, ex esponente della destra a Latina, ricopriva il ruolo di vice-sindaco e assessore all’Ambiente nella Giunta Di Giorgi (dal 2011 al 2014). Ad essere rinviati a giudizio – accusati dapprincipio, a vario titolo, di turbativa d’asta, frode nelle pubbliche forniture e abuso d’ufficio – 10 tra amministratori, dirigenti e titolari di cooperative a cui venivano appaltati i lavori dal Comune di Latina: oltre a Cirilli, i dipendenti comunali Raffaele Feliciello, Alfio Gentili, Grazia De Simone, i titolari delle cooperative Dario Campagna, Giuseppe Bagnato, Annunziata Bruzzese, Maria Edwige Angotta, Massimo Di Guglielmo e Angelo Nicotra.

Secondo le ipotesi degli inquirenti, in un’inchiesta condotta tra il 2014 e il 2016 dai sostituti procuratori Luigia Spinelli e Cristina Pigozzo, che coordinarono la Squadra Mobile di Latina, la manutenzione del verde del Comune di Latina sarebbe stata lottizzata, così da far lievitare il costo fino a quasi due milioni di euro all’anno da spartire tra coop ritenute dall’accusa amiche e tramite affidamenti diretti.

Come noto, ad aprile 2022, l’ex assessore (anche nella prima Giunta Finestra) ed ex consigliere regionale Fabrizio Cirilli aveva depositato la memoria di rinuncia alla prescrizione per far sì che il processo proseguisse e accertasse la sua innocenzaTutti gli altri imputati sono stati prosciolti per intervenuta prescrizione.

Cirilli fu rinviato a giudizio con l’accusa di concorso in abuso d’ufficio e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e, a maggio 2023, sono stati ascoltati tre testimoni di quello che appare un processo morto.

A sfilare davanti ai giudici, tre ex esponenti politici: Gianni Chiarato, ex consigliere comunale e ad oggi Segretario del sindacato Confail; Giorgio De Marchis, ex consigliere comunale di opposizione per 18 anni, dal 1997 al 2015, nelle fila dei DS e del PD, oggi Direttore dell’Ente Parco regionale Monti Aurunci; infine, Agostino Mastrogiacomo, ex assessore ai Servizi Sociali nella fu Giunta di Giovanni Di Giorgi (in realtà nell’esecutivo per appena nove mesi).

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