SCONTRO ALL’ENTE PARCO SUL NUOVO DIRETTORE, TRE CONSIGLIERI CONTRO IL PRESIDENTE: “AUTOREVOCA ILLEGITTIMA E ARROGANTE”

Ente Parco del Circeo
Ente Parco del Circeo

Autorevoca della terna per il Direttore dell’Ente Parco del Circeo, è scontro tra consiglieri e Presidente: “Atto illegittimo e arrogante”

“La deliberazione n. 26 approvata lunedì scorso da una parte del Consiglio Direttivo del Parco Nazionale del Circeo con la quale è stata revocata la precedente deliberazione n. 12 del 23 giugno sulla terna di nomi da proporre al Ministro per la Transizione Ecologica (MiTE) per la carica di Direttore del Parco, presenta vizi di legittimità e abuso di diritto per le modalità e le motivazioni che assume, richiamando l’istituto dell’autorevoca in autotutela in modo improprio nella forma e sostanza“.

Così, in una nota congiunta, i componenti del Consiglio Direttivo dell’Ente Parco Nazionale del Circeo, Vincenzo Cerasoli – Vice presidente Ente Parco – Comune di San Felice Circeo, Cesare Crova – Consigliere Direttivo per le associazioni ambientaliste e Roberto Lessio – Consigliere Direttivo per il Comune di Latina

Roberto-Lessio
Roberto Lessio

“Un atto imposto con gravi forzature che scava ancora di più le divisioni nel consiglio e non solo”, continua la dura presa di posizione di tre consiglieri dei quattro (l’altro è il rappresentante del Comune di Ponza) che hanno contestato e votato contro la delibera che per il momento revoca in autotutela la terna approvata dallo stesso Ente (ma Giuseppe Marzano non era ancora Presidente) nel giugno 2021 all’unanimità dei consiglieri presenti. Una decisione sulla quale era calato un inspiegabile silenzio ed inerzia del MiTE, che però confermava formalmente il 5 agosto 2021 la validità della stessa terna, senza che con questo si procedesse al conseguente Decreto di nomina del Direttore.

“La deliberazione – continuano i Consiglieri – è passata con una maggioranza creata “ad hoc” nel Consiglio Direttivo: presenti tutti e 9 i componenti, all’atto della votazione ci sono stati 4 voti contrari, 1 astensione e 3 favorevoli. A quel punto il Presidente, votando a favore della proposta da lui stesso presentata, ma redatta da altre mani (per sua stessa ammissione), ha fatto scattare il meccanismo del “voto doppio” di cui si può avvalere statutariamente nel caso di parità del Consiglio. Un comportamento grave che, al di là dello strumentale uso della retorica della “collegialità e unanimità”, invocata da Marzano, aggrava invece il clima teso e di contrapposizione tra Consiglieri e anche tra gli Enti Locali del Parco che per la maggioranza, rappresentata nel CD, hanno votato contro Marzano e la sua delibera, che “cancella” mesi di lavoro e una graduatoria regolarmente formatasi. Senza che quella delibera possa essere considerata un atto viziato nel merito, cioè divenuto inopportuno per sopravvenuti motivi di pubblico interesse, per mutamento della situazione di fatto, nonché per una nuova valutazione dell’interesse pubblico originario rispetto alla tutela dell’interesse pubblico come richiede la Legge 15/2015″.

“Chiaramente, vista la palese e grave irregolarità dell’atto – spiegano i tre consiglieri – ci rivolgeremo, per rispetto della dignità dell’Ente Parco, in tutte le sedi competenti a partire dal MiTE, che è il vero e solo organo di vigilanza e controllo del Parco, per chiedere di non ratificare questo atto, fino al Tar e non solo”.

“In questo modo imbarazzante sul piano giuridico-amministrativo – sottolineano i tre consiglieri –  vengono “depennati” i 3 nomi di prestigio nazionale, su cui il parco si era già espresso e già approvati dal MiTE: il Dott. Paolo Cassola (Direttore uscente del Parco Nazionale del Circeo), l’Ing. Alfonso Calzolaio (Direttore del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga) e il Dott. Carlo Bifulco, già Direttore del Parco Nazionale del Vesuvio e del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Proprio la situazione di quest’ultimo, prossimo all’età pensionabile, è stata illegittimamente usata dai proponenti per ritenere la terna non valida: anche se la legge (confermata dal Consiglio di Stato) non stabilisce limite di età sulla incandidabilità a concorsi e selezioni pubbliche, se non quello dei 65 anni, comunque da contestualizzare. Lo stesso avviso pubblico di selezione non conteneva infatti alcuna indicazione in tal senso (proprio perché discriminatoria e pertanto illegittima). Marzano di fatto accoglie così, come se fossero motivazioni di una sentenza del TAR, alcune considerazioni espresse da 4 concorrenti (guarda caso rimasti esclusi dalla selezione) su 32 partecipanti. Osservazioni, non solo da noi, ritenute superficiali e prive di fondamento. La revoca approvata in CD invece le fa proprie addirittura per “paura di un ricorso”, e in totale assenza di disposizioni di rango superiore e di carattere impositivo. Tali considerazioni infatti erano state presentate con la formula della “istanza di revoca in autotutela della deliberazione”, senza tra l’altro che sia mai fosse stato avanzato ricorso alla giustizia amministrativa. La cosa grave è che in tutta questa faccenda Marzano si sostituisce, prevaricandolo, al ruolo di vigilanza e controllo che spetta solo al Ministero. Anche sulla competenza della revoca in autotutela, essendo il MiTE autorità gerarchicamente superiore a quella che ha emanato l’atto (Il Parco)”.

Giuseppe Marzano
Giuseppe Marzano

“La proposta di deliberazione, così delicata e complessa, è stata poi imposta con “procedura d’urgenza” (24 ore prima) senza tra l’altro rispettare i tempi prescritti dallo Statuto per la consegna ai Consiglieri dei documenti riguardanti la deliberazione stessa. La convocazione d’urgenza era ed è del tutto priva di fondamento e di motivazione: si è sostenuto durante la discussione che l’approvazione del provvedimento serviva a dare “una mossa” al Dirigente del Ministero interessato. Lo stesso che, dopo aver rilevato il 5 agosto la correttezza della procedura da ben 5 mesi ha “surgelato” sulla propria scrivania la terna, senza motivazione e giustificazione formale e senza adottare il provvedimento conseguente per la firma del decreto di nomina.
A questi gravi elementi si aggiunge quello di aver impedito l’accesso pubblico da remoto alla seduta e addirittura quello di aver interrotto il collegamento, senza alcuna motivazione, al Presidente del Collegio dei revisori dei Conti, in aperta violazione dell’art. 22 dello Statuto dell’Ente”.

“Dalle stesse “motivazioni” che il Presidente aveva esposto, in una comunicazione giuntaci, in realtà si capisce molto bene qual è il vero obiettivo di questo grave comportamento, illegittimo ed arrogante: aprire forzosamente la strada per un ulteriore avviso di selezione e a nuovi nomi magari più “graditi”. Se il MiTE ratificasse la autorevoca basata su una fantomatica “autotutela” (per paura di eventuali ricorsi) saremmo al quarto bando: un vero e proprio record negativo mondiale. Una strada questa che aggrava ulteriormente la paralisi, manifestata da più parti, del corretto andamento gestionale del Parco: l’aspetto più deprimente dell’intera vicenda.
Si lascia il Parco infatti, così e ancora, senza direttore effettivo, al di là dello sforzo degli uffici, in balia degli eventi (vedi Piano del Parco, gestione Piano daini, gestione progettazione e finanziamenti, gestione del personale, rapporti con ex- Corpo Forestale, progetti turismo, agricoltura, mare, educazione, etc.). Trasformando una “grave e reiterata” inadempienza omissiva da parte del proprio organo di vigilanza e controllo (MiTE), in una motivazione pseudo-amministrativa per eliminare una terna (già sgradita allora alla minoranza del Consiglio Direttivo) aiutata dal “doppio” voto fatto valere dal Presidente. Si riduce così – concludono Cerasoli, Crova e Lessio – la figura tecnico/manageriale del direttore di un ente pubblico non economico dello Stato, in un affare privato e di sola fiducia personale e il suo procedimento da manipolare a piacimento. Annullando, al di là delle chiacchiere, meriti e giusti criteri”.

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