RISTORO NUCLEARE, L’AMMINISTRAZIONE COLETTA RISPONDE SENZA ESSERE RESPONSABILE: IL SISTEMA BLOCCATO POLITICA-MEDIA

Comune di Latina
Comune di Latina

L’amministrazione Coletta risponde sull’esclusione del Comune di Latina dal ristoro nucleare: si dice sicuro di aver attuato la giusta strategia. Pare, per lo più, una excusatio non petita anche perché chiunque abbia onestà intellettuale non può attribuire all’attuale amministrazione la responsabilità di essere rimasti fuori dai “risarcimenti” dello Stato per aver ospitato sul proprio suolo una centrale nucleare. L’amministrazione risponde, ovviamente, perché come spesso è capitato in questi quattro anni, si fa dettare la linea dall’unico giornale cartaceo della provincia, in un sistema comunicante dove a finire all’attenzione sono solo alcuni temi decisi da pochi: un continuo rincorrere le critiche che non deve aver portato molta serenità a un’amministrazione che, invero, dovrebbe rispondere ad altre cose, sopratutto quelle di sua stretta responsabilità come i beni confiscati ai Ciarelli e Di Silvio per cui ha manifestato disinteresse (ndr: in realtà una risposta, peraltro non nel merito, c’è stata ma solo dopo che una forza politica, la Lega, ha ripreso la denuncia di Latina Tu pubblicata in seconda battuta da un altro portale)

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LA NOTA DELL’AMMINISTRAZIONE COLETTAA margine delle notizie riportate dalla stampa circa presunte mancanze di questa Amministrazione nella salvaguardia dei diritti derivanti dalla normativa sul ristoro delle servitù spettanti alle città nuclearizzate in Italia, preme fornire una diversa lettura della vicenda basata su fatti e non su interpretazioni fuorvianti.

A luglio 2016, a meno di un mese dall’insediamento dell’Amministrazione Coletta, si concluse il giudizio di 1 grado intentato da diversi comuni italiani, alcuni anche della nostra provincia, relativamente alla modalità di calcolo del ristoro nucleare a seguito dell’interpretazione di una disposizione di legge che, interpretando restrittivamente la normativa, di fatto, riduceva in misura significativa l’entità dell’importo dovuto ai Comuni.

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A quel giudizio, avviato nel 2007, le amministrazioni politiche e commissariale non intesero partecipare e, pertanto, la pronuncia di I grado del luglio 2016 non ci vide, nostro malgrado, parte in causa.

La sentenza, favorevole, rappresentò comunque l’occasione per valutare la situazione e attivarsi, inviando la messa in mora sospensiva dei termini (decennali) di prescrizione delle maggiori somme dovute dal 2007 in poi.

La stessa sentenza di I grado, venne impugnata dalla parte soccombente (la Presidenza del Consiglio dei Ministri) e oggi la pronuncia della Corte d’Appello del 4 giugno scorso ha definito il giudizio confermando quanto disposto in primo grado.

Riteniamo che opportunamente, il Comune abbia atteso la pronuncia in secondo grado premurandosi, attraverso l’interruzione dei termini, di non pregiudicare il diritto oggi riconosciuto alle controparti costituite ma, comunque, per analogia e salva l’eventuale revisione della Suprema Corte, presupposto perché anche Latina possa legittimamente agire per il proprio diritto.

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