“PUROSANGUE”, COMUNE DI LATINA PARTE CIVILE CONTRO CIARELLI JR E “GRAZIELLA” DI SILVIO

/
Roberto Ciarelli
Roberto Ciarelli

Operazione Purosague: nel procedimento che si svolgerà con rito abbreviato, il Comune di Latina si costituisce parte civile

Il Comune di Latina non si è costituito parte civile nel processo principale, quello con rito ordinario che si sta tenendo presso il Tribunale di Latina e che vede alla sbarra per associazione mafiosa e altri reati il clan Ciarelli. Nel processo con rito ordinario che è iniziato lo scorso 11 gennaio, sono nove gi imputati: si tratta di Manuel Agresti, Carmine Ciarelli, Antoniogiorgio Ciarelli, Ferdinando “Furt” Ciarelli, il 25enne Ferdinando Ciarelli, Ferdinando Ciarelli detto “Macu”, Pasquale Ciarelli e Rosaria Di Silvio. Una “svista” dettata da un’assenza di comunicazione che ha comportato l’assenza nel processo.

Leggi anche:
CLAN CIARELLI: RIENTRA NEL PROCESSO L’AFFILIATO QUASI SALVATO DALLA “CARTABIA”

Tuttavia, l’ente di Piazza del Popolo si costituirà nel procedimento col rito abbreviato che avrà inizio davanti al Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Roma, Rosalba Liso, il prossimo 7 marzo. A processo compariranno quattro di coloro coinvolti nell’operazione della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma e della Squadra Mobile di Latina culminata a giugno 2022 con 15 arresti.

A finire davanti al Gup capitolino, quattro imputati: Roberto Ciarelli, il 26enne figlio di Ferdinando “Furt” Ciarelli (numero del clan del Pantanaccio) e Rosaria Di Silvio (sorella dell’altro capo dei Di Silvio, Armando detto “Lallà); Maria Grazia Di Silvio e la figlia Valentina Travali; infine il 35enne Francesco Iannarilli.

Posizioni diverse per loro poiché se Ciarelli junior, già noto a cronache e forze dell’ordine, recentemente condannato nel processo scaturito dall’operazione “I Pubblicani”, è naturalmente considerato un affiliato al clan omonimo, “Graziella” Di Silvio e Valentina Travali sono riconducibili al sodalizio capeggiato dai fratelli Angelo e Salvatore Travali. Iannarilli, invece, dovrà rispondere di un’estorsione con l’aggravante mafiosa commessa in concorso con il medesimo Roberto Ciarelli, Matteo Ciaravino (solo indagato) e Andrea Pradissitto, cognato del suddetto Roberto Ciarelli, oramai ex affiliato al clan e collaboratore di giustizia. Peraltro, Ciarelli junior si è dissociato pubblicamente dalla collaborazione con lo Stato da parte di Pradissitto, la cui moglie Valentina Ciarelli è entrata nel programma di protezione.

Leggi anche:
CLAN CIARELLI: DAI RAPPORTI CON “COSA NOSTRA” PER SCHIVARE I CASALESI A QUELLI CON I “SERVIZI”

Iannarilli è accusato di aver minacciato nel carcere di Latina a fini estorsivi l’avvocato di Latina coinvolto nei processi “Arpalo” e “Arpalo 2” e un tempo molto vicino all’ex deputato di Fratelli d’Italia, Pasquale Maietta.

Per quanto riguarda Roberto Ciarelli, oltreché a questo capo d’imputazione, dovrà rispondere di un’altra estorsione mafiosa nei confronti di un ulteriore avvocato di Latina a cui non voleva pagare l’affitto di casa. “Ti devi mangiare il cazzo, ci devi lasciar perdere stronzo, c’hai 70 anni domani muori“, queste le frasi che Ciarelli junior avrebbe proferito nei confronti del legale, peraltro marito di una nota esponente politica del capoluogo. E, inoltre, il rampollo del clan è chiamato a difendersi anche dall’accusa di minaccia mafiosa nei confronti di un giovane, responsabile di aver parcheggiato l’auto dove non avrebbe dovuto in zona pub a Latina e, in seguito, destinatario di intimidazioni: ossia una promessa di dar fuoco al suo locale. Ancora, lo stesso 26enne è accusato di altre violenze tra la zona pub e altri ambiti, come ad esempio quella di aver costretto l’attuale collaboratore di giustizia Maurizio Zuppardo a riparargli una tenda.

Maria Grazia Di Silvio e Valentina Travali, infine, saranno giudicate per aver tentato di estorcere la compagna di un carcerato a sua volta intimidito da Carmine Ciarelli detto Porchettone (capo dell’omonimo clan) e dal figlio Pasquale Ciarelli.

Il Comune di Latina, quindi, per via della gravità degli episodi e del clamore mediatico provocato dagli stessi ha deciso di costituirsi parte civile. I reati contestati, infatti – si legge nella delibera commissariale licenziata il 23 febbraio con i poteri della Giunta – “in varia misura incidono in maniera pregiudizievole tanto sulle posizioni giuridiche dell’Ente quale titolare della funzione, quanto sulla collettività, dei quali interessi l’Amministrazione è soggetto esponenziale e rappresentativo”.

“La stessa operatività dell’Associazione mafiosa nell’ambito territoriale del Comune di Latina, unitamente ai reati fine contestati, – continua a delibera – rappresenta eclatante e grave danno alla sua immagine, anche per il clamore mediatico, quindi per la diffusività che i fatti contestati hanno avuto e suscitato. Le condotte per le quali si procede, per pervasività, hanno minato l’ordinato assetto ed il regolare svolgimento della vita sociale nel territorio di competenza dell’Amministrazione Civica di Latina, quindi la libertà di autodeterminazione dei soggetti giuridici che ivi insistono”.

A rappresentare l’amministrazione di Latina sarà l’avvocato Anna Caterina Egeo. 

Articolo precedente

SLIM ALUMINIUM: DONAZIONE PRO TERREMOTO A TURCHIA E SIRIA

Articolo successivo

“OLTRE LA DIPENDENZA”, IL CONVEGNO A FONDI CONTRO LE DROGHE NEL MONDO GIOVANILE

Ultime da Giudiziaria