PREZZI DEL LATTE: ESPOSTO ALL’ANTITRUST DEGLI ALLEVATORI DI BUFALE LAZIO E CAMPANIA

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L’Associazione Allevatori di Bufala di Lazio e Campania ha inoltrato un esposto all’Antitrust per la riduzione dei prezzi del latte applicato dalle industrie casearie: “Intervenga riguardo alle violazioni già perpetrate e tutt’ora in essere, poste in essere dalle industrie casearie, ai danni degli allevatori produttori di latte di bufale”

Fin dall’inizio della pandemia di marzo e aprile 2020 – scrivono dall’associazione Allevatori – nonostante il lattiero-caseario fosse tra i pochi settori la cui produzione fosse consentita, tutte le industrie casearie hanno, dapprima inviato comunicazioni con le quali si intimavano riduzioni di prezzo, poi, e alla data odierna ancora in essere, hanno unilateralmente e senza alcun accordo, ridotto il prezzo del latte consegnato dai 30 ai 50 centesimi di euro per litro di latte, sia per i mesi di marzo e aprile (mesi del lockdown) che nei mesi successivi contravvenendo alle pattuizioni dei contratti sottoscritti. Segnaliamo che molti allevatori, soprattutto quelli con minori disponibilità economiche, sono stati costretti a inviare fatture con il prezzo ridotto sotto il ricatto implicito che in caso mancata accettazione delle riduzioni prezzo, l’industria non avrebbe ritirato l’intero carico di latte per i mesi successivi“.

Allo stato attuale – continua l’esposto all’Autorità del Garante della concorrenza e del mercato, inoltrato anche a Regione Lazio, Regione Campania e Ministero dell’Agricoltura – la gran parte degli allevatori non ha ricevuto il pagamento di quanto dovuto nonostante l’industria casearia abbia beneficiato dei vari aiuti messi in campo dallo Stato e soprattutto nonostante il beneficio ricevuto attraverso “Istituzione del Fondo per la competitività delle filiere” – Decreto 3 aprile 2020 del MIPAAF (GU Serie Generale n.114 del 05-05-2020) contenente una dotazione di 2milioni di euro per elargire un aiuto economico ai caseifici del Consorzio DOP pari a 10 centesimi al litro, a patto che si pagasse il latte agli allevatori senza disdette o sconti (articolo 4, comma 4).

Secondo gli allevatori laziali e campani, le violazioni sarebbero sostanzialmente quattro: mancati pagamenti del totale o di parte delle fatture emesse in violazione dei termini contrattuali; l’imposizione di prezzi del latte bufalino sensibilmente più bassi rispetto a quanto stabilito dai contratti di fornitura; invio di schemi fatture con prezzi e quantità differenti da quanto stabilito dai contratti di fornitura; insistenti e pressanti richieste di note di credito finalizzate a pretendere il riconoscimento contabile della riduzione prezzo.

L’associazione richiede nei confronti delle industrie casearie il massimo grado di severità, auspicando la fine immediata delle condotte da loro ritenute illegittime, compreso il pagamento dei residui e delle differenze del prezzo imposte, nonché la corresponsione degli interessi maggiorati così come a norma di legge.

Secondo gli Allevatori di Bufale Campania e Lazio: “Quella messa in atto è una condotta, che, prima ancora che illegittima si qualifica come moralmente squallida e per questo siamo pronti a portare avanti ogni azione necessaria“.

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