PORTO TURISTICO A FORMIA: UN DANNO DA OLTRE 3 MILIONI DI EURO

Porto turistico “Marina di Cicerone” a Formia: la Corte dei Conti ipotizza un danno erariale da oltre tre milioni di euro

Per la mancata realizzazione del porto turistico di Formia, ora, la magistratura contabile e la Guardia di Finanza presentano il conto. Saranno i dirigenti del Comune di Formia Tiziana Livornese e Daniele Rossi a dover individuare, pro quota, i responsabili di un danno che è stato calcolato del Pm della Procura della Corte dei Conti del Lazio Massimo Perin in 3,1 milioni di euro.

L’opera avrebbe dovuto ospitare circa 620 imbarcazioni, dai 12 ai 70 metri, che avrebbero reso Formia, uno dei principali snodi marittimi per la nautica da diporto dell’intero Mediterraneo.

A costruire quell’opera, avrebbe dovuto essere la Marina di Cicerone Spa, composta dal gruppo Ranucci Partecipazioni e Finanziaria di Roma al 50 percento (che fa riferimento a Raffaele Ranucci, nato a Formia, senatore dal 2008 al 2013 poi escluso dal Pd alle elezioni del 2018, e che nel 2016 ha donato al Comune di Formia una proprietà prospiciente l’area dove sarebbe dovuto sorgere il porto di grande pregio archeologico), da Impresa Pietro Cidonio di Roma al 40 percento e dalla Sacen srl di Napoli al 10 percento.

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Prima del quasi epilogo di danno erariale, a dicembre scorso il Giudice del Tribunale di Cassino, in risposta all’atto di citazione della Società Marina di Cicerone contro il Comune di Formia, in cui la società ha richiesto un risarcimento di oltre 3 milioni di euro (€3.029.450.46) più la restituzione della somma di €500.000,00 versata dalla società stessa alla Tesoreria comunale nel 2010, aveva “suggerito” una soluzione transattiva. Ossia: Il Comune di Formia si impegna a restituire i 500mila euro alla società e questa ritira qualsiasi richiesta di risarcimento danno

Il problema è che, secondo quanto stabilito dalla Procura contabile del Lazio, il danno si è compiuto per le azioni messe in campo dal Comune di Formia in undici anni di mancata realizzazione del porto e quasi venti da quando il Consiglio comunale di Formia inseriva nel proprio elenco annuale dei lavori la proposta di Ranucci – denominata “Recupero delle aree portuali e delle aree archeologiche adiacenti” – poi approvata nell’ottobre 2004 come progetto preliminare.

Secondo Alessandro Izzi, l’ex segretario del Comune appena andato via con l’insediamento del nuovo sindaco Gianluca Taddeo, si è trattato di un tempo “ingiustificatamente e obiettivamente lungo – scriveva così in una relazione risalente al 2019, anno in cui è nata l’indagine della Corte dei Conti – per cui risultano certamente lesi obiettivi quali quelli dell’efficienza, dell’efficacia e della trasparenza nonché, in particolare modo, quelli riferibili al Piano Locale Anticorruzione con riferimento al monitoraggio e controllo della esecuzione dei contratti e della legittimità delle spese fino ad oggi sostenute dall’Ente (con quale beneficio?) e quelle, eventualmente, ancora da sostenere (a qualsiasi titolo)”.

Ora, a pagare, saranno con tutta probabilità quei tecnici indicati dall’amministrazione per la realizzazione di un porto che non è mai esistito se non in propositi mai concretizzati.

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