Meno di due settimane fa, Latina Tu ha pubblicato un video e alcune immagini dell’ennesimo danno al Porto Canale di Rio Martino. Il 4 febbraio, infatti, c’è stato un nuovo distacco della banchina per disabili. Per risolvere, una volta per tutte, questo tipo di evenienze, è opportuno comprendere le competenze dell’area e, di conseguenza, chi dovrebbe vigilare poiché responsabile.
A giudicare dalle ultimissime dichiarazioni del Presidente della Provincia Carlo Medici, l’ente provinciale, stazione appaltante dei lavori di riqualificazione del cosiddetto porto canale, si ritiene soddisfatto del suo operato e invita la Regione Lazio a predisporre la “pubblicazione del bando per l’individuazione del gestore del porto turistico di Rio Martino per poterlo consegnare agli operatori che attendono da troppo tempo la realizzazione dell’opera”.
Ma intanto ai problemi delle sponde crollate, alle banchine che si sganciano, ai controlli mancanti, chi deve e doveva pensarci?
A RIO MARTINO POLEMICHE E STRACCI…
Che il porto canale di Rio Martino sarebbe stato un romanzo sociopolitico-amministrativo (con qualche digressione giudiziaria) a Latina lo si era capito sin da quando dieci anni fa, nel lontano 2009, fu stipulato l’accordo di programma tra Regione Lazio, Provincia di Latina, Mibact (Ministero per i beni e le attività culturali) e il Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo della Presidenza del Consiglio. Dopo gli iniziali squilli di tromba, l’infrastruttura “più amata” dai latinensi in cerca di un agognato borgo marinaro (come da decenni i politici lo chiamano nelle loro veline, in luogo di ciò che per i latinensi è stato sempre e più semplicemente il mare) fu legittimata da uno stanziamento complessivo di 19 milioni di euro. Molti “piccioli” per la città di Latina.
Un progetto, quello del porto di Rio Martino, che risale addirittura alla seconda metà della anni ’80 firmato dagli ingegneri D’Arcangeli, Zampilloni e Pittori, revisionato a marzo del 2005 (vedi Progetto Rio Martino revisione 2005) e completato dall’ultima edizione del progetto definitivo generale del 2012 firmata dall’attuale responsabile del Servizio Concessioni dell’ufficio Viabilità della Provincia di Latina, il geom. Alessandro Giglio, e dall’ex funzionario della Provincia di Latina, l’ing. Americo Iacovacci (un nome che tornerà dopo). A presiedere, durante tutto l’iter del progetto, l’ingegnere Alberto Noli come progettista nel 2005 e attraverso consulenze specialistiche nel 2012.
Al di là del groviglio di competenze che regnano sull’area di Rio Martino – Capitaneria di porto di Terracina, Comuni di Latina e Sabaudia, Provincia, Regione, Ente Parco ecc. – e burocrazia satanica, da quel 2009 hanno visto la luce solo i primi due stralci dell’opera complessiva, con gli investimenti, sul totale dei 19 milioni di euro, di circa sette milioni tra primo stralcio (1,3 milioni di euro) e secondo stralcio (5,2 milioni di euro, escluse le spese di progettazione) erogati dal Mibact, più qualcosa da Provincia e Regione.
A sentire l’ex Assessore alle Attività Produttive del Comune di Latina a marca LBC, Felice Costanti, dopo il secondo stralcio ultimato dell’opera mancavano “gli allacci della corrente, della rete idrica e al depuratore”. Una dichiarazione pronunciata di fronte ai diportisti e ad altri rappresentati di associazioni che lamentano da sempre la quantità esigua dei posti barca a Rio Martino, senza contare la lunga scia di sequestri della magistratura culminati nel 2016 con la minaccia di un diportista dell’associazione “Amici del mare” di darsi fuoco. Un capitolo, quello dei posti barca, che negli anni ha destato più di qualche sospetto intorno a soverchierìe e giri opachi di affitti in nero, con la politica a cavalcare istanze di personaggi discutibili.
I problemi di natura idraulica che furono denunciati da Costanti erano afferenti ai lavori effettuati nel I stralcio, denominato “messa in sicurezza della bocca di accesso al Canale di Rio Martino” e, pertanto, di competenza della Regione, mentre, in teoria, il problema degli allacci mancanti era ascrivibile alle responsabilità della Provincia, ossia alla stazione appaltante per il II stralcio.
Niente di grave se confrontato a ciò che è intercorso prima, durante e dopo quelle dichiarazioni che, ad ogni modo, non centravano il problema di Rio Martino e di chi ha il dovere di controllare e intervenire poiché responsabile dell’area.
Al di là del I stralcio, infatti, che è da considerarsi un intervento minore, vale la pena concentrarsi sul secondo stralcio, quello più importante sia per volume dei lavori intrapresi che per i soldi spesi. Ma, sopratutto, per i mancati controlli e interventi della Provincia di Latina, oltreché a un certo immobilismo generale rispetto a un’opera che era stata presentata al tempo della sua aggiudicazione per gara d’appalto con il solito refrain: più infrastrutture, più sviluppo, più economia, meno isolamento.
LA STORIA DEI LAVORI DEL PORTO CANALE DI RIO MARTINO
A febbraio del 2014, la gara di appalto per i Lavori di Riqualificazione del Canale di Rio Martino – 2° stralcio fu aggiudicata (in via provvisoria). Tanti furono i dubbi all’epoca, in ragione della succitata gara d’appalto che vide un risparmio per le casse della Provincia di appena quattromila euro, scaturiti da un ribasso dell’Associazione temporanea d’impresa (ATI) vincitrice, costituita dall’azienda napoletana Icad Costruzioni generali srl e dalla latinense Poseidon services dell’imprenditore pontino Pietro Delle Cave, di un misero 0,1%. Perplessità che si parvero concretizzare in una fantomatica indagine per turbativa d’asta. Un fatto, per la verità, mai confermato tanto è che non sfociò in alcun sviluppo giudiziario. Molto probabilmente una vera e propria fake news.
Dopo che furono riportate pubblicamente le criticità della gara d’appalto da parte degli attivisti pentastellati, anche la politica scese in campo. Dichiarazioni a mezzo stampa per fare chiarezza, grandi propositi, indignazioni. Risultato: una commissione consiliare riunita in Via Costa il 20 marzo del 2014 che riuscì ad essere talmente accurata nella verifica del bando di gara da durare la bellezza di 15 minuti. Un quarto d’ora, lo immaginiamo, di grande inchiesta e ficcanti domande (vedi verbale).
Il progetto di riqualificazione del Porto canale di Rio Martino (secondo stralcio) era stato approvato nel 2013 dalla Provincia di Latina e i lavori, come detto, aggiudicati l’anno dopo attraverso il criterio dell’offerta economica più vantaggiosa (una modalità per cui si insinuarono i vistosi dubbi). L’ATI di Icad e Poseidon non ebbe vita lunga poiché, ad appena due anni dal fallimento di una delle aggiudicatarie, la latinense Poseidon, lo stesso ente Provincia stipulò un nuovo contratto con il subentrante mandante Consorzio Stabile Infratech e la nuova mandataria Meridiana Costruzioni Generali srl per un ammontare del medesimo importo, derivante dalla gara d’appalto già svolta, di 5,2 milioni di euro.
Il 28 luglio 2016, nonostante le summenzionate vicissitudini, iniziarono i lavori di riqualificazione del canale di Rio Martino con conseguente esultanza della politica e della Provincia di Latina che, all’epoca, vedeva come Presidente l’ex Sindaco di Cisterna di Latina, Eleonora Della Penna. La luna di miele non durò molto. Sia durante i lavori che dopo, iniziarono ad arroventarsi le polemiche alimentate anche da un drappello di diportisti contro l’impresa e la direzione dei lavori i quali, come da norma, in quel frangente, erano i custodi dell’area di Rio Martino in cui si era aperto il cantiere.
Ad ogni modo, i lavori proseguirono non senza problemi, sopratutto di natura progettuale. È, infatti, proprio a monte del progetto che c’era qualcosa di storto, determinando il noto cedimento delle sponde a Rio Martino.
La responsabilità dapprima ascritta all’impresa privata che conduceva i lavori, in realtà era da annoverarsi nel progetto definitivo dell’opera, firmato, come detto, dall’allora funzionario della Provincia Americo Iacovacci, anche responsabile unico del procedimento (Rup) dei lavori di riqualificazione di Rio Martino. Il progetto aveva predisposto che alcuni tratti di sponde di Rio Martino fossero escluse dallo stesso. E proprio quelli, non essendo previsto che fossero trattati dai lavori sul campo, iniziarono a mostrare i primi segni di cedimento sul lato Sabaudia il 4 settembre del 2017, dopo che la direzione dei cantieri operò il dragaggio (spesi almeno centomila euro di monitoraggi ambientali) del fondale di Rio Martino. Una situazione che destò allarme, che avrebbe potuto essere risolta nell’immediato ma che, invece, ad oggi, appare compromessa non essendo intervenuto nessuno, in primis la Provincia di Latina che, da stazione appaltante, avrebbe dovuto mostrare, se non altro, la premura che tutto fosse fatto per bene, checché ne dica il Presidente Carlo Medici nel comunicato del 12 febbraio 2019.
Al netto delle sponde di Rio Martino che peggiorano di giorno in giorno e per cui nessuno muove un dito, c’è almeno un’ulteriore domanda da porsi riguardo a tutto il contesto. Non è inopportuno che il controllore e il controllato siano stati parte del progetto di riqualificazione del porto canale? Infatti, l’ing. Iacovacci, licenziato per altra vicenda dalla Provincia dopo essere stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta Touchdown (ha patteggiato la pena) che ha terremotato la giunta cisternese di Eleonora Della Penna, si triplicava negli anni sia come funzionario dell’ente, sia come firmatario del progetto definitivo, sia come Responsabile unico del procedimento ossia quello che avrebbe dovuto controllare se il progetto da lui stesso firmato fosse eseguito bene. Un ruolo tripartito che era contrario alle norme del codice degli appalti (D.lgs. n. 163/2006) e solo ultimo, ma non meno importante, dei problemi di un’opera pubblica che ha palesato parecchi buchi di governance dell’ente provinciale nell’intero iter, dal bando di gara in poi.
Come, ad esempio, l’aver lasciato sul piatto quasi 1 milione e trecento mila euro stanziati dal Ministero dei beni culturali.
Dopo tali peripezie tecniche e amministrative, l’11 dicembre del 2017 scoccò la data dell’ultimazione dei lavori. Ci vollero altri 7 mesi e altrettante polemiche sulla competenza dell’area (Provincia? Regione? Comune?) e su ciò che dicevano Costanti e l’opposizione nell’assise comunale di Latina (crollo delle sponde; mancato allaccio alle utenze; mancata posa in opera dei pontili mobili), fino a che, il 26 luglio del 2018, dopo un certo inutile cicaleccio della politica cittadina, avviene il collaudo dell’opera, con l’area di Rio Martino che torna, di nuovo, dalla responsabilità dei privati a quella della Provincia di Latina.
C’è un però inquietante. Dalla data di ultimazione dei lavori al collaudo, la vita dell’appena rinnovato Porto Canale di Rio Martino, in quei mesi da gennaio a luglio 2018, furono molti movimentati. La Rio Martino S.c.a.r.l., la cooperativa con sede a Napoli che ha gestito i cantieri per il porto canale, infatti, ha denunciato ai Carabinieri per tre volte, a gennaio, aprile e luglio 2018, alcuni danni, furti e sabotaggi subiti dal cantiere medesimo come, per esempio, il taglio delle barre metalliche filettate di ancoraggio del pontile alla sponda e 6 tiranti in acciaio svitati e sbullonati (proprio come per la banchina che ha ceduto il 4 febbraio 2019). E altre ruberie di tiranti, bulloni, collari in acciaio zincato. Il 16 aprile, nella seconda denuncia presentata, fu dichiarato il furto di 3 panchine in ghisa e legno, tre cestini porta rifiuti e un pontile galleggiante di sette metri e mezzo. Il 18 luglio 2018 (terza denuncia), presso il cantiere di Rio Martino, durante un sopralluogo congiunto con la direzione dei lavori ed il collaudatore, fu dichiarato dalla Rio S.c.a.r.l. ai Carabinieri che ignoti avevano asportato: una panchina in ghisa e legno, un cestino porta rifiuti, due elettropompe dell’impianto di sollevamento della acque nere, una centralina dell’impianto di irrigazione. Inoltre, nella stessa circostanza, fu rilevato l’ennesimo tentativo di manomissione di un pontile galleggiante presso lo scivolo di alaggio, già oggetto di due danneggiamenti/manomissioni denunciati nelle due volte precedenti. Esito delle denunce: non pervenuto.
RIO MARTINO: MA DI CHI È?
Non da meno è stabilire di chi sia l’area del porto canale di Rio Martino. E in questa indefinitezza, i problemi si moltiplicano e lo scarica barile regna sovrano.
L’1 ottobre del 2018 l’area di Rio Martino venne restituita dalla Provincia di Latina alle dirette competenze della Regione Lazio che ha la responsabilità per quanto riguarda la terra. Nel complicato dedalo di appartenenze e restituzioni, le norme ci mettono lo zampino: se la responsabilità della terra è della Regione Lazio, le opere idrauliche, ad esempio, rimangono in capo alla Provincia di Latina.
La terra è regionale ma, proprio perché alla burocrazia piace la complessità, l’acqua di Rio Martino è di responsabilità di un ulteriore ente: la Capitaneria di Porto di Terracina che gestisce il tratto costiero (Circondario marittimo) comprendente anche Rio Martino e a cui la Provincia di Latina ha restituito l’area del porto canale il 6 novembre del 2018.
Appena una settimana dopo, il 13 novembre del 2018, la Capitaneria di Terracina emette un’ordinanza, firmata dal Comandate Alessandro Poerio, con cui regola la vita del Porto Canale di Rio Martino. L’ordinanza è composta da 13 articoli: manovre di entrata ed uscita dal porto; modalità di navigazione all’interno del porto; i divieti assoluti all’interno del porto; la disciplina degli ormeggi; alaggio e varo; i lavori da effettuarsi a bordo delle navi in sosta; le ditte autorizzate all’esercizio di alaggio e varo e attività varie; le modalità di esecuzione delle operazioni (gli obblighi delle ditte autorizzate); disarmo e servizio di guardiania; il divieto di deposito merci/materiali e abbandono di rifiuti; i divieti generici; le sanzioni; e infine la diffusione alle altre Amministrazioni interessate al demanio marittimo, alle forze dell’ordine presenti sul territorio del Circondario Marittimo di Terracina (compreso il tratto di Rio Martino), nonché ai principali quotidiani a tiratura locale. Teoricamente tutto giusto, ma il mare non legge le ordinanze…
LE MAREGGIATE DI OTTOBRE E LA PROVINCIA DI LATINA IN CONFUSIONE
Un giorno prima dell’ordinanza, il 12 novembre del 2018, su invito della Capitaneria di Porto di Terracina, la Provincia di Latina e l’impresa che aveva condotto i lavori effettuavano congiuntamente un sopralluogo per constatare i danni causati dalle violente mareggiate del mese prima. Così che il 13 novembre venivano svolti alcuni lavori di manutenzione ordinaria con le attività di fissaggio da parte dell’impresa ma, appena un mese dopo, il 13 dicembre 2018, la Provincia di Latina richiamava impresa e direzione dei lavori per nuove attività di manutenzione. Un richiamo piuttosto singolare dal momento che queste, impresa e direzione dei lavori, non avevano più, come detto, la custodia dell’area restituita alla Provincia di Latina dopo il collaudo risalente al 26 luglio del 2018.
Ciononostante, l’ex dirigente alla Viabilità della Provincia di Latina, Angelica Vagnozzi (nonché a capo della Segreteria Tecnico Operativa del sistema idrico integrato), ora ai Lavori Pubblici al Comune di Latina, inviò una lettera (13 dicembre 2018) all’indirizzo di Infratech e Meridiana (l’Associazione temporanea d’impresa che ha condotto i lavori), Direttore dei lavori Alberto Noli, Collaudatore, Direttore operativo e alla Rio Martino società cooperativa (Rio Martino S.c.a.r.l.) che, tra le altre cose, ha fornito il direttore tecnico dei cantieri, in cui rappresentava che “il pontile galleggiante ubicato in corrispondenza dello scivolo di alaggio, risulta distaccato dai supporti di ancoraggio con il cedimento anche di alcuni basoli in cemento. Si rappresenta peraltro che detto cedimento, non era stato riscontrato né dalla Capitaneria di porto nel verbale di sopralluogo del 6/11/2018, né nel corso del sopralluogo congiunto eseguito in data 12/11/2018 per la verifica dei danni della forte e intensa mareggiata abbattutasi lungo il litorale (come si evince anche dalla relazione della Direzione dei Lavori). Si chiede pertanto alle figure in indirizzo, ognuno per le rispettive competenze e responsabilità, la verifica della causa di detto cedimento e l’immediato ripristino in sicurezza del pontile, al fine di evitare che lo stesso arrechi pericoli all’interno del canale, adottando tutte le azioni volte alla completa messa in sicurezza e ad uno stabile ancoraggio, al fine di evitare possibili azioni da intraprendere da parte di questa stazione appaltante“.
La dirigente, per nome e per conto della Provincia, si sgravava così da ogni responsabilità, nonostante, come detto, la custodia non fosse più in capo, da luglio 2018, a chi aveva svolto i lavori. La lettera dell’ing. Vagnozzi ha innestato prevedibilmente la reazione piccata delle parti a cui si è rivolta, al che il 7 gennaio 2019, all’indirizzo della Provincia di Latina, arrivano due lettere che indicano precise responsabilità dell’ente di Via Costa e denunciano alcune opacità perduranti che nulla hanno a che fare con le mareggiate naturali.
La prima lettera è dell’ing. Alberto Noli, autore del progetto esecutivo e direttore dei lavori, che scrive alla ex dirigente Vagnozzi sostenendo di non trovare giustificato “il ricorso alla Direzione dei lavori conclusi e collaudati, anche perché il pontile oggetto della lettera aveva subito, senza riportare alcun danno, le sollecitazioni della mareggiata verificatasi alla fine di Ottobre del 2018, particolarmente violenta, così come potuto constatare durante il sopralluogo congiunto immediatamente successivo alla stessa mareggiata…Successivamente alla mareggiata sopra citata, lungo il litorale di Rio Martino non risultano esserci state altre mareggiate eccezionali o particolarmente intense. L’esame delle fotografie sembra suffragare l’ipotesi di un atto di sabotaggio, ma resta il fatto che senza un’efficace sorveglianza e manutenzione qualunque opera di ingegneria, soprattutto se comprende dispositivi mobili, può subire danni anche irreversibili, evitabili con semplici interventi tempestivi. Il problema, quindi, rimane quello già evidenziato verbalmente durante il sopralluogo succitato nel corso del quale era stato riscontrato un allentamento di alcuni dadi di fissaggio della piastra porta cerniera del pontile galleggiante, ovvero della necessità di assumere la gestione diretta delle opere realizzate oppure di affidarle in concessione, chiarendo che essa comprende gli oneri manutentivi“. Un richiamo per niente velato alle responsabilità della Provincia di Latina che viene invitata a scegliere cosa fare da grande: gestire direttamente l’area e vigilare sui sabotaggi e le mareggiate, o dare in concessione cosicché da chiarire i diritti e i doveri.
La seconda lettera di fuoco è stata inviata dalla mandataria Meridiana Costruzioni Generali, capo gruppo dell’Ati col Consorzio Infratech (la vincitrice della gara d’appalto), rivendicando le opere fatte, la manutenzione apportata e proponendo, per di più, un aiuto di 5mila Euro per ripristinare il danneggiamento: “sulla scorta di quanto segnalato dalla Capitaneria di Porto di Terracina a seguito delle mareggiate di fine ottobre 2018, in data 12/11/2018 alla presenza del R.U.P. Angelica Vagnozzi (ndr: che nel frattempo ha sostituito il Rup Iacovacci), della Direzione dei lavori, e dell’impresa, è stato effettuato un minuzioso sopralluogo da cui è emerso che le opere in oggetto non manifestavano danni di alcun genere nonostante le eccezionali mareggiate, e veniva invece rilevato che alcuni bulloni di fissaggio della piastra di ancoraggio risultavano allentati. Il geometra dell’impresa privata si impegnava a far serrare i bulloni allentati, operazione che è stata eseguita il giorno dopo il sopralluogo, rappresentando comunque alla Provincia di Latina la necessità di provvedere alla custodia delle opere, anche in considerazione degli innumerevoli atti vandalici e furti subiti nel corso dei lavori risultanti dalle denunce inoltrate alle Forze dell’Ordine competenti. Rappresenta altresì che a seguito dell’emissione del certificato di collaudo e della riconsegna delle opere, “non resta a carico dell’Impresa nessuna ulteriore obbligazione relativa a qualsivoglia attività sia di costruzione che di manutenzione e/o gestione delle opere eseguite, eccezion fatta per la custodia delle stesse fino alla formale riconsegna alla Stazione Appaltante” come stabilito nell’Atto di Sottomissione del 20/06/2018. Ciò premesso comunica che comunque dopo la ricezione della nota che si riscontra, si è attivata prontamente facendo effettuare un sopralluogo congiunto, dal Direttore di Cantiere e da personale della società P.A.M. che aveva eseguito il fissaggio del pontile per nostro conto, da cui è emerso che ancora una volta i bulloni dei tiranti erano stati allentati provocando la fuoriuscita dei fermi della piastra di ancoraggio delle bielle che brandeggiando hanno provocato abrasioni alla parete in cui sono stati eseguiti i micro pali di ancoraggio. Fermo restando quanto sopra si dichiara comunque disponibile ad eseguire i ripristini necessari ai sistemi di ancoraggio del pontile, quantificabili in circa 5mila euro oltre IVA da computare a consuntivo, previa vostra autorizzazione e ordine ad eseguirli non essendo più le aree nella nostra disponibilità“.
E la Provincia, si dirà, ha accolto questa offerta da 5mila euro? Nessuna risposta.