Le investigazioni hanno consentito di disarticolare un sodalizio criminale che ha posto in essere sistematiche evasioni fiscali per oltre 100 milioni di euro nonché operazioni di riciclaggio e auto-riciclaggio dei proventi illeciti così costituiti per oltre 55 milioni di euro. L’organizzazione era stata già stata colpita alla fine del 2017, quando furono arrestati, sempre su disposizione del GIP capitolino, 4 imprenditori romani ritenuti gli ideatori del complesso sistema di frode. Le successive indagini espletate hanno consentito di individuare ulteriori soggetti, attivi all’interno della struttura criminale, cui erano assegnati compiti ben determinati, quali la costituzione di società “cartiere”, la predisposizione di false fatture ed il riciclaggio del denaro corrisposto a fronte del pagamento dei documenti fiscali emessi.
Significativa, in tal senso, anche l’attività di procacciamento dei nuovi clienti svolta da un commercialista romano, il quale, a conoscenza, per ragioni professionali, delle condizioni finanziarie dei suoi assistiti, li indirizzava abilmente a servirsi delle prestazioni dell’organizzazione. I clienti finali, ai quali gran parte delle somme venivano poi retrocesse sotto forma di contanti, potevano così avere la disponibilità di denaro da utilizzare senza correre il rischio che le transazioni fossero “tracciate” attraverso i canali ufficiali.
L’indagine ha consentito di apprezzare la validità dei plurimi presidi antiriciclaggio previsti dall’ordinamento italiano che, quando integrati dall’azione degli organi investigativi, consentono anche di intercettare gravi fenomeni di evasione fiscale e di utilizzo illecito del contante: infatti, grazie alle numerose segnalazioni di operazioni sospette elaborate dai diversi intermediari finanziari e poi approfondite dai finanzieri, sono state individuate le anomale movimentazioni nei conti bancari dei membri del sodalizio.
Esemplare è il caso di uno dei soggetti attinti dagli odierni provvedimenti in esecuzione, che, pur disoccupato e nullatenente, ha visto in circa sei mesi transitare sul proprio conto bancario oltre 5 milioni di euro. Ora, dunque, l’Autorità Giudiziaria capitolina ha emesso, nei confronti dei capi e dei loro più stretti collaboratori, una misura di sequestro preventivo e per equivalente per un importo totale di circa 20 milioni di euro, quale profitto dei reati di omessa presentazione delle dichiarazioni IVA, emissione di fatture per operazioni inesistenti, riciclaggio ed auto-riciclaggio, nonché il sequestro preventivo di 12 società cartiere e di 1 sito internet.
A 21 persone fisiche, “clienti” dell’organizzazione criminale, sono state notificate altrettante misure cautelari di interdizione all’esercizio di attività professionale, d’impresa e dagli uffici direttivi. I militari stanno procedendo al blocco dei saldi dei conti correnti e degli altri rapporti finanziari intestati e/o riconducibili agli indagati, compresi depositi titoli e cassette di sicurezza, nonché a numerose perquisizioni locali finalizzate al reperimento di denaro contante, titoli al portatore e altri valori nella loro disponibilità.
Oltre 50 i militari impiegati che hanno operato nelle province di Roma e Latina.
Nel registro delle notizie di reato sono finiti anche alcuni faccendieri già coinvolti nell’inchiesta Mondo di Mezzo, che avrebbero avuto lo scopo di mettere in contatto gli imprenditori con altri personaggi. Stando ai magistrati, i fondi neri sarebbero stati costituiti attraverso l’emissione di false fatturazioni. Si tratta di un fronte dell’indagine che ha già portato all’arresto tre persone: Massimo Tilli, Cristiano Sala e Giuliano Cimaglia, ritenuti essere legati a una presunta associazione per delinquere.