Operazione Antimafia denominata “Aleppo II”: eseguite 5 misure cautelari, più il sequestro preventivo delle quote di due società che operano nell’ambito del M.O.F. – Mercato Ortofrutticolo di Fondi
L’operazione Aleppo II è il proseguimento, se non la fotocopia, dell’operazione Aleppo che nel settembre 2018 portò a 8 misure cautelari e al sequestro della Suprema srl, la società nella disponibilità dei D’Alterio. In sintesi brutale si può affermare, senza forzare la mano, che al Mof di Fondi non era cambiato niente: ecco perché gli investigatori, pur avendo compiuto un’operazione importante come quella di due anni fa, hanno continuato a monitorare la situazione.
Anche questa volta, ci sono loro, i D’Alterio, seppur con altri componenti della famiglia di stanza nel sud pontino. Tuttavia il minimo comun denominatore è sempre lui: Giuseppe ‘O Marocchino D’Alterio, l’uomo coinvolto in più operazioni investigative, tra cui, per l’appunto, Aleppo e quella molto nota, volta al narcotraffico, e denominata “Lazial Fresco”, di oltre dieci anni fa.
L’azione di stamane, illustrata al Comando Provinciale di Latina dal Comandante Gabriele Vitagliano e dal Tenente Colonnello Paolo Befera, ha l’obiettivo di contrastare in maniera strategica i sodalizi criminali che, avvalendosi del metodo mafioso, acquisiscono il controllo dell’imprenditoria nel Basso Lazio, tentando di monopolizzare i vari settori delle attività produttive.
L’Arma dei Carabinieri, con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma, in particolare delle sostitute procuratrici Barbara Zuin e Luigia Spinelli (Procura di Roma), ha proseguito la propria azione di contrasto nei confronti di un gruppo criminale operante nell’ambito del M.O.F., il Mercato Ortofrutticolo di Fondi, il notissimo e importantissimo snodo commerciale della provincia pontina con un significativo ruolo distributivo a livello nazionale.
I Carabinieri del Comando Provinciale di Latina, infatti, nelle prime ore della mattinata odierna, hanno dato esecuzione tra Fondi, Pontecorvo (Frosinone), e Caivano (Napoli), a 5 ordinanze di custodia cautelare (1 in carcere e 4 agli arresti domiciliari) emesse dal Gip Anna Maria Gavoni presso il Tribunale di Roma nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di estorsione ed illecita concorrenza con minaccia o violenza, commessi con l’aggravante del metodo mafioso (art. 416 – bis.1 del codice penale). Nello stesso contesto si è inoltre proceduto al sequestro preventivo delle quote di due società di trasporto, la “Anna Trasporti S.r.l.” (si chiama così perché D’Alterio ha voluto mutuarla dal nome della moglie, Anna D’Avio, coinvolta in Aleppo I e condannata in primo grado) e la “D’Alterio Trasporti S.r.l.s.”.
I provvedimenti sono scaturiti da un’articolata attività d’indagine, per l’appunto convenzionalmente denominata “Aleppo 2”, avviata sulla scorta di nuovi elementi emersi successivamente all’omonima operazione madre, Aleppo I, che aveva comprovato il condizionamento ambientale imposto con metodo mafioso dalla famiglia D’Alterio sull’indotto del M.O.F. di Fondi, ottenuto grazie anche a radicati collegamenti con i clan camorristici casertani. Le nuove investigazioni hanno infatti consentito di acclarare che gli indagati, nonostante i provvedimenti coercitivi, avevano continuato esercitare mediante intimidazioni il controllo del predetto mercato.
Le indagini hanno consentito di accertare che il gruppo famigliare capeggiato da Giuseppe D’Alterio alias “Peppe o’ Marocchino”, a seguito del sequestro preventivo de “La Suprema srl”, ditta precedentemente utilizzata per imporre un regime monopolistico nei trasporti del M.O.F., aveva avviato una campagna minatoria tesa ad estromettere dal mercato la predetta ditta in amministrazione giudiziaria, ostacolandone l’attività imprenditoriale e minacciando gli autotrasportatori che entravano in rapporti commerciali con l’amministratore giudiziario.
I D’Alterio hanno esercitato un potere intimidatorio di tipo mafioso al fine di monopolizzare i trasporti da e per il M.O.F., in particolare nella tratte della Sardegna e per Torino, imponendo una vera e propria “provvigione” (5 euro per ogni pedana trasportata) per i movimenti effettuati dalle altre ditte. Da tenere a mente che ogni camion può contare decine di pedane (con cui movimentare la merce), dunque è palese che il lavoro per gli autotrasportatori, non afferenti alla cerchia dei D’Alterio, non era più economicamente redditizio.
Per fare questo, i suddetti avevano costituito una nuova ditta, denominata “Anna Trasporti Srl”, fittiziamente amministrata da prestanome ma di fatto gestita dal Giuseppe D’Alterio, benché fino a questa mattina ancora sottoposto agli arresti domiciliari, con la quale si stava gradualmente assicurando il controllo delle stesse fette di mercato già appannaggio della “La Suprema srl”, già sottoposta a sequestro, la quale mentre in Aleppo I era stata ritenuta la carnefice, ossia la monopolizzatrice dei trasporti da e per il Mof, oggi nell’operazione Aleppo II, è la vittima in quanto è stata isolata: secondo la ricostruzione dei Carabinieri, infatti, benché il custode giudiziario abbia tentato di fare operare la “La Suprema srl”, dopo le misure di Aleppo I, i dipendenti della stessa si sono licenziati addirittura il giorno dopo che la società era stata posta in amministrazione giudiziaria. Inoltre, il custode aveva cercato di coinvolgere un’altra ditta, la Trans-Logistica Marzocchi Srl, la quale però è stata anch’essa intimidita e sottoposta alle richieste estorsive con una quota da versare per ogni pedana e viaggio da intraprendere dal Mof di Fondi. Un mese dopo dall’affidamento dell’incarico, da parte del custode giudiziario, la ditta si è ritirata. Per tale ragione, così come hanno spiegato i Carabinieri, la vicenda ha insospettito quest’ultimi: ecco perché sono continuate le indagini. Gli investigatori hanno scoperto successivamente che era stata fatta circolare una minaccia latente che poi si manifestava tra i trasportatori: nessuno doveva avvicinarsi alla “La Suprema”; la ditta un tempo dei D’Alterio, per decisione dei medesimi, doveva essere isolata e affossata poiché non più controllata dalla famiglia di ‘O Marocchino. In sostanza “La Suprema” doveva diventare una scatola vuota non più in grado di operare al Mof dopo che la prima operazione di Aleppo aveva scoperchiato il sistema dei D’Alterio.
Per l’esecuzione dei provvedimenti sono stati impiegati 30 carabinieri del Comando Provinciale, supportati da quelli delle province di Napoli e Frosinone, e da un velivolo proveniente da Pratica di Mare.
In carcere è finito, come detto, il 64enne originario di Minturno ma residente a Fondi Giuseppe D’Alterio, alias Peppe ‘O Marocchino.
Agli arresti domiciliari, invece, il fratello di ‘O Marocchino, Giovanni D’Alterio, 58enne residente a Pontecorvo in provincia di Frosinone, il nipote di ‘O Marocchino e Giovanni, Luigi D’Alterio, 44enne residente a Fondi, eppoi Crescenzo Pinto, 39 anni di Fondi, genero di ‘O Marocchino, (ha sposato la figlia, Melissa D’Alterio, condannata in primo grado in ragione dell’operazione antecedente a questa, ossia “Aleppo I) e, infine, Domenico Russo, 33 anni, originario di Napoli ma residente a Caivano (sempre in provincia di Napoli), un autista della ditta dei D’Alterio accusato di intimidire gli altri autotrasportatori che osavano sfidare “la legge dei D’Alterio” al Mof.
ALEPPO I
Per la prima operazione, madre di quella eseguita stamane, sono stati condannati in quattro che hanno scelto di essere giudicati con rito abbreviato. Il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Roma, Chiara Gallo, il 19 luglio, ha condannato la moglie di Giuseppe D’Alterio detto ‘O Marocchino, Anna D’Avia, a due anni di reclusione, con sospensione condizionale della pena, e i figli Luigi D’Alterio a 6 anni e 4 mesi, Armando D’Alterio a 3 anni, 6 mesi e 20 giorni, e Melissa D’Alterio a 3 anni e 4 mesi.
All’epoca fu scoperchiato un sistema che funzionava senza intoppi ed era riconosciuto e accettato da tutti. Un sistema che la famiglia D’Alterio, nonostante le inchieste e i sequestri degli anni passati, era riuscita a ricostruire intorno alla ditta La Suprema srl e a controllare l’indotto legato ai trasporti da e per il Mercato ortofrutticolo di Fondi. Un giro d’affari da centinaia di migliaia di euro che si improntava su una “tassa” imposta a tutte le altre ditte che riuscivano a prendere qualche commessa e a trasportare merci dal Mof: dai 100 a ai 500 euro a viaggio (a seconda del valore della commessa) ma solo dopo aver chiesto l’autorizzazione ai D’Alterio.
Da quello che si evince oggi, al Mof non era cambiato nulla. La legge dei D’Alterio era ancora vigente. Il timore profuso dalla loro “fama” era ed è ancora una cappa insistente sugli operatori del Mercato. Non bastano le fiere e le “paginate” sui giornali, purtroppo la realtà, come in questo caso, è più forte di qualsiasi retorica. Peppe D’Alterio ha dimostrato negli anni di avere contatti con clan casertani e con i clan sinti di Latina, su tutti Cha Cha e il figlio Renato Pugliese (circostanze confermate da quest’ultimo nel processo Alba Pontina); vieppiù in questa inchiesta, è stato evidenziato dagli investigatori, tramite attività di intercettazioni, che ‘O Marocchino si confrontava con un personaggio del calibro di Gennaro Cataldo, detto Gennarino l’Americano, un uomo rilevante negli equilibri di Secondigliano, sul lato degli scissionisti. Entrambi, nelle telefonate captate dagli investigatori, parlano dei loro processi bollandoli come un “accanimento” nei loro confronti. Così conclude una telefonata Gennarino l’Americano: “Queste sono le cose che si inventano sempre…pure a me“.