Omicidio Moro: la svolta nelle indagini che ha portato a due nuovi arresti scaturita dalla decisione di collaborare con lo Stato da parte di Andrea Pradissitto
Il nuovo procedimento – si legge nell’ordinanza firmata dal Gip del Tribuanale di Roma Francesco Patrone su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia – ha per oggetto il delitto di omicidio aggravato commesso in Latina in data 25 gennaio 2010 ai danni di Massimiliano Moro.
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Lo scorso 9 febbraio 2021, lo stesso Gip Patrone ha già applicato la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di Ferdinando Ciarelli detto Furt, Ferdinando Ciarelli detto Macù, Andrea Pradissitto e Simone Grenga ritenendo sussistenti gravi indizi di colpevolezza, reputando il delitto ascritto agli indagati inserito nell’ambito di una strategia di conquista e affermazione da parte del sodalizio criminale facente capo alle famiglie Ciarelli – Di Silvio della propria supremazia criminale, rispetto agli altri gruppi criminali operanti nella zona, all’interno del, territorio della provincia pontina. Si tratta, come ormai accertato da anni, anche grazie alle sentenze passate in giudicato del processo “Caronte”, della guerra criminale pontina tra i clan rom, per l’occasione uniti, dei Di Silvio e Ciarelli e la fazione non rom capeggiata da Moro e Mario Nardone.
I Pubblici Ministeri dell’Antimafia hanno avanzato una nuova richiesta di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere lo scorso 26 maggio 2021, considerando sussistenti gravi indizi di colpevolezza per l’omicidio di Massimiliano Moro anche in capo ad Antoniogiorgio Ciarelli (già indagato all’indomani dell’omicidio dal Pm di Latina Marco Giancristofaro, la cui posizione fu archiviata nel 2015) e Ferdinando Pupetto Di Silvio (già condannato per associazione mafiosa in due gradi di giudizio nell’ambito del processo denominato “Alba Pontina), ritenendo ulteriormente rafforzati gli indizi già descritti nelle precedenti indagini dalle dichiarazioni rese da Andrea Pradissitto.
Andrea Pradissitto, marito di Valentina Ciarelle e genero di Ferdinando “Furt” Ciarelli, dopo essere stato attinto da ordinanza applicativa della custodia in carcere lo scorso 9 febbraio in ragione dell’omicidio mafioso di Moro, ha chiesto di essere sentito dai magistrati inquirenti manifestando l’intenzione di seguire il percorso della collaborazione con la giustizia.
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Il 31enne è stato quindi sentito quale indagato in procedimento connesso nelle date del 20 e del 26 aprile, nonché del 27 maggio 2021, confermando la volontà di collaborare con la giustizia e fornendo una serie di informazioni su vari fatti delittuosi, compreso l’omicidio di Massimiliano Moro.
“I collaboratori – dichiara Giuseppe Pontecorvo, il Dirigente della Squadra Mobile che sta svolgendo le indagini che sono ancora in evoluzione – stanno consentendo una chiave di lettura all’interno della criminalità organizzata, aprendo importanti brecce nel muro dell’omertà, finora ritenuto impenetrabile. Uno dei compiti dello Stato è sostituire la vendetta alla giustizia, ci troviamo dunque di fronte non ad una folta schiera di traditori, come un criminale medio potrebbe pensare, ma a chi rinuncia a quello che è stato per affidarsi allo stato, riconoscendone l’autorità e le sue leggi. Il monito dunque per tutti è che dalla parte dello stato possiamo e dobbiamo stare, tutti finalmente dalla parte dello Stato”.
È nel verbale del 20 aprile 2021 che Pradissitto ha ricostruito analiticamente tutte le fasi della pianificazione e dell’esecuzione dell’omicidio del Moro, avvenuto il 25 gennaio 2010, messo in atto come reazione all’agguato subito da Carmine Ciarelli la mattina dello stesso giorno di fronte al Bar Sicuranza. Ed è proprio Pradissitto a indicare come ulteriori partecipi all’omicidio Antoniogiorgio Ciarelli, Ferdinando Pupetto Di Silvio (figlio di Lallà) e Ferdinando Di Silvio detto Gianni fratello di Armando “Lallà” Di Silvio al momento non indagato.
La DDA ha anche chiesto l’applicazione della custodia in carcere nei confronti del figlio di Carmine “Porchettone” Ciarelli, Ferdinando Ciarelli detto Macù, già scarcerato dal Tribunale del Riesame con ordinanza del primo aprile 2021 per ragioni formali-procedurali (mancata richiesta e trasmissione degli atti al Tribunale dentro i termini perentori): gli inquirenti, nei confronti di quest’ultimo, anche in ragione delle dichiarazioni rese da Pradissitto, hanno reiterato in questa sede la richiesta di misura cautelare.