OMICIDIO DI SABAUDIA: L’INDIANO UCCISO PRESO A COLPI DI MAZZA IN TESTA E SUL CORPO

Aggredito a Sabaudia, in località Bella Farnia: un uomo di nazionalità indiana è stato trovato morto dai Carabinieri

Stamani, 13 novembre, a Sabaudia, in località Bella Farnia, praticamente negli stessi momenti in cui i militari intervenivano per l’omicidio di un nigeriano a Sermoneta, i Carabinieri della stazione di Borgo Grappa e della sezione operativa della Compagnia di Latina sono intervenuti per un’aggressione subita da un uomo di nazionalità indiana. L’uomo, 48 anni, di nome Singh Ujjagar, che viveva nel residence Bella Farnia o anche conosciuto come ex Somal, è deceduto.

L’attività d’indagine da parte dei carabinieri finalizzate alla ricostruzione dei fatti è stata avviata immediatamente, anche con i primi rilevamenti sul luogo del delitto.

A indagare i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina, insieme ai Carabinieri della Compagnia di Latina, che hanno proceduto a svolgere i primi interrogatori. Già in mattinata i primi rilevamenti nel luogo dove è stato ritrovato l’uomo.

L’uomo è stato vittima di una vera e propria aggressione a colpi di mazza da baseball piovuti su tutto il corpo, anche in testa. Sono stati alcuni connazionali ad avvertire il personale sanitario che, insieme ai Carabinieri, è intervenuto sul luogo dell’aggressione, a due passi dal residence Bella Farnia in Largo Russia. Il corpo è stato ritrovato per la precisione in Via Cina.

Sul movente dell’aggressione, avvenuta durante la festa indiana del Diwali (che cade anche il 12 novembre e simboleggia la vittoria del bene sul male), i militari dell’Arma stanno lavorando alacremente e contano di poter arrivare a una svolta del caso già nelle prossime ore. Qualcuno nella comunità giura che ieri sera, con un tasso alcolico elevato, gli aggressori del 48enne hanno iniziato a discutere con la vittima per una questione dia affitto da pagare. La discussione, partita in casa, sarebbe proseguita fuori e nel campo che costeggia il residence l’uomo è stato preso a bastonate e lasciato per terra in condizioni gravi.

È così che l’uomo, che presentava segni di assideramento e anche un dito tagliato, ha passato tutta la notte ferito senza potersi muovere e solo la mattina un connazionale, vedendolo, ha avvertito i soccorsi del 118 e i Carabinieri che non hanno potuto far altro che constatare il decesso, in realtà avvenuto poco dopo all’ospedale Santa Maria Goretti.

Una circostanza da non sottovalutare, poiché significherebbe che l’uomo, forse, si sarebbe potuto salvare se i soccorsi fossero stati chiamati subito.

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La zona di Bella Farnia, come noto, è da anni meta e centro della comunità indiana di Sabaudia. Purtroppo, ancora una volta, dopo l’efferato omicidio avvenuto nell’autunno del 2021 a Borgo Montello, per cui sono stati condannati a luglio in sette, la comunità dei sikh continua a finire sulle cronache giudiziarie non solo per immigrazione, sfruttamento e caporalato, ma anche per casi di ritorsioni e spedizioni punitive.

A differenza del caso di Sermoneta, dove è stato ucciso un nigeriano di 31 anni, probabilmente al culmine di un litigio domestico, a Sabaudia il 48enne indiano è stato vittima di una deliberata aggressione.

Metodi da piccola mafia che sono stati più volte sviscerati, senza contare che le aggressioni nel mondo indiano continuano imperterrite (non hanno la dovuta attenzione perché, fortunatamente, non si arriva all’omicidio come in questo caso), dal momento che la comunità è spesso preda di ras che vogliono dominare sugli altri.

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Il caso odierno, ad ogni modo, rimanda tristemente all’omicidio consumatosi nel 2008 sempre all’ex Somal, dentro uno degli appartamenti del complesso, in cui fu vittima il 47enne Singh Manjit. Per il delitto furono condannati dal Tribunale di Latina due connazionali a 21 anni in primo grado. Assolti altri due imputati dello stesso omicidio. Successivamente, nel 2013, la Corte d’assise d’appello di Roma ravvisò che c’era un unico responsabile per l’omicidio del cittadino indiano, trovato ucciso a Bella Farnia. Si trattava dell’indiano Singh Kashmir che per quel fatto è stato condannato a 17 anni di reclusione. Assolto invece il connazionale Paul Shashi con la formula “per non aver commesso il fatto”.

Era il 5 giugno 2008, quando, al secondo piano di una villetta nel complesso ex Somal, fu trovato il corpo senza vita di Singh Manjit, lavoratore stagionale di un’azienda agricola, con regolare permesso di soggiorno. Il corpo dell’uomo presentava profonde ferite alla testa e, secondo gli investigatori, l’omicidio maturò al culmine di una violenta lite tra connazionali per futili motivi. Un’assonanza, molto probabilmente, con l’omicidio di oggi.

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