OMICIDIO BERGAMINI: UCCISA DAL GENERO CON NUMEROSI COLPI

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Debora Bergamini

Picchiata e uccisa a Latina dal genero: è ripreso il processo a carico del 46enne accusato dell’omicidio della 70enne di Latina Debora Bergamini

Reo confesso dell’omicidio della suocera, per Antonio Salvatore Zappalà, presente in aula all’interno della camera di sicurezza, è ripreso il processo che lo vede accusato di omicidio volontario. L’uomo, difeso dall’avvocato Antonio Messina del foro di Napoli Nord, è accusato davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Latina, presieduta dal Giudice Gian Luca Soana, a latere il collega Fabio Velardi e alla presenza della giuria popolare.

A dicembre scorso, il Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Pierpaolo Bortone, aveva rinviato Zappalà, in carcere dal 15 gennaio 2022 quando fu arrestato dagli uomini della Squadra Mobile e Volante di Latina. Nell’appartamento di Via Casorati, a Latina, secondo la ricostruzione degli investigatori e della Procura, la suocera di Zappalà, Debora Bergamini, fu trovata agonizzante a terra dalla figlia Stefania Cepollara, all’epoca compagna del medesimo Zappalà, il quale si dimostrò confuso sull’accaduto, arrivando anche a negare di aver mai colpito la donna.

Antonino Salvatore Zappalà
Antonino Salvatore Zappalà

Per quanto prospettato dagli inquirenti, invece, l’uomo avrebbe colpito più volte la suocera fino a farla cadere per terra. A dimostrarlo, sarebbero state anche determinate ferite sul corpo della 70enne, probabilmente presa a pugni a schiaffi dopo aver chiesto un favore domestico al genero.

Zappalà, secondo le indagini condotte dal sostituto procuratore Marco Giancristofaro, avrebbe percosso fino a far cadere per terra la suocera Debora Bergamini, disabile sulla sedia a rotelle, in preda a un accesso di ira. Il 46enne, nell’interrogatorio di garanzia, si era avvalso della facoltà di non rispondere.

Il processo, iniziato lo scorso 13 gennaio, vede la presenza delle figlie di Debora Bergamini, costituitesi parti civili e difese dagli avvocati Orlacchio, Censi e Palombi. E nell’udienza di gennaio scorso, Zappalà, presente in aula e ristretto in carcere a Santa Maria Capua Vetere, aveva rilasciato dichiarazioni spontanee chiedendo, tra le lacrime, perdono e ammettendo di aver colpito con qualche schiaffo la donna, senza la volontà di ucciderla, per poi rimetterla sulla sedia a rotelle dopo l’aggressione.

Oggi, 27 marzo, sono stati ascoltati diversi testimoni, tra cui i poliziotti della Squadra Mobile e della Scientifica che hanno realizzato rilievi e indagini. Gli investigatori hanno ricostruito tutte le fasi di indagine: a colpire la testimonianza di un poliziotto che ha riferito che, dopo l’omicidio, Zappalà avrebbe minacciato di morte le forze dell’ordine, auto-definendosi un mafioso.

Ad essere interrogato anche un vicino di casa che ha sostenuto che quel 14 gennaio 2022, quando morì Bergamini, sentì solo un gran trambusto e una operatrice del 118 che intervenne sul luogo del delitto insieme ai suoi colleghi. La donna ha specificato di aver ascoltato Zappalà mentre si rivolgeva ad altri operatori, minacciandoli nel caso in cui non avessero salvato la vita alla suocera.

Sul banco dei testimoni, anche il fratello delle due sorelle Cepollaro che ha fornito una versione diversa da quanto detto da una delle sorelle nell’udienza del gennaio scorso. La donna aveva spiegato di avere assistito in passato a un altro episodio di violenza di cui si rese protagonista Zappalà, peraltro nei suoi riguardi. Il fratello, invece, che comunque non viveva con loro, ha smentito che vi fossero screzi tra la sorella e Zappalà.

Infine, l’ultimo dei testimoni è stato il medico legale Gian Luca Marella che, interrogato, ha spiegato gli esiti dell’esame autoptico sulla vittima deceduta al Goretti, alle 20,40 del 14 gennaio 2022, dopo un intervento chirurgico. L’autopsia ha evidenziato la presenza di una emorragia a livello del cervelletto e un’insufficienza cardio-espiratoria. Diffuse le ecchimosi sul volto e le escoriazioni escoriate sulla bocca, oltreché su entrambi i seni. Secondo il medico legale, è evidente che sul volto e sul torace ha agito un mezzo contundente con cui Zappalà avrebbe colpito la vittima. Per di più, pare che l’anziana avrebbe tentato di difendersi e, in conseguenza di ciò, sarebbe scivolata e caduta dalla sedia a rotelle. C

Ad ogni morto la causa della morte è chiara: collegata a lesioni endocraniche dovuta al mezzo contundente con cui sono stati inferti numerosi colpi. Inoltre, la vittima aveva un ulteriore ematoma, sulla parte sinistra della testa, risalente a giorni prima e non causa del decesso. Un ematoma che secondo il medico è stato causato da trauma: o una caduta o un’aggressione.

La prossima udienza che si svolgerà il 17 aprile vedrà la testimonianza, video collegato da Catania, del padre di Zappalà, il quale, all’epoca dei fatti, viveva in casa con il figlio, l’allora compagna e la vittima.

A margine, a fine udienza, la Corte d’Assise, su richiesta dell’avvocato Palombi, ha disposto il dissequestro dell’immobile di Via Casorati 5, ossia dove è stata uccisa Debora Bergamini.

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