DELITTO BERGAMINI, IL 44ENNE NON RISPONDE ALL’INTERROGATORIO: GIP CONVALIDA CARCERE

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Debora Bergamini

Picchiata e uccisa a Latina dal genero: è stato interrogato dal Giudice per le indagini preliminari Giuseppe Cario il 44enne accusato dell’omicidio della 70enne di Latina Debora Bergamini

Il Gip del Tribunale di Latina ha interrogato Antonino Salvatore Zappalà, l’uomo che, sabato scorso 15 gennaio, è stato arrestato dagli uomini della Squadra Mobile e Volante di Latina. Zappalà, secondo le indagini svolte fino ad ora, condotte dal sostituto procuratore Marco Giancristofaro, avrebbe percosso fino a far cadere per terra la suocera Debora Bergamini, disabile sulla sedia a rotelle, in preda a un accesso di ira. Il 44enne si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Antonino Zappalà

Il movente ancora non è chiaro e saranno importanti il sopralluogo ulteriore della Polizia Scientifica nell’appartamento di Via Casorati dove la donna è stata trovata agonizzante a terra dalla figlia Stefania, compagna di Zappalà, e l’autopsia del medico legale Gianluca Marella programmata per domani martedì 18 gennaio. Zappalà, sin dal momento dell’arresto, si è dimostrato confuso sull’accaduto, arrivando anche a negare di aver mai colpito la donna.

Davanti al Gip Cario, Zappalà, che quel giorno è stato trovato dai poliziotti in uno stato alterato dall’alcol e reticente a indossare la mascherina (a suo carico anche l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale per essersi opposto agli agenti di Polizia), avrebbe, secondo gli investigatori, colpito più volte la suocera fino a farla cadere per terra. A dimostrarlo, sarebbero anche determinate ferite sul corpo della 70enne, probabilmente presa a pugni a schiaffi dopo aver chiesto un favore domestico al genero.

Fatto sta che la donna, comunque già debilitata da uno stato di disabilità, era a terra nell’appartamento mentre l’uomo, al ritorno della compagna Sara, si trovava in casa come se nulla fosse accaduto.

Il Gip Cario ha convalidato gli arresti e stabilito il carcere per Zappalà, collegato in video-conferenza e difeso dall’avvocato Roberto Perrino.

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