NONNISMO AL COMANI, LA COMPAGNA DI CORSO: “LE PACCHE SU SPALLE E NATICHE ERANO CONGRATULAZIONI, UN SIMBOLO”

Giulia Schiff
Giulia Schiff

Nonnismo all’Aeroporto Comani di Latina: è ripreso il processo che vede sul banco degli imputati otto militari accusati di violenze nei confronti dell’ex allieva ufficiale Giulia Schiff

Davanti al giudice monocratico del Tribunal”e di Latina, Laura Morselli, è ripreso il processo che ha ad oggetto le violenze avvenute all’interno dell’Aeroporto Comani di Latina e contestate a otto militari. Gli imputati devono rispondere di lesioni e violenza privata: si tratta di otto degli ex compagni di corso della 24enne Giulia Schiff alla scuola di volo per allievi ufficiali piloti.

Una udienza, quella odierna, che ha visto la testimonianza di una ex compagna di addestramento di Schiff, Annalucia Rombolà: entrambe hanno condiviso il percorso per diventare pilota ma dove Schiff lamenta il discusso rito del battesimo di volo tra pacche violente e frustate su schiena e sedere, l’altra, ossia la testimone di oggi, inquadra quelle “usanze” come parte integrante del proprio percorso, anzi un vero e proprio simbolo. Ma andiamo con ordine.

A marzo, si è svolta un udienza fiume che si è protratta fino alla sera, nella quale sono stati mostrati dall’accusa due video che riprendevano la scena della violenze. A parlare, in qualità di testimone e parte civile, è stata proprio l’ex allieva ufficiale, nata a Bormio, Giulia Schiff. La 24enne che il 7 aprile 2018, così come da denuncia presentata da lei stessa a ottobre di quell’anno, ha raccontato cosa accadeva all’Aeroporto militare del Comani di Latina una volta che un provetto ufficiale affrontava il cosiddetto “battesimo di volo”.

Nel frattempo, in questi giorni, è stata notificata al generale Leonardo Tricarico, ex Capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare, la condanna per diffamazione ai danni di Giulia Schiff: un decreto di penale di condanna con una multa da 700 euro emesso dal tribunale di Venezia. A costare la condanna al generale le dichiarazioni in cui ha paventato la falsità delle foto prodotte da Giulia Schiff a dimostrazione delle lesioni subite alla scuola per piloti. Commenti che sono andate in onda su “Tv8” in occasione della puntata del 18 marzo 2021 del programma televisivo “Ogni mattina”.

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Sul banco degli imputati, dinanzi al Tribunale di Latina, ci sono, Matteo Pagliari, di San Severino Marche, Ida Picone, di Vicenza, Andrea Angelelli, di Copertino, Leonardo Facchetti, di Manerbio, Joseph Garzisi, di Patrica, Luca Mignanti, di Montalto di Castro, Andrea Farulli, di Gessate, e Gabriele Onori, di Tivoli. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Scafetta, Siracusano, Guida, Dulvi, Siciliano, Floccher e Chiabotto.

A inizio udienza, Massimiliano Strampelli, l’avvocato difensore di Giulia Schiff, presente in aula insieme al marito, ha dichiarato al giudice di ritirare la propria costituzione civile nei confronti di uno degli impuati: Ida Picone. “Per noi è estranea al fatto come si evince dai video”, ha detto il legale. Di conseguenza, il giudice ha ritirato, solo per la posizione di Picone, anche la responsabilità civile del Ministero della Difesa, assistito dall’avvocatura di Stato.

Due i testimoni odierni: oltreché all’ex compagna di corso al Comani della parte civile Schiff, anche un tenente colonnello dell’esercito Leonardo Mutolo che ha redatto, su incarico della Procura militare, la relazione in cui è stata analizzato il materiale foto e video del famigerato battesimo di volo avvenuto ad aprile di cinque anni fa.

Il rappresentante dell’esercito ha esaminato le fotografie e i video che immortalano il rito del battesimo, compreso il cosiddetto circuito, una volta che gli allievi avevano finito il proprio esame di volo, e il bagno in piscina. Il miliare ha confermato quanto visto nella scorsa udienza all’interno dei video: Schiff che viene portata a faccia in giù dai suoi compagni di corso, le pacche su spalle e natiche e quelli che il tenente colonnello definisce pezzetti di legno sottili che erano battuti sul corpo della parte offesa. Dal velivolo si andava in piscina, non prima di venire sbattuti con la testa contro l’areo presente in pista. “Schiena, glutei e gambe – ha detto il tenente colonnello – erano pieni di segni temporanei, compatibili con l’azione lesiva di foto e video. Segni lesivi compatibili con scudiscio e di colore rossastro. Lesione dei vasi superficiali dovuta a pressione come fosse puntura di zanzara”.

E rispetto alle foto dell’altra allieva ufficiale, ripresa in un ulteriore video esaminato dal militare: le lesioni temporanee erano praticamente identiche, cambiava solo la posizione.

Dopodiché, l‘udienza è entrata nel vivo con la testimonianza dell’allora allieva ufficiale, compagna di corso di Schiff, la quale aveva svolto l’esame dopo la 25enne di Bormio e partecipato ovviamente al cosiddetto battesimo di volo una volta finito l’esame.

L’allora allieva ufficiale, che oggi è un tenente dell’aeronautica in servizio a Catania, ha confermato il rito del battesimo di volo, ma dandogli un significato diverso. Per Schiff sono stati abusi, per lei solo il coronamento di un sogno. “Dall’aereo – ha spiegato la giovane tenente al Pubblico Ministero, all’avvocato di parte civile e al collegio difensivo molto agguerrito – ci portavano in braccio verso la piscina, non prima di aver percorso il circuito intorno alla pista. Venivamo presi a faccia in giù e sollevati. Facciamo il circuito e poi c’era una ala dell’aereo dove venivamo sbattuti con la testa, poi ci lanciavano in piscina“.

E rispetto alle pacche e alle frustate col fuscello? “Durante il percorso i colleghi ci davano delle pacche di congratulazioni e ci colpivano col fuscello, tipo filo d’erba, ma non in maniera aggressiva“. Al che il Pubblico Ministero le ricorda che, a verbale, la stessa testimone aveva spiegato nell’interrogatorio del giudice militare “che era stata colpita da frustino”. Oggi, però, per la tenente, che ha minimizzato decisamente la portata dell’evento, “erano solo frustatine, avevo solo dei lividi. Le pacche simboleggiano solo congratulazioni“. Eppure, le ricoda il Pm, “nel 2019, durante l’interrogatorio, lei disse che erano percosse“.

“Sì – ha detto l’ex allieva ufficiale – erano percosse con le mani che simboleggiano la fatica e la durezza patite per arrivare a raggiungere l’obiettivo di diventare ufficiale. È stata dura: studio, imparare ad atterrare. Alla fine, quel momento, dopo l’esame da pilota, è stato gioia e dolore per arrivare a diventare pilota: un simbolo di tutta la sofferenza“. Praticamente per la testimone quelle pacche oggettivamente vigorose su schiena, natiche e gambe, che lasciavano segni rossastri e lividi – definiti dal consulente della Procura militare come “lesioni temporanee”- erano un simbolo.

“Prima di essere gettati in piscina – spiega ancora la testimone – abbiamo battuto la testa contro l’ala dell’areo 3 volte. I miei colleghi mi hanno spinto 3 volte a mo’ di ariete contro l’ala del velivolo che, però, era di alluminio completamente cavo“.

Nella deposizione della tenente c’è evidentemente un diverso punto di vista, un confine labile tra accettazione, orgoglio oppure semplice omologazione. Qui si gioca il processo: fu una violenza o una goliardata dettata dai codici interni da spogliatoio?

A sentire l’ex compagna di corso di Schiff, quel rito non era niente di che. Eppure, i segni dei colpi subiti erano presenti anche sul corpo della testimone odierna. Una circostanza che anche la stessa tenente – che pur non avendo denunciato era stata individuata dalla Procura come parte offesa – ha dovuto ammettere una volta che il Pm le ha mostrato le foto con i suoi glutei dopo le pacche.

La giovane non era presente al battesimo di volto di Schiff, mentre quest’ultima aveva partecipato sia al suo che a quello di altri colleghi (al rito di battesimo di volo vengono sottoposti tutti: uomini e donne). “Sì – spiega la testimone – ho visto tutte le mie colleghe con i segni perché le docce erano in comune. Di questo battesimo ce lo avevano raccontato, ma mai nessuno è andato a parlare con i superiori dei fuscelli o a lamentarsi delle pacche. E nessuno ha mai ritenuto di andare in infermeria poiché erano solo lividi”.

“Io – continua l’ex allieva del Comani – ero persona offesa e non lo sapevo neanche. Inizialmente eravamo a una certa distanza dai colleghi che oggi sono imputati. Ma vivevo con loro e dopo ci siamo spiegati perché io ero parte offesa per la procura militare ma non avevo denunciato”.

Successivamente, un altro particolare. “Potevamo anche non farlo il battesimo di volo e se uno avesse detto basta, il rito sarebbe stato sospeso. Io non ricordo che Schiff avesse manifestato perplessità e dopo il battesimo non ha avuto nessun comportamento diverso. Nessuno si è lamentato tra i colleghi e ricordo che Schiff non è andata in infermeria, anche perché annotavamo ogni volta che qualcuno ne faceva richiesta”.

La difesa degli imputati, tramite le domande rivolte alla testimone, ha poi voluto far emergere uno scenario da maturandi che hanno finito un percorso di studi, tanto è che molto si è battuto sulla circostanza per la quale fu la stessa Schiff a realizzare un disegno a fine corso che raffigurava una esperienza positiva.

E poi, secondo la testimone, “nessuno era mai stato ostile con Schiff, né lei si era lamentata di bullismo…poi lei ha provato a contattarmi e mi chiedeva se avessi un avvocato. Alle mie domande sul perché me lo chiedeva, Schiff non me lo spiegò”

Insomma, la testimonianza dell’attuale tenente dell’aeronautica ha voluto manifestare un punto di vista in cui nulla sarebbe successo al Comani. Niente nonnismo, ma solo un rito da caserma per cui ognuno avrebbe avuto la libertà di sospenderlo, laddove avesse voluto. “Dopo il battesimo eravamo sorridenti e nessuno si stava lamentando“.

Un quadro felice tutto sommato, anche se la tenente, che ha dovuto interrompere la testimonianza per un leggero malore o forse per la tensione, ha ammesso senza probabilmente rendersi conto che la vita non era così facile e omologarsi al gruppo costituisce un modo per sopportare meglio: “Devi crearti un legame per sopravvivere in accademia“. Sopravvivere, un verbo che non sfugge.

Il processo riprenderà il prossimo 22 gennaio.

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