“FRUSTATE E COLPI DA NON RIUSCIRE A RESPIRARE”, GIULIA SCHIFF PARLA IN AULA. MOSTRATI I DUE VIDEO CHOC

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Giulia Schiff
Giulia Schiff

Nonnismo all’Aeroporto Comani di Latina: udienza chiave nel processo che vede sul banco degli imputati otto militari accusati di violenze nei confronti dell’ex allieva ufficiale Giulia Schiff

Un udienza fiume che, iniziata con notevole ritardo, si è protratta fino alla sera. A parlare, in qualità di testimone e parte civile, è l’ex allieva ufficiale, nata a Bormio, Giulia Schiff. La 24enne che, il 7 aprile 2018, così come da denuncia presentata da lei stessa a ottobre di quell’anno, ha raccontato cosa accadeva all’Aeroporto militare del Comani di Latina una volta che un provetto ufficiale affrontava il cosiddetto “battesimo di volo”.

Sul banco degli imputati, dinanzi al Tribunale di Latina, presieduto dal giudice monocratico Laura Morselli, ci sono, accusati di lesioni, violenza privata e minacce, Matteo Pagliari, di San Severino Marche, Ida Picone, di Vicenza, Andrea Angelelli, di Copertino, Leonardo Facchetti, di Manerbio, Joseph Garzisi, di Patrica, Luca Mignanti, di Montalto di Castro, Andrea Farulli, di Gessate, e Gabriele Onori, di Tivoli. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Scafetta, Siracusano, Guida, Dulvi, Siciliano, Floccher e Chiabotto.

Difesa dall’avvocato Strampelli, la 24enne veneziana di Mira – che nel frattempo, dopo la definitiva espulsione dall’Arma Azzurra avvenuta nel 2021, con sentenza del Consiglio di Stato, ha intrapreso la via della legionaria a fianco degli ucraini contro l’invasione russa, peraltro sposandosi con un commilitone e fondando un’organizzazione di beneficenza di supporto alle milizie – aveva denunciato le frustate e violenze subite durante una sorta di iniziazione tutto interna ai riti dell’Aeronautica militare. La giovane mostrò anche un video in cui veniva documentato tale rito di iniziazione. Schiff aveva raccontato di aver subito schiaffi, essere stata spinta contro una rete metallica e, infine, di essere stata buttata in una piscina.

Del caso si erano interessate due Procure, quella di Latina e quella militare di Roma. Il procuratore militare Antonio Sabino aveva così scritto nel capo d’accusa: “Tutti i sergenti, nel contesto di una celebrazione di tradizione goliardica denominata “tuffo nella piscina del pingue“, sollevavano da terra e trasportavano in posizione orizzontale, la paricorso sergente allievo ufficiale Schiff e, tenendola ferma per le gambe e le braccia, con dei fustelli di legno le infliggevano violenti colpi sul fondoschiena e pugni; quindi, le facevano urtare la testa contro la semi-ala in mostra statica posta in prossimità di una piscina, dove, infine, la gettavano: con tale condotta usavano violenza nei confronti della predetta sergente Schiff, cagionandole plurime escoriazioni ed ecchimosi ai glutei”. Il processo, ad ogni modo, si celebra con rito ordinario presso il Tribunale di Latina, dopo che la Cassazione ha ritenuto non fosse competente il tribunale militare. L’accusa, a Latina, è sostenuta dal Pm Valentina Giammaria che oggi, 20 marzo, era sostituita in Aula dal Pm onorario Forte.

Nel collegio di difesa presenta anche l’Avvocatura di Stato poiché, a maggio 2022, il Ministero della Difesa è stato ritenuto responsabile civile quindi chiamato a risarcire la parte offesa Giulia Schiff, nel momento in cui ci dovessero essere delle condanne a carico degli imputati.

Un’udienza, come accennato, lunghissima, che ha visto esaminata Schiff dal Pm e contro-esaminata la veneziana dal proprio avvocato difensore Strampelli e dagli altri avvocati degli imputati, presenti in aula. Nel corso dell’udienza sono stati mostrati anche non un uno, ma ben due video di quel fatidico 7 aprile 2018. Video che riprendono la scena dell’iniziazione a suon di pacche sulle spalle, frustate sulle natiche dell’ex allieva, utilizzata anche come ariete contro un’ala di un areo e, infine, il tuffo nella piscina.

Il giudice Morselli, dapprincipio, ha limitato a sei i testimoni, compresi i consulenti, per ciascuna delle parti, oltreché a quelli del Pm.

“A ottobre 2018 – ha esordito Schiff – ho presentato querela per le violenze subite durante il battesimo di volo, segnalando quello che era successo il 4 aprile 2018. Andai a fare l’esame finale, lo supero e come previsto c’è un volo solista, cioè da sola. Si trattava di un giro sull’aeroporto militare di Latina. Atterro e come da tradizione devo essere presa senza toccare terra ed essere gettata in piscina“.

Pare che questa sorta di rito si sia iniziato a sviluppare, nel modello che comprende le cosiddette pacche goliardiche, negli ultimi anni. Pacche che, spesso, come ha spiegato Schiff, “vengono strumentalizzate per sfogare rabbia repressa“.

L’ex allieva ha ripercorso quel giorno, non senza tradire emozione e tensione per quell’episodio che sarebbe potuto essere “il più bel giorno della mia vita, mentre vorrei cancellarlo adesso“. La ragazza ha citato uno per uno i suoi denunciati, anche con l’aiuto del Pm. E per ricordarseli, Schiff si è anche girata verso le persone presenti in aula in modo tale da guardare in faccia gli imputati. Dopo essere scesa dal suo volo che l’avrebbe fatta diventare ufficiale dell’Arma Azzurra, l’allieva ha raccontato di essere scesa dal velivolo senza toccare terra, sorretta dai suoi ex compagni, ora imputati. “Qualcuno mi reggeva, qualcuno mi dava pacche…Farulli mi dava proprio frustate con un ramo d’alloro. Mentre mi trasportavano mi arrivavano pacche e colpi”. Anche la collega dopo di lei, ha dovuto subire lo stesso trattamento con la sola differenza che, la sera, sotto la doccia, mentre Schiff si contava ematomi e lividi, l’altra ragazza si compiaceva delle botte ricevute, “era orgogliosa“.

“Le pacche e i colpi non erano carezze – ha detto Schiff – ho sentito colpi sulla schiena tanto che non riuscivi a respirare. Forse non mi sono divincolata abbastanza, non ero padrona del mio corpo. Sarebbe potuto essere il giorno più bello della mia vita, ma ora lo cancellerei. Mi hanno buttato dentro la fontana e dopo mi hanno dato altre botte. Dopo c’è stata la cerimonia”.

Prima del tuffo, “da tradizione mi hanno afferrato da sotto la pancia, preso la rincorsa e a mo’ di ariete mi hanno fatto battere la testa contro l’ala dell’aereo, due volte…la seconda volta ho cercato di piegare la testa perché mi faceva male…poi mi hanno fatto dondolare per le braccia e le gamba e gettato in piscina. Contro l’ala ho sentito molto male”.

Di questo rito sono stati datti due video, mostrati in aula, e sezionati quasi fotogramma per fotogramma dall’avvocato difensore di Schiff: un video, realizzato con la GoPro da parte di Pagliari; un ulteriore video realizzato dal sottotenente Benetel col cellulare di Schiff, proprio perché avrebbe dovuto essere un ricordo indelebile.

Pagliari, ha detto Schiff, “con una mano riprendeva e con l’altro mi dava frustate con il frustino“. Un particolare che si vede molto bene in aula, così come le due botte violente della testa contro l’ala dell’aereo. Dopo quel rito, “le foto sul mio corpo che ho fatto sono successive al battesimo. Le ho fatto vedere a mio padre, pilota in congedo, che sì è arrabbiato ed è rimasto scioccato. Mi ha detto che alla sua epoca non esistevano queste cose e mai aveva sentito di questa tradizione. Come ex ufficiale si è vergognato e la cosa andava riferita”.

Le foto scattate da Schiff, anch’esse mostrate in aula dal Pm, ritraevano ematomi e lividi subito dopo l’iniziazione e anche diversi giorni dopo: macchie violacee sul lato sinistro della coscia, chiazze e macchie fino a 20 giorni dopo. “Dopo il battesimo non potevo sedermi e non riuscivo a dormire. Ho notato che avevo perso del siero dalle ferite“.

Ferita nel corpo e nello stato d’animo, Schiff ha raccontato che “non è stato possibile andare al pronto soccorso e ci era stato spiegato che la cosa doveva rimanere tra piloti. Chi andava in infermeria sarebbe stato emarginato. Io mi confidai col sottotenente Benetel, che si occupava dell’inquadramento degli allievi del corso, dicendo che non volevo partecipare al battesimo, avendo visto quello di altri colleghi che mi avevano turbato. A Benerel dissi che se il battesimo prevedeva frustate non volevo farlo”. Poi, obtorto collo, secondo Schiff, si è data al rito di iniziazione prendendo “frustate anche sulla mano perché provai a proteggermi. Dopo il lancio in piscina ho ricevuto ancora pacche forti sulle spalle, dopo aver tentato di sfilare il frustino”. E in effetti da entrambi i video, sia le pacche violente che le frustate con un filo in legno sono evidenti: colpi dati soprattuto contro le natiche e la schiena.

“Nei giorni precedenti Facchetti mi aveva detto che mi avrebbero menato per far male e successivamente mi avrebbero strappato i peli…Non volevo essere malmenata. Benetel mi disse che se non lo fai ti fai emarginare”. Tradotto: se non ti sottoponevi al rito saresti stato bollato come un debole, così come se ti fossi rivolto all’infermeria “saresti stata una sfigata“.

Rispondendo a una domanda di un avvocato del collegio difensivo, la 24enne ha ribadito: “Ero piena di dolori dappertutto, ero scossa e confusa. Ho presentato querela dopo mesi (nda: il fatto è di aprile 2018, la querela è dell’ottobre 2018) perché avevo paura di essere estromessa dall’aeronautica. Come previsto, una volta denunciato, sono stata cacciata“.

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