NONNISMO AL COMANI, IL PADRE DI SCHIFF AL PROCESSO: “MIA FIGLIA MI DISSE CHE AVEVA IL SEDERE DILANIATO”. ASCOLTATA L’EX MINISTRA

Nonnismo all’Aeroporto Comani di Latina: è ripreso il processo che vede sul banco degli imputati otto militari accusati di violenze nei confronti dell’ex allieva ufficiale Giulia Schiff

Davanti al giudice monocratico del Tribunale di Latina, Mario La Rosa, è ripreso il processo che ha ad oggetto le violenze avvenute all’interno dell’Aeroporto Comani di Latina e contestate a otto militari. Gli imputati devono rispondere di lesioni e violenza privata: si tratta di otto degli ex compagni di corso della 25enne Giulia Schiff alla scuola di volo per allievi ufficiali piloti.

Ad essere ascoltato come testimone chiamato dalla parte civile Giulia Schiff, assistita dall’avvocato Massimiliano Strampelli, è stato il padre Dino Schiff, pilota per 16 anni ed ex appartenente dell’Aeronautica.

Il padre della giovane è sembrato molto diretto, spiegando di come la figlia, dopo il battesimo di volo avvenuto ad aprile 2018, gli mandò un vocale su Whatsapp. Un audio eloquente: “Mia figlia – ha detto l’ex pilota – mi disse: ho il sedere dilaniato“.

“Lei – ha proseguito il padre in uno dei passaggi più rilevanti della sua testimonianza – non aveva prestato il consenso al battesimo di volo con fuscelli e botte. Il rito è cambiato dopo il 2000, me lo disse un collega, il colonnello Nardini”. Secondo il padre di Schiff, il rito era diventato più violento negli anni. Una circostanza che più volte è stata ripresa dal giudice monocratico La Rosa, il quale ha spiegato che nel processo non è in ballo se stabilire la violenza o meno del rito all’interno dell’aeronautica militare, piuttosto i fatti nudi e crudi: se la ragazza fu colpita tanto da causarle lesioni e se aveva in qualche modo chiesto che quel rito fosse bloccato.

“Giulia – ha continuato il padre – mi disse che i colleghi non furono mai puniti come lei e, dopo il battesimo di volo per cui si era lamentata, fu attenzionata e sempre più oggetto di punizioni. Sempre più spesso veniva controllata e molte volte lasciata in punizione, da sola, dentro l’accademia: in consegna”.

Dopo l’episodio che divenne mediatico a partire dal 2019, la giovane provò a cercarsi un lavoro ma, secondo il padre, fu sempre penalizzata: “Quando sapevano chi era, veniva rifiutata“.

Successivamente, il padre ha racconto dell’aspetto più recente di Giulia, ossia di quando si è arruolata per la guerra in Ucraina, al servizio delle milizie di Zelensky: “Si è arruolata perché si sente una militare e ha pensato di poter aiutare coloro che avevano bisogno“. Ad ogni modo, fu quando l’uomo vide il video della figlia durante il battesimo di volo che realizzò ciò che era accaduto: “Andai su tutte le furie e mandai le immagini al generale Nuzzo. Lui mi contattò la stessa sera, e lo fece per capire cosa volessimo fare. Solo con l’accesso agli atti capimmo che era stata denunciata”.

Giulia Schiff fu espulsa dall’aeronautica l’11 ottobre 2018 per insufficiente attitudine militare, eppure, tiene a ribadire il genitore, “Io ero veramente incazzato e feci sapere che all’areonautica gli stava scoppiando una bomba in mano“. La ragazza denunciò i fatti dopo la denuncia dell’Aeronautica. Una catena di accuse e contro-accuse che ha portato al processo odierno,

Secondo la difesa e la testimonianza del padre, il suo battesimo di volo fu più violento rispetto a quello degli altri. La 25enne, che nel 2018 aveva 19 anni, avrebbe partecipato anche agli altri battesimi di volo degli altri collegi “solo perché era un obbligo”. Il padre non ha mostrato arretramenti nella sua versione neanche quando uno degli avvocati della difesa gli ha mostrato gli altri battesimi di volo: fotografie in cui la Schiff impugna i famigerati fustelli, come a dire che la stessa parte civile odierna si sarebbe comportata come coloro che oggi accusa.

Ha provato a sminuire l’accaduto, invece, un altro testimone di parte civile, il capitano Benetel che, ai tempi del corso in aeronautica di Schiff, aveva la funzione di cerniera tra i vertici e i ragazzi aspiranti a diventare piloti. Secondo il capitano, però, Schiff non avrebbe subito un trattamento peggiore durante il battesimo di volo, né lui si accorse che la ragazza si lamentava e piangeva, pur essendo l’autore del filmato, peraltro mostrato in aula in una precedente udienza e acquisito dal Tribunale. Interrogato dall’avvocato Strampelli, però, il capitano ha ammesso: “Ho fatto anche io nel 2013 il battesimo di volo, ma non sono stati usati i fustelli”. Niente fustelli, ma il rito che prevede di sbattere l’allievo sull’ala dell’aereo parrebbe esserci da sempre. E allora perché furono utilizzati i fustelli? Il capitano risponde quasi asetticamente: “C’erano questi arbusti e i ragazzi decisero di prenderli per fare questo rito. Ricordo che quando Giulia è stata presa dai colleghi, ma non ho mai pensato che il battesimo è stato diverso da tutti gli altri. Non c’è stato qualcosa di specifico. Sono stati usati strumenti per percuotere la Schiff su varie parti del corpo, su gambe e piedi. Certo le pacche e gli schiaffi non sono piacevoli, nel momento creano fastidio, ma a me personalmente, quando li ho subiti, non hanno dato disagio, anche io avrò detto basta ma non posso dire se Giulia piangeva perché ero lontano dalla scena”.

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Per quanto riguarda l’attitudine di Schiff alla vita militare, il capitano ha ripetuto praticamente la versione ufficiale con cui la giovane è stata espulsa. “Aveva ottime qualità, ma era poco matura e aveva difficoltà a comprendere le regole. Ha rimediato tante punizioni, mai così tante che io ricordi sono state subite da un allievo ufficiale. Ogni volta che le veniva spiegato il perché della punizione, lei diceva di aver capito, ma poi ci ricadeva e ha collezionato diverse punizioni. Utilizzava il cellulare quando non poteva, ad esempio”.

Di diverso tenore, la testimonianza dell’ex Ministro della Difesa, Elisabetta Trenta che ha spiegato di essere venuta a conoscenza della vicenda di Schiff tramite i social. “Ho chiesto spiegazioni – ha detto Trenta – al Capo di Stato Maggiore, che era stato mio capo di gabinetto, e mi disse che erano in corso accertamenti da parte dell’Aeronautica”.

“Del rito di battesimo si parlava, era di dominio pubblico. Poi mi hanno mandato la chiusura di una inchiesta sommaria sostenendo che era stato compiuto un rito goliardico, ma io ho sempre avuto dubbi. Nella indagine veniva scritto che non dovevano essere aggiunti altri elementi, si parlava solo della piscina”. Peraltro, Trenta, che all’epoca disse da ministro che avrebbe approfondito la vicenda, ha rimarcato che il fatto così come descritto dall’inchiesta interna era diverso da ciò che si vedeva nei video e nelle immagini che cominciavano ad essere pubblicati da siti e giornali. “La chiusura dell’inchiesta – ha scandito verbalmente Trenta – non riportava esattamente cosa si era verificato”.

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Nel corso della sua testimonianza, è stato evidenziato dal collegio difensivo un altro particolare teso a minare l’attendibilità di Trenta: l’ex ministro del Governo Conte I, infatti, è stata in seguito ufficiale di nozze civile della Schiff. “Ho conosciuto Giulia nel 2021 – ha ammesso Trenta – io le scrissi e poi lei venne a una presentazione del mio libro”. Alla fine, il commento della ex ministra in chiusura della sua testimonianza rivolto al giudice La Rosa: “Avrei voluto essere più utile a tutti”.

Infine, sono sfilati gli ultimi due testimoni: il medico legale, consulente della parte civile, che ha visitato Schiff nell’ottobre 2021, a tre anni e mezzo dal battesimo di volo. Il medico ha visionato le fotografie che ritraevano la ragazza dopo le “scudisciate”: secondo il professionista, una piccola cicatrice sulla coscia sinistra è diretta conseguenza delle frustate. A concludere una udienza molto sentita, è stata la psicologa, nominata dalla difesa di Schiff: la ragazza avrebbe subito dalla vicenda un danno psichico ed esistenziale. “È più istrionica che narcisista, ma perché ha cercato di reagire a ciò che le era accaduto. Essere espulsa ha inciso perché ha comportato una perdita esistenziale, ha perso il sogno nel cassetto: volare come aveva fatto il padre“.

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Sul banco degli imputati, come noto, per un processo che riprenderà a giugno, ci sono Matteo Pagliari, di San Severino Marche, Ida Picone, di Vicenza, Andrea Angelelli, di Copertino, Leonardo Facchetti, di Manerbio, Joseph Garzisi, di Patrica, Luca Mignanti, di Montalto di Castro, Andrea Farulli, di Gessate, e Gabriele Onori, di Tivoli. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Scafetta, Siracusano, Guida, Dulvi, Siciliano, Floccher e Chiabotto. Schiff, invece, come detto, è difesa dall’avvocato Massimiliano Strampelli.

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