NETTUNO SCIOLTA PER MAFIA: APPALTI, APPETITI EDILIZI E LA NDRINA IN AGGUATO

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Nettuno

Nettuno: resa pubblica la relazione che ha portato allo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni della criminalità organizzata

È una relazione firmata dal Ministro dell’Interno piuttosto asciutta ma non per questo di scarsa rilevanza quella resa pubblica da poche ore. Si tratta di quattro pagine in cui il Ministero dell’Interno dà conto del lavoro della commissione d’accesso al Comune di Nettuno insediatasi dopo la maxi operazione di Direzione Distrettuale Antimafia e Carabinieri denominata “Tritone” che, lo scorso febbraio, ha portato a 65 arresti e, pochi giorni fa, alla fissazione dell’udienza preliminare per gli stessi coinvolti. Ai vertici di ben due sodalizi legati alla ‘ndrangheta di Santa Cristina d’Aspromonte in provincia di Reggio Calabria e di Guardavalle in provincia di Catanzaro, secondo l’ipotesi della magistratura, vi sono Giacomo Madaffari, Bruno Gallace e Davide Perronace.

Come noto, si tratta di una indagine importantissima che ha rilevato una vera e propria locale di ‘ndrangheta tra Anzio e Nettuno. Entrambi i Comuni sono stati sciolti per mafia per decisione del Consiglio dei Ministri e ad amministrare saranno dei commissari nominati con decreto del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

A Nettuno, il Prefetto Antonio Reppucci è affiancato dal vice-Prefetto Tania Giallongo e dal dirigente di seconda fascia Gerardo Infantino.

Ebbene, nella relazione del Ministro dell’Interno al Presidente della Repubblica inviata per il comune di Nettuno, si legge che “gli elementi forniti dall’indagine hanno evidenziato la stabile presenza sul litorale romano di clan di stampo mafioso, in particolare di consorterie legate organicamente alla ‘ndrangheta calabrese di cui costituiscono una articolazione denominata “locale”, operante nei comuni di Anzio e Nettuno“.

Una criminalità organizzata radicata che utilizza forme di condizionamento e infiltrazione nelle amministrazioni. La stessa relazione prefettizia ha rilevato che la ndrina dedita a vari traffici illeciti – droga, estorsioni, intestazione fittizia di beni – si caratterizza “con coinvolgimenti anche nella politica locale” che già hanno determinato lo scioglimento per mafia del Comune di Nettuno nel 2005.

La commissione d’indagine, arrivata dopo gli arresti di febbraio, ha analizzato lo svolgimento e gli esiti della tornata amministrativa del 2019 che ha visto vincenti le liste collegate all’ex sindaco di Nettuno, Alessandro Coppola. L’indagine ispettiva ha evidenziato, innanzitutto, una parziale continuità con la consiliatura sciolta nel 2005 per le rilevate infiltrazioni della criminalità organizzata, in quanto alcuni dei componenti dell’alleanza civica di centrodestra (assessori e consiglieri) hanno fatto parte di quella precedente amministrazione. Sono emersi elementi “circa un vero e proprio supporto elettorale” da parte della ndrina alla compagine elettorale del sindaco di Nettuno e anche in favore di alcuni consiglieri comunali: presenti anche contatti telefonici tra il sindaco Coppola e un soggetto ritenuto contiguo alla locale criminalità organizzata; cosi anche risultano captazioni ambientali di consiglieri e assessori comunali nelle quali viene avanzata la richiesta di appoggio elettorale, a soggetti riconducibili alle note famiglie di ndrangheta.

Tra gli amministratori viene evidenziata la figura di un consigliere comunale nei cui confronti sono state accertate frequentazioni con ambienti malavitosi e che, inoltre, risulta essere stato rappresentante legate di una ditta nel cui assetto societario figurano soggetti, uno dei quali considerato di particolare spicco criminale. La locale di ‘ndrangheta ha sostenuto anche un altro candidato, primo dei non eletti, entrato comunque nel consiglio comunale di Nettuno a seguito di surroga dopo la nomina ad assessore di altro componente. Per l’amministratore c’è stato l’interessamento di un suo congiunto, che ha ricoperto cariche elettive in un comune limitrofo, e che ha richiesto appoggio elettorale ad un noto esponente mafioso del posto.

Tante le criticità, le anomalie, le irregolarità nel corso della procedura negoziata, finanziata dalla Regione Lazio, per la fornitura del materiale informativo e servizio di assistenza per la gestione telematica e degli accessi alle spiagge. E anche qui c’è stato l’interessamento di un assessore comunale. E non mancano cartellini rossi anche per i piani di riqualificazione urbana approvati dalla Regione Lazio per Nettuno: cambi di destinazione d’uso di aree agricole e opere di urbanizzazione finiti direttamente negli appetiti della ‘ndrangheta. Infatti, sono tanti i nomi riferibili alla ndrina che figurano come proprietari dei fondi inseriti nelle aree interessate dai piani.

E ancora, non potendo mancare in una città di mare, copiose le irregolarità nell’assegnazione delle concessioni balneari di spiaggia libera sia sul versante delle gare che su quello di chi se le è aggiudicate. “La commissione d’indagine – si legge nella relazione ministeriale – ha segnalato che le aree messe a gara sono state rinnovate agli stessi soggetti già concessionari, molti dei quali legati alle locali consorterie criminali, così determinando una progressiva riduzione dell’interesse a partecipare alle relative procedure”.

E i controlli e le verifiche degli uffici comunali? Carenti se non proprio del tutto assenti: mai verificati la regolarità dei pagamenti dei canoni concessori, né tantomeno i requisiti antimafia.

Disastroso il capitolo sulla società in house “Poseidon” utilizzata per assumere congiunti, pregiudicati e gente contigua alla malavita locale. Via via la società in house è diventata un centro di spesa fuori controllo utile al continuo ricorso di affidamenti diretti e alle proroghe.

Anche per la riscossione dei tributi locali (a cui partecipando dipendenti della “Poseidon”) sono state evidenziate dalla commissione d’indagine irregolarità e condizionamenti. A fronte di accertamenti per 4,3 milioni di euro di Imu, Tari e Tarsi, la riscossione effettiva è stata di appena 843mila euro. Numeri da dissesto finanziario e da magistratura contabile; e per di più sono stati chiusi non uno ma due occhi sugli immobili intestati a “soggetti gravati da precedenti di polizia in materia di associazione per delinquere”. Insomma, chi ha precedenti a Nettuno non paga le tasse.

Non edificante il capitolo elettorale dove è emersa promiscuità di alcuni firmatari di una lista che si trovavano ad essere candidati in altre, sempre dalla parte di Coppola e dei suoi sodali di coalizione. E alcuni amministratori hanno frequentato malavitosi e sono in conflitto d’interesse: persino l’affidamento di una attività commerciale a un ex consigliere comunale dell’amministrazione sciolta per mafia nel 2005 e parente di un consigliere comunale della maggioranza Coppola.

C’è un po’ di tutto e non solo nella parte politica. Non fa una grande figura un dipendente comunale in contatto con imprenditori interessati ai lavori edilizi al cimitero comunale, per un parcheggio e le manutenzioni stradali. Appalti affidati a persone contigue con la malavita organizzata e affidamenti diretti sotto soglia sempre per quanto riguarda il cimitero e le attività di pulizia.

“Presenza ed estensione dell’influenza criminale”, questa è la sintesi per cui il Comune di Nettuno è stato sciolto per mafia di nuovo a distanza di 17 anni dalla prima volta.

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