‘NDRANGHETA: CHIESTO IL PROCESSO PER I MEMBRI DELLA NDRINA DI ANZIO E NETTUNO

Tribunale di Roma
Tribunale di Roma

Chiesto il processo per 63 persone coinvolte nell’operazione Tritone: fissata l’udienza preliminare presso il Tribunale di Roma. La Direzione Distrettuale Antimafia di Roma aveva concluso quasi due mesi fa le indagini sulla ‘ndrina trapiantata sul litorale di Anzio e Nettuno

È stata fissata per il prossimo 22 dicembre l’udienza preliminare davanti al Gup del Tribunale di Roma Roberto Saulino che vedrà 63 indagati a rischio processo. Ancora non è noto ma è probabile che alcuni dei 63 indagati richieda il rito abbreviato.

La DDA, a ottobre scorso, aveva messo un punto sulla maxi indagine che, a febbraio 2022, aveva portato all’esecuzione di 65 arresti nei confronti dei soggetti legati alla ‘ndrangheta, da tempo di stanza tra Anzio e Nettuno.

L’inchiesta, coordinata dai procuratori aggiunti Michele Prestipino e Ilaria Calò e dai sostituti Giovanni Musarò e Francesco Minisci, raggiunse il suo culmine 8 mesi quando a finire arrestati nell’operazione “Tritone” dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma, con l’ausilio dei Comandi Provinciale di Reggio Calabria, Latina, Rieti, Viterbo e dello Squadrone “Cacciatori Calabria”, furono in 65 persone (39 in carcere e 26 agli arresti domiciliari) gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione mafiosa, associazione finalizzata at traffico internazionale di sostanze stupefacenti aggravata dal metodo mafioso, cessione e detenzione ai fini di spaccio, estorsione aggravata e detenzione illegale di arma da fuoco, fittizia intestazione di beni e attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti aggravato dal metodo mafioso.

Ai vertici di ben due sodalizi legati alla ‘ndrangheta di Santa Cristina d’Aspromonte in provincia di Reggio Calabria e di Guardavalle in provincia di Catanzaro, secondo l’ipotesi della magistratura, sono Giacomo Madaffari, Bruno Gallace e Davide Perronace.

Gli scopi della locale tra Anzio e Nettuno erano molteplici: acquisire la gestione e/o il controllo di attività economiche nei più svariati settori (ad esempio ittico, della panificazione, della gestione e smaltimento dei rifiuti, del movimento terra); commettere delitti contro il patrimonio, contro la vita e l’incolumità individuatecontro la pubblica amministrazione e in materia di armi e stupefacenti; affermare il controllo egemonico sul territorio, realizzato anche attraverso accordi con organizzazioni criminose omologhe e mediante infiltrazioni nelle amministrazioni comunali; infine, di procurarsi ingiuste utilità.

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L’avviso di conclusione indagini è stato destinato a ben 66 coinvolti nell’inchiesta Antimafia. Tre delle posizione sono state stralciate.

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