L’IMPRENDITORIA LAZIALE PIANGE LA SCOMPARSA DI MARIO CORPOLONGO

Scritto e a cura di Orazio Ruggieri

Il paese di Itri, dove è nato e vissuto, e l’imprenditoria laziale hanno salutato domenica 30 ottobre Mario Corpolongo, Cavaliere e Ufficiale del Lavoro. Capitano d’industria, Corpolongo  “si è fatto da solo” come suol dirsi, partendo dal lavoro manovale svolto in prima persona, per assurgere a livelli, prima nazionali, e poi esteri.

Ha messo in piedi un impero industriale, trattando la trasformazione della pietra in calce idrata, alla guida della sua impresa “Latincalce”, ricevendo l’alta onorificenza di Cavaliere e Ufficiale del Lavoro. Oltre a una cinquantina di dipendenti operativi nello stabilimento di Santa Maria Bella, ai bordi del km. 134 della Statale Appia, tra Itri e Formia, la sua azienda contava un indotto esteso, autentica panacea per un paese dove l’agricoltura era, a quel tempo, l‘unica risorsa lavorativa per la maggior parte delle famiglie.

Qualcuno lo ha paragonato a Sante Palumbo, il muratore di Sezze Romano che, con la sua tenace laboriosità e illuminata intelligenza, aveva creato a Latina e nel Lazio un impero industriale della stessa portata, cui si aggiunse la proprietà dello storico Hotel Europa. E come Palumbo, Corpolongo lasciò la sua impronta anche in politica. Entrambi democristiani, esponenti della corrente di Giulio Andreotti, rivestirono prestigiose cariche (Palumbo assessore al comune di Latina e nel partito, così come Corpolongo nei direttivi della DC).

Legatissimo al mitico padre Benedetto, che operava a Scauri, con uno slancio ammirevole verso i giovani meno fortunati, Corpolongo è stato il suocero del parlamentare di Formia, Clemente Carta e, in occasione della prima applicazione nelle scuole dei Decreti Delegati, nel 1975, riportò un plebiscitario consenso tra le famiglie di Itri che lo elessero quale primo presidente del Consiglio di Istituto, al tempo della presidenza del prof. Ermanno Catalano.

Lo hanno salutato in tanti, Itrani e forestieri nella storica chiesa di San Michele Arcangelo, in quella Itri alta dove era nato e dove aveva vissuto gli anni della sua gioventù.   

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