Operazione Home Banking: la Guardia di Finanza di Latina scopre uno studio di consulenza fiscale farlocco retto da un sodalizio criminale di 3 soggetti, tra di loro un “ragioniere”
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L’attività investigativa dei Finanzieri della Tenenza di Sabaudia, sotto il coordinamento del Gruppo di Latina del Tenente Colonnello Ivano Cerioni, ha accertato che lo studio di consulenza fiscale non era autorizzato (i fatti contestati dal 2014 al 2018). Il meccanismo era rodato ed è partito da una perquisizione risalente al 2018 a carico di uno dei tre arrestati odierni: i contratti venivano sottoscritti con clienti avvicinati tramite il passaparola con l’impegno da parte dello “studio” di svolgere un’attività di riduzione del debito erariale che era stato maturato nei confronti dell’Agenzia delle Entrate e dell’Inps (contributi assistenziali e previdenziali).
I beneficiari riuscivano a intascare molti soldi, da qualche decina di migliaia di euro, fino a 100 o 150.000 euro. L’imprenditore Floriano Mencattini, ad esempio, secondo gli inquirenti, tramite la “consulenza” dello studio, ha azzerato un debito col fisco di quasi 1.300.000 euro.
Di fatto, lo studio dei tre consulenti fiscali si occupava delle cartelle esattoriali notificate ai contribuenti che non riuscivano a pagare; poi, tramite stratagemmi e artifizi contabili, i tre riuscivano per mezzo dell’F24 a ottenere per i clienti una riduzione consistente dei debiti maturati con l’Erario attraverso crediti d’imposta fittizi (citati anche episodi in cui, con spregiudicatezza, venivano distrutti o comunque occultati documenti di clienti per impedire, al momento di eventuali controlli, di ricostruire il volume di affari e i redditi della ditta).
Il compenso per il “magheggio fiscale” non era fisso, in linea generale risultava pattuito nel 10% del debito dei clienti.
In alcuni casi, però, un paio di imprenditori del settore edilizio della provincia di Latina, avendo maturato un debito a titolo di compenso nei confronti dello studio, sono stati spinti con minacce e violenze a onorarlo.
Ecco perché i due imprenditori sono stati costretti a cedere auto di lusso (ad esempio Porsche), barche (una delle quali da 15 metri ) e persino preziosi e opere d’arte. Esemplificativo il caso che vede coinvolto Raffaele Russo, uno dei tre arrestati, il quale con la complicità di un suo cliente campano che gestisce un ristorante famigliare a Rio Martino (il 72enne Salvatore Murano), costringe un imprenditore edile a consegnargli la propria Porsche Carrera per un valore di 40mila euro, cifra che superava di molto il debito che il titolare dell’azienda in difficoltà aveva contratto con i consulenti dello studio. Successivamente, per restituire l’auto di lusso, l’imprenditore viene costretto a pagare in contanti 40mila euro.
I tre sodali – in carcere sono finiti il dominus delle operazioni (reperiva i clienti e accumulava più di tutti denaro e beni) Raffaele Russo, 44 anni, napoletano trapiantato a Formia ma residente a Latina, il quale secondo gli investigatori procacciava i clienti, e Matteo Riggi, 34enne residente a Terracina, considerato il factotum e prestanome di Russo (a lui era intestata la società di consulenza fiscale, a lui intestati i beni ottenuti con le attività illeciti come le auto di lusso, in realtà nella disponibilità di Russo); più Marco Di Viccaro, di Latina, 54 anni, ristretto agli arresti domiciliari, con il ruolo tecnico di consulente fiscale e considerato al centro del meccanismo – sono stati denunciati, tra gli altri reati che contestano loro, per associazione per delinquere. Tutti gli altri, coinvolti nell’indagine (27 persone tra Latina e Sabaudia, tutti clienti dello studio, compreso l’uomo che avrebbe aiutato a fare estorsioni) sono stati denunciati, invece, in concorso con loro per i reati tributari quale, in particolare, quello per indebita compensazione (articolo 10 quater, legge 74/2000). Un reato che scatta quando si supera la soglia dei 50mila euro di indebita compensazione (punito con la reclusione da sei mesi a due anni).
La clientela del sodalizio era composta da persone che si trovano in grossa difficoltà: chi arrivava nello studio dei “miracoli fiscali” si trovava già in situazioni finanziarie difficili, una sorta di ultimo tentativo per evadere il fisco, appensantiti da cartelle esattoriali che non riuscivano a pagare.
Un sistema rotto dalla collaborazione di Di Viccaro che, dopo che gli investigatori della Tenenza di Sabaudia scoprono nella sua abitazione alcuni documenti di compensazioni fiscali false, inizia a parlare con le Fiamme Gialle. Una collaborazione pagata a caro prezzo da Di Viccaro, persino picchiato da Russo in un parcheggio di un locale di Latina, e ripetutamente minacciato, anche di morte, per continuare a perseverare nelle frodi fiscali.