Dopo la pubblicazione lo scorso 9 giugno dell’articolo “I guai finanziari della gestione dei rifiuti a Latina. Da Zaccheo a Coletta e l’usato insicuro”, abbiamo ricevuto delle richieste di delucidazione su uno dei punti trattati: la delibera consiliare n. 44 del 30 maggio 2006 con la quale il Comune di Latina adottò il regime della tariffa di igiene ambientale (T.I.A.), con riscossione da parte della Latina Ambiente, in sostituzione della tassa per i rifiuti solidi urbani (TARSU), riscossa direttamente dal Comune.
Effettivamente, il tema è di fondamentale importanza per i seguenti motivi:
- L’atto segna un vero e proprio spartiacque nei rapporti tra l’amministrazione comunale di Latina e la società “Latina Ambiente S.p.a.”, di cui ancora oggi la città sta scontando le negative conseguenze;
- l’atto era illegittimo perché il passaggio da Tarsu a Tia non poteva essere fatto dopo il 29 aprile del 2006.
PREMESSA
Prima di entrare nel merito della questione è opportuno fare alcune brevi considerazioni.
Gli anni novanta furono caratterizzati, in seguito a specifici interventi normativi, da un nuovo strumento a disposizione degli enti locali per la gestione dei servizi: costituzione di società per azioni con la partecipazione pubblica almeno pari al 51% e partecipazione dell’imprenditore privata fino al 49%.
Con l’esclusione di Rifondazione Comunista e degli altri movimenti appartenenti alla medesima aerea politica, tutti i partiti di centrodestra e centrosinistra plaudirono a tale novità e utilizzarono lo strumento della società mista pubblico-privato in moltissimi enti locali.
Qualcuno arrivò anche a rappresentarla come una sorta di panacea di tutti i mali degli enti locali. Ovviamente non era e non poteva essere così: uno strumento rimane uno strumento e la vera differenza la fa il modo in cui viene utilizzato.
A Latina, tra i molteplici ambiti in cui lo strumento della società mista poteva essere utilizzata (tributi, servizi sociali ecc.), l’unico settore che optò per tale soluzione fu quello dell’ambiente, per cui, come del resto avvenuto in tantissimi altri comuni, fu costituita con delibera consiliare una società per azioni (Comune 51% – Privato 49% scelto con gara pubblica) per la gestione dei rifiuti (periodo 1997 – 1998 amministrazione Finestra), denominata Latina Ambiente Spa.
IL 30 MAGGIO 2006 – LA DATA SPARTIACQUE
Come detto, la delibera consiliare n. 44 adottata dal Comune di Latina il 30 maggio 2006 (amministrazione Zaccheo) segna un vero e proprio spartiacque nei rapporti tra l’amministrazione comunale di Latina e la società “Latina Ambiente S.p.a.”.
Può senz’altro affermarsi che esiste un prima e un dopo
PRIMA
Latina Ambiente Spa si occupava della gestione del servizio, mentre il Comune di Latina provvedeva alla riscossione della tassa sui rifiuti.
Secondo le cadenze stabilite, la società presentava le proprie fatture per il pagamento dei servizi prestati. L’ufficio tecnico verificava la congruità di quanto richiesto e inviava le relative fatture all’ufficio ragioneria per il pagamento, oppure apriva una contestazione nei confronti della società.
Da un punto di vista contabile – amministrativo il meccanismo era ineccepibile.
Le entrate erano gestite direttamente dal Comune, che provvedeva al pagamento delle prestazioni solo dopo le opportune verifiche da parte dell’ufficio tecnico.
DOPO
A seguito della citata delibera, il Comune di Latina adottò il regime della tariffa di igiene ambientale (T.I.A.), con riscossione da parte della Latina Ambiente, in sostituzione della tassa per i rifiuti solidi urbani (TARSU), riscossa direttamente dal Comune. È bene precisare che la scelta era facoltativa, per cui volontariamente l’amministrazione guidata da Zaccheo decise di privarsi della riscossione, lasciando la stessa alla Latina Ambiente Spa.
È di facile intuizione che un conto è operare contestazioni sul servizio a presentazione di fatture che devi valutare se pagare o meno, un conto è farlo quando i cittadini pagano direttamente chi svolge il servizio.
Nel primo caso il meccanismo amministrativo contabile determina trasparenza: il gestore del servizio emette una fattura che viene contestata e sarà pagata solo dopo un incontro tra le parti per dirimere la questione. Nel secondo caso, invece, vi sono tutti gli ingredienti per creare confusione: la cassa è in mano a chi svolge il servizio e non a chi lo deve controllare, per cui le situazioni conflittuali tendono a perdurare nel tempo.
Il vero bubbone che è però scoppiato nei rapporti tra amministrazione comunale di Latina e Latina Ambiente Spa non riguarda tanto i crediti commerciali, ma piuttosto il cosiddetto “credito T.I.A.” relativo alle pendenze varie legate al periodo in cui Latina Ambiente ha gestito la riscossione (anni 2006 – 2009), prima che la stessa (amministrazione Di Giorgi) ritornasse al Comune. Si tratta del bubbone che è all’origine del fallimento della società.
Sotto l’amministrazione Zaccheo si è verificata la paradossale situazione di una discrasia trai conti del bilancio della Latina Ambiente Spa, di cui l’amministrazione comunale possedeva il 51%, e quelli del bilancio del Comune di Latina, per cui, come evidenziato nell’articolo del 22 settembre scorso “ABC, il salto nel buio” e in quello già citato del 9 giugno scorso, la curatela del fallimento Latina Ambiente Spa ha già avviato e sta ancora avviando azioni legali per il recupero dei propri crediti.
DELIBERA ILLEGITTIMA
In sostanza, la scelta sbagliata operata con la delibera consiliare n. 44 del 30 maggio 2006 sta ancora producendo danni, ma…oltre ai danni anche la beffa, perché quella delibera era addirittura illegittima.
Invero la Tariffa di Igiene Ambientale (TIA), che i Comuni avevano la facoltà di adottare in sostituzione della Tariffa Rifiuti Solidi Urbani (Tarsu), era stata soppressa alla data del 29 aprile 2006 e sostituita dalla Tariffa Integrata Ambientale (cosiddetta TIA 2).
La norma transitoria prevedeva che, in attesa dei decreti attuativi della Tariffa Integrata Ambientale, i Comuni avrebbero potuto continuare ad applicare la Tariffa Igiene Ambientale solo se adottata entro il 29 aprile 2006.
La questione della illegittimità della delibera in questione è ormai pacifica, in considerazione di varie sentenze definitive che si sono espresse sull’argomento sia in sede amministrativa sia in sede tributaria (Consiglio di Stato e Suprema Corte di Cassazione).
L’amministrazione comunale di allora se l’è però cavata.
All’epoca, a differenza di quanto avvenne per altri Comuni, nessuno impugnò l’atto in questione dinnanzi al Tribunale Amministrativo Regionale, circostanza che avrebbe determinato un pronunciamento valido per tutti e non solo per gli autori dell’impugnazione.
Solo successivamente, in seguito all’emissione dei primi avvisi di accertamento, alcuni contribuenti impugnarono l’accertamento innanzi alla Commissione Tributaria Provinciale di Latina lamentando l’illegittimità della delibera consiliare da cui scaturiva l’avviso di accertamento.
In sede tributaria però, a differenza di quanto sarebbe accaduto in sede amministrativa, la pronuncia vale solo per l’autore dell’impugnazione. Solo alcuni contribuenti hanno deciso di ricorrere e di questi solo alcuni sono andati avanti fino alla Corte Suprema di Cassazione.
LA HALL OF FAME DELL’USATO INSICURO
In maniera esemplificativa le amministrazioni vengono identificate con il nome del Sindaco.
Anche nel presente articolo si è parlato, ad esempio, di amministrazione Finestra, amministrazione Zaccheo e amministrazione Di Giorgi.
È bene ricordare però che gli atti amministrativi sono collegiali (delibere di Giunta e delibere di Consiglio), per cui le scelte di una amministrazione non possono essere ricondotte solo ed unicamente al Sindaco.
Si tratta di una precisazione non solo importante, ma anche doverosa.
Si è parlato della data del 30 maggio 2006 come di uno spartiacque nei rapporti tra l’amministrazione comunale e Latina Ambiente Spa, criticando fortemente la scelta adottata con la succitata delibera consiliare.
Ebbene, all’epoca facevano parte a vario titolo dell’amministrazione Zaccheo personaggi che continuano a ricoprire ruoli importanti in politica, essendo oggi esponenti di primo piano dei due partiti (Lega e Fratelli d’Italia) che quasi ogni giorno ci ricordano che intendono proporsi alla guida della città.
È bene quindi rammentare chi sono questi politici che, sfruttando la parentesi Coletta, vorrebbero cancellare dalla memoria dei cittadini le loro precedenti gravi responsabilità politiche – amministrative.
Ecco chi fa parte di questa sorta di Hall off Fame dell’usato altamente insicuro (l’ordine è rigorosamente alfabetico per non far torto a nessuno):
Adinolfi Matteo (parlamentare europeo della Lega);
Calandrini Nicola (senatore di Fratelli d’Italia);
Carnevale Massimiliano (consigliere comunale della Lega, anche se eletto con il PD);
Tiero Enrico (vice coordinatore regionale di Fratelli d’Italia);
Tiero Raimondo (fratello di Tiero Enrico);
Tripodi Angelo Orlando (consigliere regionale della Lega)