Sono 70 i laboratori privati nel Lazio che potranno fare i test sul sangue per verificare la presenza o meno di anticorpi sviluppati dall’organismo contro il Covid-19
A dichiararlo è l’Assessore alla Sanità Alessio D’Amato in un’intervista concessa al Corriere della Sera edizione Roma.
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D’Amato spiega che la curva dei contagi nel Lazio è in una fase discendente (“Il nostro R0 oggi è inferiore allo 0,5, il che vuol dire che siamo in sicurezza, ma se dovesse alzarsi, avvicinarsi e superare 1 sarà un problema“) e che, oggi, ci sono gli stessi casi che si registravano a inizio pandemia, grossomodo alla data del 13 marzo. Ma avverte: “Sarà una battaglia durissima, servirà individuare i nuovi casi di positività“.
Per farlo, ecco partire (in realtà sono partiti da qualche settimana in alcuni laboratori privati, anche a Latina) gli ormai famosi e attesissimi test sul sangue che, però, come evidenziato in più occasioni, non consentono, una volta verificato che per l’organismo è passato il Covid-19, di dare patenti di immunità. La scienza, purtroppo, non ha ancora appurato se dal virus si è immuni una volta contratto e superato, o se comunque per quanto tempo si sarebbe immuni: per la Sars, ad esempio, si è calcolato che l’immunità dura 2-3 anni, per la sua gemella più contagiosa e aggressiva, SarsCov2, le conoscenze attuali e lo scarso lasso di tempo dall’inizio della pandemia non permettono sicurezze su questo versante. Per di più ci sono stati gli almeno 160 casi in Corea del Sud di persone definite negativizzate e, successivamente, trovate positive: da più parti, nel campo medico e scientifico, si è avanzata l’ipotesi che in realtà quelle persone non fossero del tutto guarite e per questo sono risultate positive a distanza di tempo. In Italia, per ora, non si conoscono casi di ritorno, al massimo ci sono persone che dopo tante settimane sono ancora positive ai tamponi. Il caso apicale è quello di una donna di 50 anni, la commessa romana Stefania Giardoni, la quale, dopo due tamponi negativi, ha dovuto ricorrere a un nuovo ricovero poiché trovata positiva da un altro ospedale.
Ad ogni modo, D’Amato, oltre a puntualizzare che gli strumenti sui cui Regione e Asl vogliono puntare sono le cosiddette Uscar (Unità speciale di continuità assistenziale regionale), spiega i prossimi passi sul lato di sanità e ospedali: “Finora posti letto e terapie intensive sono stati utilizzati al 60%. Poi i 5 Covid hospital resteranno in funzione fino a che non si troverà un vaccino, mentre i reparti torneranno gradualmente al loro setting originario, sempre con uno sguardo attento alla curva dei contagi“.
Per quanto riguarda i test sierologici, l’Assessore alla Sanità chiarisce che oggi, 29 aprile, “si chiude la gara della Regione per i macchinari” e “l’attività partirà i primi di maggio su 300mila persone“. I testati saranno gli addetti del personale sanitario e “tutti coloro che lavorano in ospedale, anche gli addetti alle pulizie e le cooperative esterne“. A ricevere il test anche medici di base, pediatri e forze dell’ordine. “Ci aiuterà a capire come il virus è circolato. Pensiamo che si possa concludere entro i primi 20 giorni di maggio“.
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Inoltre, come ricorda D’Amato, anche la sanità privata potrà effettuare i test sul sangue – sia quelli con prelievo venoso ad un costo di 45 euro, che quelli capillari (un pic sul dito) a 20 euro – dovendo però rispettare “un quadro di regole, di scopi e finalità, di metodologie e tetti calmierati dei costi“. In tutto “saranno 70 a Roma e nel Lazio i centri che saranno individuati dalla Regione“.
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Da considerare, inoltre, che l’Antitrust, come menzionato anche da D’Amato, ha già avviato un’indagine su speculazioni dei test sanguigni che sarebbero già avvenute nel Lazio da parte di alcuni laboratori privati.
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