LA DROGA DALLA COLOMBIA ALLA PROVINCIA DI LATINA: DUE CONDANNE E TUTTI RINVIATI A GIUDIZIO

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Operazione anti-droga Las Mulas: in udienza preliminare Marco Zuppardo e altri personaggi coinvolti nello smercio di droga

Il Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Mario La Rosa, ha deciso sui rinvii a giudizio di diversi indagati, tra cui il pontino Marco Zuppardo, fratello del collaboratore di giustizia, Maurzio Zuppardo, con il quale da tempo è in completa rotta, e altri personaggi coinvolti nell’indagine anti-droga della Squadra Mobile di Latina denominata “Las Mulas”, datata 2017.

Lo scorso 27 ottobre, in udienza, il Pubblico Ministero Giuseppe Bontempo aveva chiesto per due degli indagati, l’apriliano Marco Clauser e la colombiana Monica Biviana Corrales Alvarez, le rispettive pene avendo loro richiesto di essere giudicati con il rito abbreviato. Per Clauser 4 anni e 8 mesi più una multa da 24mila euro, per la donna 5 anni compresa una sanzione di 26mila euro.

Oggi, 16 novembre, il Gip ha condannato entrambi: Marco Clauser alla pena di 2 anni e 8 mesi, mentre per Corrales Alvarez una pena più elevata a 4 anni e 8 mesi. Rinviati a giudizio tutti gli altri sei imputati per un processo che inizierà davanti al giudice monocratico del Tribunale di Latina, Fabio Velardi, il prossimo 2 maggio 2024. Gli imputati affronteranno il processo col rito ordinario.

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L’operazione della Squadra Mobile portò in prima battuta agli arresti, nel 2017, di 5 persone ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti ed estorsione.

La complessa ed articolata attività investigativa aveva permesso di accertare l’esistenza di una fitta rete di spacciatori operanti tra Latina ed Aprilia, i quali si rifornivano della sostanza stupefacente direttamente da trafficanti internazionali colombiani, che avevano il compito di far giungere la cocaina in Italia attraverso canali e modalità ben collaudati.

Le investigazioni – spiegava una nota della Questura di Latina – hanno preso avvio in seguito all’arresto di Paolino Cenci, trovato in possesso di circa 12 grammi di cocaina, il quale si riforniva, così come puntualmente delineato dalle attività di indagine, presso l’esercizio commerciale “Tempotest – punto tende”, gestito da Marco Zuppardo.

Le indagini successive furono orientate ad individuare le fonti di approvvigionamento dello Zuppardo e degli altri soggetti organici alla rete di pusher a lui riferibile. I mirati servizi di osservazione, svolti anche con l’ausilio di presidi tecnologici, avevano permesso di stabilire che il gruppo si riforniva da Dimitri Montenero, figlio di Nino Montenero, personaggio di peso nella mala pontina.

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Dimitri Montenero era risultato in contatto con il cittadino colombiano Javier Diaz Gonzalez , che, attraverso la sua rete di collegamenti con il paese di origine, faceva giungere consistenti quantitativi di cocaina dal Sud America.

Diaz Gonzalez, con la compartecipazione della madre Liliana Gonzalez Preciado, teneva i contatti con i trafficanti sudamericani ed effettuava importazioni di cocaina direttamente dalla Colombia. Il denaro necessario all’acquisto dello stupefacente veniva inviato in Sudamerica attraverso alcuni operatori di trasferimento monetario internazionale dall’agenzia “Latin Service” ubicata a Roma.

La droga, proveniente dalla Colombia, giungeva in Italia solo dopo aver fatto tappa in un aeroporto spagnolo, al fine di eludere i più stringenti controlli di frontiera e doganali in Italia.

Alcune donne colombiane, definite dai trafficanti “las mulas”, tra cui Dussan Latorre Nor Fanny, detta “Milly” e Quintero Grisales Zulmary (tratte in arresto rispettivamente presso l’aeroporto di Ciampino e di Fiumicino), provvedevano alle singole operazioni di trasporto, ciascuna di circa grammi 250 di cocaina, occultando lo stupefacente, foggiato a cilindri avvolti in comuni profilattici, all’interno della cervice vaginale, in modo da eludere i controlli di frontiera.

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