In questi week-end primaverili siamo ormai da un anno abituati a vedere foto sui giornali e sui “social” di operatori e beneficiari della Karibù (benvenuto) pulire parchi, spiagge e strade pubbliche di fianco ad esponenti dell’Amministrazione di Latina. Quel nome così esotico, “Umuganda” (contributo), non attirava l’attenzione dei più fin quando era utilizzato le prime volte a Monte San Biagio (27 aprile 2018) e Roccagorga (25 maggio), o più recentemente a Sezze (28 settembre) e Roccasecca dei Volsci (29 ottobre). Non ce ne vogliano Federico Carnevale e Carla Amici, ma non solo per ragioni di peso demografico dei Comuni che rappresentano, rispettivamente 6mila abitanti il primo e 4mila il secondo, ma “appeal” e fotogenicità del dott. Damiano Coletta, accanto a volenterosi ragazzi africani o a dipendenti sorridenti della Cooperativa, restano senza eguali.
Non che lo “smart” cardiologo pontino con un “look “casual” si fosse poi dimostrato avaro di pose davanti alle telecamere lo scorso 1° giugno durante le sfilate modaiole a Piazza del Popolo in occasione di “Sotto le stelle…oltre il confine”. L’iniziativa promossa da Liliane Murekatete, l’appariscente figlia della fondatrice della Karibù Marie Thérèse Mukamitsindo, in cui si dava visibilità agli abiti di sartoria prodotti dagli ospiti delle strutture gestite dalla Cooperativa. Sempre presente nelle foto anche l’assessora ai servizi sociali Patrizia Ciccarelli, che con le sue espressioni più “seriose” sembrava trasmettere un messaggio più istituzionale rispetto al “vanesio” primo cittadino.
Passerelle di alta moda o di prêt-à-porter e iniziative “eco-friendly”. Eppure l’accoglienza dei richiedenti d’asilo è sempre una fase delicata del più ampio processo d’integrazione e “non è tutto oro quello che luccica”, al contrario di ciò che potrebbero suggerire i gioielli e i vestiti di Liliane.
LA PROTESTA DI LARGO BRUNO BUOZZI
27 dicembre 2012. I richiedenti asilo ospitati presso le strutture di Sezze, Roccagorga e Maenza organizzano una protesta contro le cattive condizioni di vita e la scarsa qualità del cibo. La presidentessa Mukamitsindo non si sottrae al dialogo e propone loro un confronto per il 2 gennaio successivo a Largo Bruno Buozzi, dove la Karibù ha una piccola sede su un immobile concessole dal Comune di Sezze. Quel giorno succede di tutto e ciò che si proponeva di essere un pacifico confronto per ascoltare le rimostranze dei rifugiati si trasforma in rivolta.
Marie Thérèse è costretta a chiamare le forze dell’ordine che la scortano fuori dall’ufficio trasportandola con una vettura del 113, un ghanese tra i dimostranti si scaglia contro un agente e prende a calci l’auto della polizia: viene arrestato dalla Digos per resistenza a pubblico ufficiale e condannato per direttissima a 3 mesi e 12 giorni ai domiciliari. Altri 2 ghanesi denunciati a piede libero e fermati.
LA PRIMAVERA ARABA E LA GUERRA CIVILE IN LIBIA
È il periodo immediatamente successivo ai fatti della “Primavera araba” del 2011 e allo scoppio della I Guerra civile in Libia. L’intervento militare aereo francese a marzo 2011 (“operazione Harmattan”) in funzione anti-Gheddafi, a cui seguiranno altre azioni militari promosse da diverse potenze europee, non ha fatto altro che amplificare il caos nel Paese nord-africano. Migliaia di cittadini libici per ragioni politiche e altre migliaia di abitanti dell’area subsahariana, sfruttando la situazione di disordine istituzionale di quel Paese, iniziano ad attraversare il Mediterraneo in cerca di un approdo a Lampedusa.
DAGLI SPRAR AL FALLIMENTO DEI CAS
Il vecchio Sistema Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR) coordinato dal Ministero degli Interni e attivato dai singoli comuni non è più sufficiente. La situazione di emergenza fa sì che i profughi concentrati nei CARA siciliani vengano smistati in tutto il territorio nazionale e il sistema d’accoglienza nelle singole Province venga gestito in via esclusiva tramite accordi quadro tra Prefetture e Cooperative specializzate. Anche i Comuni della Provincia di Latina, che fino a quel momento avevano tutto sommato gestito diligentemente il fenomeno, vengono totalmente esclusi da ogni attività di coordinamento e da ogni possibile controllo sui nuovi Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS).
È in questo contesto che si spiegano, al di là di un allora Sindaco di Sezze Andrea Campoli (PD) che accorre sul posto subito dopo i fatti di Largo Bruno Buozzi con volto preoccupato, le dichiarazioni dell’Assessore ai servizi sociali Enzo Eramo (oggi Presidente del Consiglio comunale): “È inaccettabile che le amministrazioni locali non siano state riconosciute come interlocutori attivi nel momento cruciale dell’emergenza e ora debbano fare i conti con i risvolti sociali di questa vicenda”.
LA MANIFESTAZIONE DI VIA MUROLUNGO
Trascorsi i primi anni la situazione migliora per coloro che dimorano nei Centri di Accoglienza gestiti a Sezze dalla Karibù? Manco per niente! Nel maggio 2018 presso il CAS di Via Murolungo, per intenderci quella lunga via in pendenza e con alcuni tornanti che conduce dalla zona Colli (passando per Colli I tratto) fino al bivio Sezze-Roccagorga nella conca di Suso, i richiedenti asilo scendono in strada e all’altezza della fermata della corriera fermano il transito dei veicoli. La manifestazione è pacifica, ma le rimostranze sono chiare: cibo immangiabile, pocket money troppo esiguo o addirittura inesistente, iter burocratici infiniti. Solo l’intervento degli operatori e dei Carabinieri fanno desistere i ragazzi africani dalla loro protesta.
Martedì 5 febbraio 2019 i giovani di Via Murolungo reiterano la protesta e questa volta chiedono di potersi cucinare da soli il mangiare in un piccolo spazio adibito a cucina visto che la qualità del servizio di catering è intollerabile. Purtroppo il cucinino non risponde ai minimi requisiti strutturali e non ottiene l’autorizzazione all’uso da parte dell’ASL.
LA RIUNIONE IN PREFETTURA DELLA PRIMAVERA 2011
Sin dal 2011 si era capito che le cose non andavano per il meglio da quelle parti in fatto di servizi offerti nei centri d’accoglienza. In primavera la Prefettura preoccupata per l’ “emergenza libica” aveva convocato i rappresentanti dei vari Comuni e alla riunione avevano partecipato per Sezze l’allora vicesindaco nonché Assessore agli affari sociali Umberto Marchionne (UDC) e il dirigente ai servizi sociali Francesco Petrianni. Marchionne e Petrianni avevano da subito rassicurato il Prefetto sul fatto che il territorio di Sezze fosse capace di far fronte all’arrivo di decine di adulti e minori provenienti dall’Africa mettendo a disposizione le case di cura per anziani di Villa Lucia, Villa Rosa, Villa Italia e Villa della Serenità.
MAI SENZA MARIE THÉRÈSE!
Nonostante la disponibilità di strutture ricettive, la Prefettura, d’intesa con la Protezione civile e la Regione Lazio, fece subito capire che nessuna accoglienza a Sezze sarebbe stata possibile se il coordinamento non fosse stato affidato alla Mukamitsindo. Da qui Marchionne e Petrianni si rivolsero alla fondatrice della Karibù, che dal 2001 gestiva su impulso di Piazza della Libertà lo Sportello Immigrazione presso il Comune di Sezze, pregandole di concedere il proprio impegno in fase organizzativa. L’assistente sociale ruandese inizialmente titubante si sentì in dovere di offrire “know-how” ed esperienza ad una missione che si mostrava già delicatissima in partenza.
DALLO SPORTELLO IMMIGRAZIONE ALLO SPRAR
Da chi le sappiamo tutte queste cose? Dalla stessa Marie Thérèse che in un’intervista del 2012 all’ispettore della Polizia e scrittore Luigi Fattorini, poi raccolta nella pubblicazione “Benvenuti a Sezze Rumeno“, ebbe a raccontare quegli avvenimenti.
Marie Thérèse, al di là dello Sportello per l’Immigrazione, allo scoppio della I Guerra civile in Libia già un certo CV in materia di integrazione alle spalle lo aveva. Nel 2004 con fondi del Ministero aveva dato vita tra Sezze e Roccagorga al “Progetto Karibù” di assistenza a madri di famiglia, minori e donne sole provenienti da Paesi in guerra. Tre anni dopo aveva aiutato la comunità rumena setina nel redigere l’Atto istitutivo e lo Statuto dell’Associazione “Bunà Seara”. In ultimo, nel 201o viene emesso dal Settore Servizi sociali di Sezze un bando per l’individuazione di un partner per la Gestione del Servizio Sprar nella cornice dell’Accordo Temporaneo di Scopo (Determina n.282 del 20/9/2010) e lo vince Karibù (Determina n.308 del 18/10/2010).
LA FUGA DAL GENOCIDIO RUANDESE
Insomma non parliamo più di quella quarantenne africana arrivata nel ’98 a Sezze Scalo con il proprio marito medico (oggi scomparso) e 3 dei 4 figli al seguito, tutti al tempo minori, sempre vestita con lo stesso abito. Una donna improvvisamente passata da un buon tenore di vita nel proprio Paese a profuga senza un soldo prima in Congo, poi in Kenya, Tanzania e infine Italia a seguito del genocidio ruandese dell’aprile del ’94. Marie Thérèse aveva però qualche carta da giocarsi in chiave professionale e fu subito chiaro.
DESTINAZIONE STAZIONE DI SEZZE
Un piccolo appartamentino in affitto a Via Emilia lungo la ferrovia, una stretta collaborazione con la parrocchia locale e un piccolo bar sempre pieno di feste e di iniziative molto frequentato da stranieri. Marie Thérèse ricambia sempre i piccoli aiuti offerti dalle istituzioni ecclesiastiche e dalla comunità locale…e poi perché non aiutarla visto che i suoi modi e quelli del marito sono così affabili e gentili? Il salto di qualità si verifica quando però viene introdotta ai dirigenti del Comune come l’unica persona capace di far accedere l’Ente locale a finanziamenti europei e statali in materia di politiche d’integrazione.
SEZZE E L’INTEGRAZIONE DEI POPOLI DALL’EST
Tra mille difficoltà le Autorità municipali hanno gestito tra gli anni ’90 e gli inizi dei ‘2000 il processo d’integrazione della comunità rumena e di quella albanese. Nel centro storico si sta gradualmente passando da una situazione di totale di disordine e immigrati dell’Est alloggiati in scantinati ed edifici fatiscenti a un maggiore ordine pubblico e sociale e sempre migliori condizioni di vita per i nuovi entrati. Il Comune con molte buone intenzioni, pochi mezzi e qualche inefficienza, senza delegare a terzi le proprie politiche sociali, al momento dello scoppio della “crisi libica” era riuscito nel conseguimento dell’obiettivo dell’integrazione.
KARIBU PICCOLO ATTORE LOCALE
Dal 2001 al 2010 si va inserendo sì nel quadro delle politiche locali d’integrazione il nuovo soggetto Karibù, ma si tratta di un attore che gestisce, come si è detto, piccoli progetti che in nulla può intralciare le finalità delle azioni dell’Amministrazione. Nel 2008 Sezze affida l’elaborazione del Piano Regolatore Generale allo Studio Fuksas che fissa tra le proprie priorità la rivitalizzazione del centro mediante il recupero di edifici storici e la realizzazione di un centro commerciale di piccoli esercizi in cui le comunità straniere abbiano un ruolo non solo da utenti, ma anche da titolari di attività. Insomma se non si tratta di “un modello Riace” ante litteram, ci siamo molto vicini (“Rivista Edilizia e Territorio” de “il Sole 24 Ore” n.44 del 2008) .
LADRI DI ELEMOSINA (L’ESPRESSO)
Tuttavia che Karibù non fosse la perfezione lo si doveva immaginare già il 19 marzo 2009 quando su “L’Espresso” online (articolo Ladri di elemosina), Emiliano Fittipaldi scriveva del sequestro operato in un centro, dai Nuclei Antifrodi dei Carabinieri, di Grana Padano andato a male e di tonnellate di cibo in scadenza spostate d’urgenza in enti sicuri.
UNA BRUTTA FACCENDA NEI LEPINI
Tornando a quel 2011, alla Riunione in Prefettura, seguono le comunicazioni della Regione Lazio che, incaricata dalla Protezione Civile, nell’ambito del progetto PRIR (Progetto Regionale Inclusione Sociale Richiedenti/Titolari Protezione Internazionale) affida la gestione dei migranti nei Lepini alla cooperativa “Fantasie” di Franca Spirito e del consigliere comunale capogruppo del Pdl (Partito delle Libertà) Rinaldo Ceccano, sostenitore alle elezioni 2007 della candidatura a Sindaco di Lidano Zarra (UDC), e alla Karibù. Quest’ultima è l’unica delle due che può vantare un minimo di esperienza nel campo, ma non ha mai avuto a che fare con l’accoglienza di maschi adulti. All’arrivo dei giovani africani è subito chiaro alle popolazioni locali che qualcosa non funzioni.
IL BLITZ DI BASSIANO
Agli inizi dell’estate alcuni residenti del Comune di Bassiano subito denunciano in un’abitazione di Via delle Olivelle Pontine una situazione di grave sovrappopolamento con 51 giovani africani che in condizioni di malnutrizione e sofferenza chiedono elemosina e cibo presso le case limitrofe. Il blitz della polizia locale conferma le segnalazioni dei residenti. L’11 luglio Marchionne, il cui ufficio avrebbe ricevuto una perquisizione dei Carabinieri nel successivo mese di novembre, presenta le dimissioni da ogni incarico al Sindaco Campoli. Che l’esplosione della questione dei rifugiati a Bassiano avesse reso la sua presenza all’interno della Giunta insostenibile era apparso chiaro a tutti.
IL VICESINDACO SI DIMETTE
Lo stesso consigliere Claudio Casalini (UDC) si trova improvvisamente isolato all’interno della maggioranza ed è gradualmente incoraggiato a spostarsi negli scranni dell’opposizione. Il casolare di Via delle Olivelle Pontine è stato preso in affitto da 3 mesi da una 85enne ospite della Casa di Cura Villa Rosa, la cui titolare è appunto la consorte del consigliere (Latina Oggi, 29 luglio 2011). Quale fosse l’interesse di un’anziana donna, per giunta ricoverata in una casa di riposo, a sottoscrivere un contratto di locazione su un immobile del genere non è stato mai appurato dalle Autorità competenti. Al di là delle motivazioni ufficiali poco convincenti addotte dalla Giunta sulle dimissioni del Vicesindaco, è da supporre che i due esponenti dell’UDC, o le rispettive consorti, avessero ottenuto da Marie Thérèse Mukamitsindo, addetta al coordinamento, l’autorizzazione a gestire parte dei richiedenti asilo. A quel punto il Sindaco Campoli, a seguito del blitz di Via Olivelle Pontine, avrebbe esercitato una moral suasion a dimettersi nei confronti del proprio numero 2.
L’INTERROGAZIONE DEI RADICALI ALLA PISANA
I radicali Rocco Berardo e Giuseppe Rossodivita, in quel periodo a stretto contatto con il gruppo setino del Movimento Libero di Iniziativa Sociale, stanno seguendo le vicende passo dopo passo e il 27 luglio in Consiglio regionale interrogano l’Assessore ai servizi sociali Aldo Forte (UDC) chiedendo: “… se è intenzione dell’attuale Giunta regionale di accertare immediatamente quanto è stato denunciato dai giornali e dal Comune di Bassiano individuando eventuali responsabilità anche della Regione Lazio; se sono state impegnate risorse economiche dell’amministrazione regionale per i rifugiati e richiedenti asilo nei comuni di Bassiano e Sezze (LT), eventualmente l’ammontare e i destinatari di tali risorse.”
BLITZ A ROCCAGORGA
Intanto il giorno prima un altro blitz dei Carabinieri, in un casolare questa volta di Roccagorga (zona Colle Intella) gestito da Fantasie, accerta che la struttura adibita ad ospitare non più di 5 persone dava alloggio a 46 rifugiati tra nigeriani e somali. Il 29 luglio l’Arma dei Carabinieri irrompe presso gli uffici della Regione Lazio del Commissario della Protezione Civile per l’emergenza dei rifugiati e dell’assessorato ai servizi sociali. Il 31 luglio “Latina Oggi” titola ” L’affidamento incongruo. Anomalie nei contratti tra Fantasie e Regione. Il dossier dei carabinieri”.
Ad agosto alcuni sopralluoghi portano l’ASL a segnalare situazioni di sovrappopolamento di rifugiati in due abitazioni di Via Gattuccia e Via Cerreta a Sezze ancora una volta gestite da Fantasie. Il Sindaco è indotto a firmare un’ordinanza di sgombero e di ripristino delle condizioni più adatte a vivere.
L’ARRESTO DI RINALDO CECCANO
A dicembre in un’altra struttura, sempre gestita dal duo Franca Spirito- Rinaldo Ceccano, a Via Abruzzo a Latina (zona lottizzazione Cucchiarelli) sedici rifugiati sequestrano in una stanza un inserviente protestando per le cattive condizioni igienico-sanitarie e la carenza di farmaci somministrati. Il 20 gennaio 2012 Franca Spirito e Rinaldo Ceccano vengono arrestati, assieme ad altri 3 dipendenti, con l’accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato, falso e abbandono di minore e incapace. Dopo 4 mesi di detenzione e 3 mesi di domiciliari ad oggi il processo a loro carico, dopo continui rinvii delle udienze, non è giunto neppure alla sentenza di 1° grado.
Quel che più conta è che Karibù non sia stata minimamente toccata dallo scandalo dell’estate 2011 e che anzi ne sia uscita rafforzata. Dalla Protezione civile alla Prefettura fino ai Comuni di Sezze e Roccagorga le Istituzioni ora sanno che possono fidarsi solo della Mukamitsindo. Il primo provvedimento è quello di concentrare tutti i rifugiati in centri gestiti direttamente da Marie Thérèse (continua…).