JOHNNY MICALUSI, IL RE TERRACINESE DELLE CENE ROMANE È STATO CONDANNATO

Johnny Micalusi tra Adriano Galliani e Flavio Briatore
Johnny Micalusi tra Adriano Galliani e Flavio Briatore

Ieri, l’ex re delle cene “vip” romane, Gianni “Johnny” Micalusi, è stato condannato a 8 anni e 9 mesi, insieme ai figli Francesco e Lorenzo, a 2 anni e mezzo ciascuno, l’imprenditore Vito Genovese, a 2 anni e il commercialista Luciano Bozzi a 2 anni e 9 mesi. Assolto Adriano Nicolini, ex direttore di una filiale romana della Banca del Fucino.

L’ex proprietario del ristorante “Assunta Madre”, nel cuore della Roma bene, in via Giulia, era imputato in un processo, dall’indagine del procuratore romano facente funzioni Michele Prestipino e del sostituto Francesco Minisci, dove erano contestati, a vario titolo, episodi di intestazione fittizia di beni, riciclaggio e autoriciclaggio di denaro di provenienza illecita. Micalusi era accusato di aver riciclato oltre 800mila euro.

Due anni fa, la Squadra mobile di Roma e i finanzieri del Nucleo speciale di polizia valutaria avevano eseguito l’ordinanza di custodia cautelare richiesta dalla Direzione Distrettuale Antimafia capitolina, con un sequestro di numerosi beni, locali e conti correnti, tra cui il ristorante “Assunta Madre”, un luogo che era già finito al centro della cronaca giudiziaria nel 2013, quando Alberto Dell’Utri parlava della possibile fuga all’estero del fratello Marcello, fondatore di Forza Italia. 

Secondo gli inquirenti che indagarono Micalusi nel 2017, Johnny si dimostrò “capace di costituire numerose e redditizie attività commerciali” grazie a investimenti immobiliari, “avendo cura di intestare i beni a prestanome privi di risorse economiche, per evitare di figurare come titolare effettivo, pur mantenendone saldamente la direzione”. Ancora più netto il gip che firmò l’ordinanza: “Ha rapporti privilegiati sia con la criminalità (ndr: Michele Senese, ex boss della Banda della Magliana) che con il mondo degli affari (ndr: su tutti Flavio Briatore con cui avrebbe dovuto aprire Assunta Madre a Londra) e della politica, la notorietà gli ha permesso di espandere le relazioni con persone addentro le istituzioni che potrebbero fornire strumenti necessari per aggirare il presidio cautelare”.

Micalusi, in realtà, non appariva al timone di alcuna società lasciate alla responsabilità legale dei figli. Nel 2017, furono sequestrate anche due società di commercio di prodotti ittici, la Metro Fish s.r.l. e il Centro ittico laziale s.r.l., e la Papa Giulio s.r.l., specializzata nella gestione di esercizi pubblici e di ristorazione.

“Johnny”, già il 2 luglio 2002, fu colpito da una sentenza di condanna per i reati di ricettazione, falsità materiale commessa dal privato in autorizzazioni amministrative, induzione alla falsità ideologica del pubblico ufficiale. Poi, nel 2007, la Guardia di Finanza di Latina lo indagò per associazione a delinquere di stampo mafioso, usura ed abusiva attività finanziaria. E Il 10 maggio la sua Hosteria del pesce di Terracina finì sequestrata insieme a un patrimonio di 7 milioni di euro nell’ambito di un’operazione che aveva riguardato 5 immobili, 11 autoveicoli, 6 società, 9 polizze assicurative, 15 conti correnti e 11 libretti di depositi a risparmio. Il 30 luglio 2009 la Corte di Appello di Roma revocava la misura emessa dal Tribunale di Latina.

Nel 2013, Lirio Abbate su L’Espresso scriveva: “L’amministratore unico” di Assunta Madre “è un calabrese, socio in un’impresa ittica di un armatore di Mazara del Vallo coinvolto in passato in un’inchiesta su traffici di droga organizzati dalla cosca trapanese e dalla ’ndrangheta”. Il titolo di quell’articolo era emblematico “Tutti a cena da Johnny”, dal vip, allo sportivo, al politico e al criminale. La teoria del mondo di mezzo di Massimo Carminati riassunta in un ristorante al centro di Roma.

Articolo precedente

LATINA. TORMENTA LA EX COMPAGNA: FINISCE IN CARCERE STALKER RECIDIVO

Articolo successivo

SCAURI. ACCOLTELLATO PER UN PRESUNTO DEBITO DI DROGA: FERMATI DUE DI SILVIO E UNA 20ENNE

Ultime da Giudiziaria