INCHIESTA “GUSCIO”: DISSEQUESTRATI DI NUOVO 1,5 MILIONI DI EURO

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Inchiesta Guscio: dopo i rinvii a giudizio stabiliti in udienza preliminare, arriva una nuova decisione del Riesame sul sequestro

Rimaneva in sospeso ancora un ricorso nell’ambito del procedimento penale, conosciuto come “Guscio”, derivante dal fallimento della società Circe srl.

Sul procedimento, infatti, pendeva ancora il giudizio di una nuova sezione del Tribunale del Riesame che doveva decidere sul sequestro da 1 milione e mezzo di euro a carico di alcuni degli imputati. Si tratta, in effetti, della ennesima decisione dei giudici sul provvedimento di sequestro.

Per la prima volta, era stato annullato dal Tribunale del Riesame di Latina, a gennaio 2021, il sequestro di 1,5 milioni di euro sui conti dei professionisti emesso dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina Giuseppe Cario ed eseguito dalla Gdf di Latina a dicembre 2020, quando scattò anche la misura cautelare interdittiva del divieto temporaneo di esercitare la professione per un anno a carico dei commercialisti Alberto Palliccia, Aldo Manenti, Luigi Buttafuoco, Simone Manenti e Massimo Mastrogiacomodel consulente del lavoro Roberto Manentie dell’avvocato Luca Pietrosanti

A dicembre 2021, invece, la Corte di Cassazione accolse il ricorso dei sostituti Procuratori di Latina, Claudio De Lazzaro e Giuseppe Bontempo, che rivendicavano la validità del sequestro per quanto riguarda 4 degli otto coinvolti: l’avvocato Luca Pietrosanti, la moglie di quest’ultimo Simona Vescovo, e i due Manenti, Aldo e Simone. Secondo i Giudici del Palazzaccio, “gli indagati Pietrosanti Luca Maria e Manenti Aldo dovevano essere considerati come i reali dominus della vicenda illecita, avendo entrambi occultato le loro cointeressenze servendosi di soggetti prestanome, scelti nei rispettivi ambiti familiari, attraverso i quali avevano, dapprima, trasferito a terzo soggetto (Manenti Simone) il profitto illecito dei reati presupposto, costituito, come si è già detto, dalle quote della Circe s.r.l., ottenendo un controvalore di un milione e mezzo di euro a fronte di un acquisto per un valore capziosamente sottostimato di euro 237.000”.

Rinviati gli atti a nuovo collegio del Riesame di Latina, quest’ultimo si era espresso ribaltando, ad aprile scorso, la decisione: un nuovo sequestro. Al che, è seguito un ulteriore ricorso in Cassazione dei quattro imputati Luca Pietrosanti, Simona Vescovo, Aldo e Simone Manenti: gli ermellini hanno inviato a un altro collegio del Riesame di Latina.

Ora, quest’ultimo si è espresso disponendo l’ennesimo dissequestro per un valore di 1,5 milioni di euro.

Una situazione intricatissima per una vicenda che a inizio mese ha visto i primi verdetti: sei rinvii a giudizio, un’assoluzione e una condanna.

LA VICENDA IN SINTESI – La storia ha visto il curatore del fallimento Leonardo Viviani presentare al Tribunale un programma di liquidazione, stimando in più di 800mila euro i debiti dell’azienda e scegliendo la vendita diretta delle quote della società proprietaria dell’hotel Il Guscio di Terracina. Il curatore specificò che era sul piatto un’offerta di acquisto delle quote dell’hotel di cui si fece mediatore un noto studio legale di Latina (Pietrosanti).

L’incarico fu dato a Mastrogiacomo per valutare le quote dell’azienda, il quale stimò il valore in 240mila euro. Cifra che fu ritenuta irricevibile dall’imprenditrice della società di Cuneo poiché l’hotel valeva oltre 4 milioni di euro. Per tale ragione, la donna ha denunciato

Tuttavia, le quote furono vendute all’offerente, ossia il commercialista Manenti, in cambio di poco più di 280mila euro, versati con dodici assegni circolari emessi lo stesso giorno della vendita. Un elemento che è servito all’imprenditrice per arrivare all’ipotesi secondo la quale il commercialista Manenti sapeva di essere l’unico offerente, in grado di acquisire le quote dell’azienda, e quindi dell’hotel Il Guscio di Terracina, senza alcuna concorrenza.

In seguito Palliccia, amministratore della società Circe Srl, tramite lo stesso legale che aveva fatto da mediatore per l’offerente Manenti, ossia Luca Pietrosanti, ottenne la sospensione dell’esecuzione immobiliare, ormai giunta al terzo tentativo dell’asta che partiva da una base di circa 2,3 milioni di euro. Altra particolarità che ha spinto l’imprenditrice denunciate a insospettirsi e ritenere che commercialisti si fossero messi d’accordo per stimare poco le quote societarie e far compare a uno di loro (Aldo Manenti) l’hotel, in seguito ceduto a un famigliare (Simone Manenti, il figlio) e alla moglie dell’avvocato Pietrosanti per 170mila euro.

Dopo questi passaggi, la società Circe srl rinunciò agli atti esecutivi in ordine al fallimento originario e la procedura sull’hotel è venuta meno. In seguito la Circe srl cambiò assetto societario, le cui quote – ceduta anche grazie al mutuo con la banca (ndr: gli inquirenti vogliono fare luce anche su di esse) passarono dai Manenti e dalla moglie di Pietrosanti alla società Mac srl dell’albergatore/imprenditore terracinese Giovanni Amuro.

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