IL RIPETITORE IN AREA PARCO DEL CIRCEO, “IL FORTINO” RICOSTRUISCE LA STORIA: “CHI È IL RESPONSABILE?”

L'immagine pubblicata sul sito associazioneilfortino.it

La denuncia del Presidente dell’Associazione “Il Fortino” Giulio Schisani: un ripetitore di circa 50 metri in pieno Parco nazionale del Circeo

L’Associazione di San Felice Circeo “Il Fortino” torna a denunciare la presenza del ripetitore in area parco nazionale. Dalle immagini – spiega Schisani – si comprende perché in quell’area esiste per le leggi dello Stato il cosiddetto “vincolo paesaggistico”. Il paesaggio è certamente cambiato, non in meglio. È stato deturpato irrimediabilmente per sempre”.

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L’area, secondo l’associazione, è In pieno parco nazionale del Circeo classificata con ZPS IT6040015 “Parco Nazionale del Circeo” su cui vige un Piano di Gestione, oltreché ad essere una zona soggetta a vincolo paesaggistico e a distanza dal mare a circa 100 metri.

Tre le istanze inoltrate tra gennaio 2021, febbraio 2021 e l’ultima a giugno dello stesso: un esposto e due accessi agli atti. Ma, spiega Schisani, “non abbiamo ricevuto risposte, ed adesso comprendiamo il perché. Abbiamo però acquisito i seguenti eventi/cronistoria fatti di ritardi, errori ed altro.

“Ad agosto 2020 per la realizzazione del Cannone viene inoltrata una semplice istanza ai sensi del famigerato Dl 259 del 2003 noto come “legge Gasparri” o decreto liberalizzazioni. Quindi una semplice SCIA, quella che facciamo per aprire una nuova finestra. Ma il decreto liberalizzazioni prevede all’art. Art. 3 – Principi generali le seguenti limitazioni: “Sono fatte salve le limitazioni derivanti da esigenze della difesa e della sicurezza dello Stato, della protezione civile, della salute pubblica e della tutela dell’ambiente e della riservatezza e protezione dei dati personali”.

“Visti i vincoli esistenti sull’area il Comune, secondo noi, doveva rispondere evidenziando i vincoli chiedendo e opportune autorizzazioni da Parco nazionale e Soprintendenza ed ovviamente quelle di sua competenza. Poi rilasciare eventuale autorizzazione. Questa procedura è stata adotta per l’ultimo ripetitore della Molella dove esiste regolare autorizzazione dopo il parere della Soprintendenza. Quindi non si comprende questo diverso comportamento“.

“Invece non avviene nulla. L’istanza resta ferma in un cassetto e dopo tre mesi, il 12 dicembre 2020, iniziano i lavori, avvalendosi del silenzio assenso. Stranamente il Parco nazionale rispose al nostro esposto precisando che aveva fatto quanto di sua competenza e aveva inviato il tutto al Comune per le competenze di natura urbanistica. Ma dal Comune non viene emesso alcun atto amministrativo di ripristino e demolizione. La società ricorre al Tar, ma il Comune si costituisce clamorosamente fuori dei temi previsti per legge (30 giorni). Quindi la sua istanza è rigettata dal giudice“.

Dopo varie vicende giudiziarie si arriva al Consiglio di Stato dove è presente il legale del Parco Nazionale, ma nessuno del Comune che è assente. Il Consiglio di Stato non si è pronunciato in maniera definitiva, ma l’azienda avvalendosi di qualche cavillo ha comunicato al Comune che avrebbe ripreso i lavori il 23 maggio. Quindi silenzio assenzo, scadenza dei termini nel ricorso al Tar, non presenza al Consiglio di Stato: queste le principali cause di quello che ha determinato la trasfigurazione del nostro paesaggio. Non incolpiamo nessuno – conclude Schisani – ma una domanda al Sig. Sindaco che per la Costituzione è il primo garante della tutela storica, paesaggistica, monumentale del suo paese, la dobbiamo fare: visti i diversi errori della macchina amministrativa, non ritiene doveroso verso il suo paese aprire un’inchiesta per accertare eventuali responsabilità?“.

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