Al tempo delle pratiche edilizie pendenti cui conseguono tragedie come quella occorsa pochi giorni fa a Casteldaccia in Sicilia (la villetta abusiva sommersa dal fango), la certezza è che nel BelPaese la burocrazia e le strettoie amministrative sono il terreno di coltura dei rimpalli di responsabilità.
Quando a vigere sono l’inerzia e le negligenze amministrative è il caos, ed eventualmente i disastri, a fare da padroni. Quando, invece, nella pubblica amministrazione a tenere le fila sono il lucro e gli interessi privati ecco radicarsi una rodata organizzazione.
A quanto appare dall’inchiesta della Procura della Repubblica di Cassino, succedeva così a Gaeta dove, secondo il sostituto procuratore Dott.ssa Maria Beatrice Siravo e la Guardia di Finanza di Formia, undici soggetti hanno dato vita a un consolidato “sistema” corruttivo teso ad agevolare il rilascio di autorizzazioni di diversa natura nel campo edilizio”.
Questo sistema si fondava sul disbrigo di pratiche che entrano nella vita di molti cittadini: demolizioni, istruttorie, ampliamenti di fabbricati, piccole formalità come l’apertura di una finestra, permessi a costruire, sanatorie, condoni edilizi ecc. favoriti da un ufficiale pubblico infedele.
Nel comunicato stampa della Procura della Repubblica di Cassino si afferma che la vicenda che ha portato all’inchiesta dell’edilizia gaetana trova “la sua genesi in un’operazione dei Carabinieri di Gaeta che ha visto il sequestro di un cantiere, in zona Capo di Serapo, destinato alla realizzazione di un complesso residenziale di circa venti appartamenti”. Un complesso, specifica la Procura, che nonostante fosse stato regolarmente autorizzato, poneva in essere, in ragione dell’attività degli investigatori, irregolarità strutturali, paesaggistiche e ambientali che alcuni funzionari comunali avevano occultato.
Il perno del “sistema”, secondo la Procura, era un geometra dell’Ufficio Tecnico del Comune di Gaeta, Cristofaro Accetta, fratello del costruttore Eduardo Accetta ex consigliere comunale e capogruppo dell’allora PDL nella scorsa consiliatura al Comune di Gaeta, oltreché consigliere provinciale – ricordato dalle cronache per un “incontro pugilistico” con il consigliere comunale Giuseppe Matarazzo, già Sindaco della città, avvenuto nel 2013 nella sala consiliare.
LA PALAZZINA DI VIA FONTANIA
L’inchiesta di Cassino si basa sul summenzionato complesso residenziale, ossia una palazzina in costruzione, sita in Via Fontania, a Serapo (Gaeta), che, nel 2015, attirò gli interessi della Direzione Distrettuale Antimafia allorché vi fu il sopralluogo dei Carabineri gaetani insieme alla Polizia Locale che portò al sequestro e a una denuncia per abusivismo edilizio di alcuni soggetti (tra i destinatari dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari nella presente inchiesta della Procura ciociara).
Per la palazzina che ha innestato l’inchiesta di Cassino, sono indagati in concorso tra loro, tra gli altri, Arcangelo Purgato e Silvestro De Pasquale come committenti dei lavori dello stabile, l’imprenditore casertano di San Cipriano d’Aversa Carmine Di Caterino in qualità di titolare della ditta esecutrice dei lavori e il direttore dei lavori, l’architetto Salvatorluca Tallaro di Gaeta, presente in molte pratiche lavorate dal geometra del Comune Cristofaro Accetta e contestate dalla magistratura
Le irregolarità, oggetto delle attenzioni degli inquirenti, sono opere di contenimento dopo un precedente sbancamento di terreno vegetale in totale difformità dal permesso a costruire rilasciato dal Comune di Gaeta con opere inesistenti nel permesso e in una zona sottoposta a vincolo paesaggistico in quanto ricadente nella zona “T1” Fascia Costiera a Forte Valore Paesaggistico, oltreché inclusa in un’area sismica.
Il committente Purgato e il direttore dei lavori Tallaro, in concorso con Alessandro Cifra di Latina come progettista, sono accusati anche di aver fatto apparire al Genio civile le opere, inerenti alla palazzina di Via Fontania, come ancora da realizzare quando invece erano già completate, inducendo nell’errore l’Ufficio che così rilasciava l’attestato di deposito necessario per la realizzazione della palazzina.
Arcangelo Purgato, Silvestro De Pasquale, Salvatorluca Tallaro, Carmine Di Caterino e la dirigente del settore Urbanistica del Comune di Gaeta Maria Lilia Pelliccia, secondo la Procura di Cassino, sono accusati di aver perpetrato un vero e proprio dissesto idrogeologico, interrompendo le acque meteoriche da monte (Via Flacca, monte Lombone) a valle fino alla spiaggia di Serapo. A Pelliccia viene contestato il rilascio del permesso a costruire perché con questo ci sarebbe stato lo sbancamento, con la relativa interruzione del canale di scolo delle acque e il susseguente pericolo di frana. Secondo l’indagine, la dirigente rilasciava a favore di Purgato e De Pasquale il permesso a costruire relativo alla palazzina che prevedeva gli alloggi su tre piani più un interrato. Il rilascio del permesso non fu preceduto da un’adeguata istruttoria mancando dei necessari documenti. Basti pensare che l’edificio a tre piani era costituito in una zona di tipo B dove “l’altezza massima dei nuovi edifici non può superare l’altezza degli edifici preesistenti” che, per inciso, in quell’area della città sono di due piani. Questo tipo di comportamenti, che sembrerebbero innocui agli occhi di chi non li vive sulla propria pelle, comportano vantaggi patrimoniali per chi li ottempera ma, sopratutto, danni a chi li subisce come, ad esempio, a coloro che confinano con questi presunti abusi.
C’è di più. Sono spesso i responsabili del procedimento, ossia i controllori dell’iter normativo, a chiudere un occhio, e spesso anche a serrarne due contemporaneamente. Come nel caso di Fulvia Marciano che, a detta degli inquirenti, non redigeva di proposito la relazione istruttoria per la palazzina di Via Fontania contravvenendo alla legge (Dpr. 380, Testo unico in materia edilizia). Un’istruttoria che poi venne redatta solo molti mesi dopo su sollecitazione dell’assessore di Gaeta De Simone e in cui comunque si attestava il falso nello stabilire la distanza tra la palazzina in questione e gli immobili confinanti. Il limite previsto nell’istruttoria con un immobile confinante era di 10 metri, mentre in realtà la casa confinante è praticamente attaccata alla palazzina nascente, poco più di un metro e mezzo.
Fulvia Marciano torna inoltre nella storia di Via Fontania perché insieme a Cristofaro Accetta, il geometra dell’Ufficio Tecnico del Comune di Gaeta, redigevano nel contraddittorio con l’architetto Tallaro un verbale in cui non si accorgevano che il permesso a costruire era decaduto.
ACCETTA&FRIENDS
Il geometra del Comune di Gaeta Cristofaro Accetta, che attualmente ricopre un ruolo molto importante per il rilascio delle autorizzazioni paesaggistiche e dei permessi a costruire in sanatoria, asserviva, secondo gli investigatori, la sua funzione agli interessi privati, in quanto socio occulto di uno studio tecnico in via dei Frassini a Gaeta fino al dicembre del 2015 e poi in via Livorno sempre nella città del Golfo.
Le particolarità è che questi due studi tecnici, di cui era/è socio occulto il geometra dell’Ufficio Tecnico, erano intestati all’architetto Tallaro (il primo in via dei Frassini) e al fratello del dipendente comunale (il secondo in via Livorno), ossia l’ex consigliere comunale Eduardo Accetta precedentemente citato.
Sembra, quindi, che Cristofaro Accetta, il geometra dell’Ufficio Tecnico comunale, si trovasse nel mezzo, quantomeno, di un conflitto di interessi sesquipedale; una consuetudine, quella della commistione tra controllori e controllati, che, purtroppo, non è rara nel Belpaese e nella provincia pontina.
Nello studio intestato al fratello di Cristofaro, l’ex consigliere comunale Eduardo Accetta, lavoravano tre degli indagati: come detto l’architetto Tallaro, e altri due liberi professionisti, Alessandro Liberace e Andrea Criscuolo, i quali erano soliti firmare i progetti per conto di Cristofaro Accetta e collaboravano con lui nella stesura degli stessi, presentando al comune di Gaeta svariate richieste di autorizzazione edilizie: Tallaro 98 richieste, Liberace 86 richieste, Criscuolo 23 richieste.
Cristofaro Accetta istruiva personalmente le pratiche, da funzionario pubblico si interessava alle stesse, oppure faceva in modo che fossero seguite dai tecnici che lavoravano negli studi dove era socio occulto.
In cambio riceveva una parte consistente della parcella che i privati gli corrispondevano (intestandola anche a sua moglie).
In sostanza, da dipendente comunale nel delicato settore delle pratiche edilizie, Cristofaro Accetta avrebbe mediato tra i privati committenti e i tecnici che poi effettivamente, nei vari episodi dell’inchiesta, ottenevano gli incarichi retribuiti dai committenti.
COME FUNZIONAVA
Accetta assumeva l’incarico dal privato che gli dava una somma per sbrigare la pratica edilizia, successivamente tale pratica era affidata a un tecnico dello studio dove era socio occulto. In seguito, a seconda dei casi, inviava anche l’elenco delle spese già sostenute e da sostenere o la percentuale sull’importo dei lavori da corrispondere al direttore dei lavori (sempre in rapporti con lui o in rapporti con i due studi tecnici citati), e contestualmente rivestiva l’incarico di Rup (responsabile unico del procedimento) con tutte le facilitazioni del caso come, ad esempio, il rilascio dell’autorizzazione paesaggistica.
Così, a guadagnarci, erano un po’ tutti in una città che sconta, come molte nei litorali italiani, la pratica dell’abuso come modus operandi.