È il proseguo dell’interrogazione shock sul Sud Pontino presentata a giugno scorso, il nuovo atto di sindacato ispettivo pubblicato il 10 settembre e disposto dai senatori Elio Lannutti, Cinzia Leone, Vincenzo Presutto e Emma Pavanelli all’indirizzo del neo Ministro degli Interni Luciana Lamorgese e al confermato Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede cui chiedono “verifiche ispettive sugli uffici giudiziari coinvolti, che hanno agito, ad avviso degli interroganti, in maniera inconsueta”.
Non fanno sconti gli interroganti ed entrano anche nel campo impervio delle cancellerie dei Tribunali, adducendo fatti che definiscono “inconsueti”. Oltre a ripercorrere in sintesi le vicende mafiose che hanno coinvolto il Basso Lazio, i senatori si concentrano sulla figura del sindaco di Sperlonga Armando Cusani e sul ritardo con cui la Procura di Latina trasmise alla Corte d’Appello di Roma il fascicolo della sua causa, relativo alla condanna in primo grado per il reato di abuso di atti d’ufficio, unitamente al suocero Erasmo Chinappi, per la vicenda dell’hotel “Grotta di Tiberio”.
La criminalità organizzata – spiegano i senatori nell’interrogazione parlamentare a risposta scritta – ha beneficiato dei collegamenti locali con l’imprenditore immobiliare Pierluigi Faiola, che realizzava e commerciava immobili nell’ambito del piano integrato (ndr: il riferimento al Piano Integrato di Sperlonga), in affari con l’imprenditore Gaetano Salzillo, vicino al clan “Belforte”. L’infiltrazione criminale si è avvalsa anche di Nicola Pagano, personaggio accostato al clan Zagaria, che tramite la società “Kronos Srl” ed altre campane è riuscito ad acquistare preventivamente terreni necessari per realizzare la speculazione edilizia. L’operazione ha visto impegnati i vertici della Banca popolare di Fondi con investimenti di 60 milioni di euro, mentre le indagini della Procura di Latina si sono concentrate sui reati edilizi e non eventuali collusioni di politici, affaristi e speculatori locali, ovvero la sussistenza di reati associativi (ordinanza del giudice per le indagini preliminari Mattioli del 4 maggio 2018 proc. n. 288/16 mod. 44 gip n. 1814/17 R.G.), benché l’informativa della Direzione distrettuale antimafia faccia emergere un disegno criminale attorno al piano integrato, con una conseguente ipotesi di riciclaggio dei proventi illeciti dei clan campani.
I parlamentari proseguono nel loro j’accuse ed entrano nel merito della questione Cusani: “A seguito della sentenza in primo grado n. 845 del 2 luglio 2012, che condannava il sindaco di Sperlonga Armando Cusani alla pena di due anni di reclusione ed alla pena accessoria dell’interdizione temporanea dai pubblici uffici per la durata della pena, gli imputati, come loro diritto, impugnarono la sentenza e presentarono appello. Tuttavia, il tempo passava ma la data del processo d’appello non veniva fissata. I consiglieri di minoranza dell’epoca, nella loro qualità di parte civile nel processo, scoprirono il motivo di tale ritardo: il fascicolo della causa non era stato inviato alla Corte di appello di Roma. Così gli stessi consiglieri di minoranza, in data 29 novembre 2013, chiesero al procuratore della Repubblica di Latina di svolgere accurate indagini al fine di individuare i responsabili di tale mancanza e di comminare le dovute sanzioni nei confronti degli ignoti funzionari, che inspiegabilmente non avevano provveduto alla trasmissione del fascicolo. Fatto sta che, in conseguenza di tale ritardo, la Corte d’appello di Roma, con sentenza n. 0678/2014, dichiarava prescritto il reato di abuso di atti d’ufficio, condannando comunque, Armando Cusani e Aldo Erasmo Chinappi (suocero di Cusani e comproprietario dell’hotel “Grotta di Tiberio”) ad una pena di un anno e tre mesi per il solo reato di abuso edilizio.
Se non ci fosse stato il ritardo – continuano i quattro parlamentari, tutti del Movimento 5 Stelle – da parte del Tribunale di Latina, pari a quasi un anno e mezzo, nell’invio del fascicolo della causa alla Corte di appello di Roma, certamente il reato di abuso di ufficio non sarebbe andato in prescrizione e la condanna sarebbe stata più pesante. Così come il dirigente dello sportello unico per l’edilizia dell’epoca non sarebbe stato assolto per prescrizione dei termini.
Lannutti e gli altri non risparmiano, come accennato, critiche alla magistratura anche in ragione di un’altra vicenda: “La segreteria nazionale dell’associazione antimafia “Antonino Caponnetto”, nei giorni scorsi, ha reso noto che il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Perugia ha fissato per il mese di ottobre l’udienza di dissenso a seguito di opposizione della stessa associazione contro la richiesta di archiviazione del pubblico ministero riguardante la sparizione di un esposto del 2014 sul piano integrato di Sperlonga a firma di Elvio Di Cesare e Benito Di Fazio indirizzato alla Procura di Latina e presentato presso i Carabinieri di Sperlonga.
L’interrogazione parlamentare si conclude, se possibile, ancora più nettamente: non è “fisiologico” trattenere, come nel caso di Cusani, per quasi 18 mesi, i fascicoli delle sentenze appellate da parte di Tribunali alle Corti di appello, oltreché al fatto che sarebbe opportuno appurare se si sia trattato di dimenticanza, mera negligenza oppure di collusioni di ordine “ambientale”.
I senatori chiedono l’intervento del Ministro dell’Interno al fine che siano verificati gli atti che riguardano il Comune di Sperlonga e Gaeta e, in particolar modo, l’anomalo investimento da 60 milioni di euro della Banca popolare di Fondi nel piano integrato di Sperlonga.