Confisca patrimonio Iannotta: discusso il ricorso in Corte d’Appello presentato dalla difesa dell’imprenditore di Sonnino
La Corte d’Appello di Roma si è presa 90 giorni di tempo, con la possibilità di un’ulteriore proroga, per dirimere l’articolata questione della confisca a carico del patrimonio milionario dell’imprenditore, originario di Sonnino, Luciano Iannotta. Il collegio della quarta sezione della Corte d’Appello di Roma, composto dai giudici Flavio Monteleone, Francesco Neri e Aldo Morgigni, si esprimerò quantomeno dopo 3 mesi. Una decisione comunicata oggi, 12 novembre, al termine della discussione dell’avvocato Mario Antinucci che difende l’imprenditore coinvolto nella imponente operazione antimafia denominata “Dirty Glass”.
Lo scorso 29 ottobre, il Procuratore Generale della Corte d’Appello di Roma aveva chiesto che venisse confermata la confisca a carico di Luciano Iannotta, il cui processo penale, derivante dall’operazione “Dirty Glass”, si svolge davanti al terzo collegio del Tribunale di Latina.
Oltreché alla discussione del procuratore generale, avevano parlato anche i terzi, coinvolti indirettamente e non penalmente nella confisca come, tra gli altri, anche Filippo Iannotta, Setina Costruzioni Srl, Timewarp, Lorenzo Feudo, Oscar Immobiliare e Giorgio Destro. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Stefano Perotti, Valerio Righi, Cristina De Angelis, Francesco Vasaturo, Fabrizio Mercuri e Lorenzo Litterio.
L’appello proposto dalla difesa di Luciano Iannotta è stato avanzato contro il decreto di sequestro, poi diventato confisca, del patrimonio ammontante a 50 milioni di euro. Nel corso del ricorso in Appello c’è stata anche la nomina di un perito per la verifica sui numeri effettivi di quella che il legale dell’imprenditore ha definito la “più vasta confisca patrimoniale del sud pontino nel dopoguerra, attraverso l’obbligatorio accesso alle banche dati pubbliche e private, ivi incluse le istruttorie bancarie dei numerosi finanziamenti dei più importanti istituti di credito ignorati sia dagli Organi inquirenti sia dai Giudici di primo grado”.
L’incarico è stato conferito al perito Carlo Angelini così da svolgere le necessarie verifiche sui presupposti di proporzionalità nel giudizio patrimoniale della confisca che, a più riprese, l’avvocato Antinucci, ha sollecitato nel giudizio di primo grado e nei motivi d’appello.
A settembre 2023, la Polizia di Stato, attraverso investigatori del Servizio Centrale Anticrimine e della Divisione Anticrimine della Questura di Latina, aveva eseguito il provvedimento di confisca emesso, ai sensi della normativa antimafia, dal Tribunale – Sezione Misure di Prevenzione di Roma, su proposta formulata dal Procuratore Francesco Lo Voi, insieme al Questore di Latina.
Il provvedimento ablatorio, che seguiva l’analogo provvedimento di sequestro eseguito nel febbraio del 2022, riguarda beni, assetti societari e rapporti finanziari per un valore complessivamente stimato di circa 50 milioni di euro, riconducibili direttamente ovvero per il tramite di una folta schiera di prestanome all’imprenditore pontino, Luciano Iannotta, in passato consigliere comunale ed assessore del Comune di Sonnino, nonché Presidente della Confartigianato di Latina e del Terracina Calcio.
Iannotta era stato tratto in arresto nel settembre 2020, nell’ambito della cosiddetta operazione Dirty Glass (il cuo processo ancora in corso e appena iniziato riprenderà il prossimo 23 novembre presso il Tribunale di Latina), condotta dalla Polizia di Stato con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, in quanto ritenuto responsabile, in concorso con altri, dei reati di calunnia, sostituzione di persona, bancarotta fraudolenta, trasferimento fraudolento di valori, sostituzione di persona, omessa dichiarazione ai fini delle imposte, corruzione, autoriciclaggio, ricettazione, sequestro di persona, detenzione abusiva e porto di arma comune da sparo, accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico, rivelazione e utilizzazione di segreti di ufficio, favoreggiamento personale, truffa aggravata, turbata libertà degli incanti e estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Le investigazioni – spiegava una nota della Questura – oltre a documentare la pericolosità sociale di Iannotta, i cui trascorsi criminali abbracciano quasi un trentennio, hanno permesso di far luce sull’impero societario economico e finanziario realizzato, nel tempo, dall’imprenditore attraverso una spregiudicata abilità di infiltrare risorse illecite in canali istituzionali, con una pluralità di operazioni societarie tali da impedire la diretta riconducibilità delle stesse strutture alla sua persona. Il tutto a fronte di una complessiva situazione reddituale “dichiarata” di natura modesta o addirittura inadeguata, in alcuni casi, anche al semplice soddisfacimento delle primarie esigenze quotidiane personali e del suo nucleo familiare.
Il Tribunale delle Misure di prevenzione di Roma, accogliendo la proposta formulata congiuntamente dal Procuratore della Repubblica di Roma e dal Questore di Latina, ha disposto due anni fa la confisca di 1 impresa individuale, 1 fondazione, della totalità delle quote e dell’intero patrimonio aziendale di 37 compagini societarie, di cui 4 ubicate nel Regno Unito e 2 in Moldavia, di 119 fabbricati e 58 terreni , 57 veicoli, e 72 rapporti finanziari, per un valore complessivamente stimato di circa 50 milioni di euro.
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