I soldi che dovevano finire alla Coop Mare e Monti e la ricerca del consenso tra i balneari: ecco come si mossero gli esponenti politici e i funzionari a Terracina
Procaccini, come noto, è indagato anche per turbativa d’asta insieme a Gianni Percoco, Corrado Costantino, Roberta Tintari, l’attuale assessore al Turismo Danilo Zomparelli, il consigliere comunale Marcello Masci, il coordinatore cittadino di Fratelli d’Italia a Terracina Fabio Minutillo e l’amministratore di “Mare e Monti 2018” Mario Avelli. La vicenda si dipana dal giugno al dicembre 2019, per poi concludersi con il sostegno politico a Tintari Sindaco da parte di “Cambiamo con Toti” nel marzo 2020.
Masci e Minutillo si sarebbero accordati, secondo gli inquirenti, con Procaccini, Percoco, Tintari e Zomparelli, per fa svolgere il servizio di assistenza e salvataggio sulle spiagge di Terracina alla coop Mare e Monti di Avelli, così da fargli ottenere 80mila euro senza procedura pubblica. Masci e Minutillo avrebbero inoltre sollecitato i funzionari che si opponevano a mantenere gli accordi.
Lo stesso Procaccini avrebbe incalzato il funzionario Costantino a risolvere l’empasse fornendo tre soluzioni possibili così da fargli adottare una delibera che assegnasse il contributo alla Coop Mare e Monti. Alla fine Costantino avrebbe adottato la determina con cui assegnava alle associazioni sindacali dei balneari, Sib Terracina e Cna Office Mediterraneo il contributo di oltre 48.700 euro, poi girato alla coop di Avelli.
Una ricerca quasi spasmodica a raggiungere l’obiettivo così che quando si crea un empasse dovuto a vari problemi di ordine amministrativo e burocratico, provocati da dipendenti comunali che si opponevano, è lo stesso europarlamentare Nicola Procaccini a sfogarsi con il sindaco Roberta Tintari, sollecitando a tenere alta l’attenzione: “Bisogna starci addosso su questa cosa perché qui parliamo di voti veri…parliamo ripeto di 40 imprenditori e tutti terracinesi“. E alla fine Procaccini invita Tintari a stare addosso alla segretaria comunale che si opponeva per rispettare la legge. Soldi ai balneari in cambio di voti, questo pare fosse il mantra di uno spaccato quasi disperato di politici in cerca di sopravvivenza elettorale.
Una situazione che ricorda da molto vicino ciò che è accaduto a Sabaudia dove il Sindaco Giada Gervasi è caduta in una inchiesta anche e soprattutto per la paura di perdere i “voti veri” dei balneari.
LA STORIA – Il piano della Coop “Mare e Monti 2018” prevedeva la dislocazione di 58 postazioni d salvataggio e l’affidamento della loro gestione alla stessa cooperativa. In realtà dalla tabella presentata dalla “Mare e Monti 2018” risultavano 61 postazioni, allorché la Capitaneria di Porto chiese chiarimenti in merito che arrivarono tramite le tavole tecniche approvate dall’ingegnere Giuseppe Masci. Il Piano di Salvataggio fu così approvato dalla temuta Capo del Circondario Marittimo Emilia Denaro.
In realtà, però, gli investigatori dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia Costiera hanno appurato che la famosa Coop Mare e Monti 2018 poteva essere riconducibile a Marcello Masci, ex leghista, attuale consigliere comunale nonché leader e capogruppo di “Cambiamo con Toti”, ossia il partito politico che appoggiò con Fratelli d’Italia e due civiche di centrodestra l’attuale Sindaco Tintari.
Masci è un asso-pigliatutto nel mondo del salvataggio balneare sia a Terracina che a Sperlonga e in altre parti della provincia: a partire dal 2000 ha costituito, infatti, diverse società e coop nel settore dei bagnini. E peraltro è stato più che sfiorato nella vicenda degli assistenti bagnini denunciata l’anno scorso dal sindacato Uiltucs.
Per di più, secondo le investigazioni, Masci versava in situazioni economiche non rosee, oltreché ad avere nella sua disponibilità diverse società oggetto di pignoramento bancario. Interessante una delle intercettazioni (in questa inchiesta sono stati utilizzati i cosiddetti spyware, ossia virus informatici per accedere ai dispositivi degli indagati) in cui Masci viene ascoltato al telefondo con un’altra persona che gli dice di stare insieme “all’amico tuo”: ossia Porcu. Quest’ultimo sarebbe l’amministratore della Terra Pontina Srls a cui è stato affidato il servizio di bagnini sulle spiagge a Terracina, lo scorso giugno 2022, dopo una gara andata deserta.
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Ad ogni modo, proprio per le difficolta economiche, Masci costituì la Coop “Mare e Monti 2018”, ponendosi come vice presidente e offrendo la presidenza a Mario Avelli. Ma ad occuparsi effettivamente della cooperativa erano lo stesso Masci e l’ex assessore della Giunta Procaccini, Fabio Minutillo, attualmente coordinatore comunale di Fratelli d’Italia. Minutillo era però un socio occulto, non figurava, pur occupandosi del recupero crediti dai balneari per contro della coop e dei contratti. È lui che si darà molto da fare per il contributo economico da parte del Comune di Terracina e sarà sempre lui ad adoperarsi per la coop quando la Procura incalzava con i controlli sui contratti dei balneari.
Il servizio collettivo di salvataggio sulle spiagge di Terracina è stato affidato all’Azienda Speciale di Terracina fino al 2016. Nel 2019, la Coop Mare e Monti ha applicato una tariffa tale da generare un volume d’affari di 600mila euro. Eppure, la politica, prima con il Sindaco Procaccini e poi con il Sindaco Tintari, si mosse per erogare il contributo alla coop Mare e Monti 2018 e ai balneari suoi consociati per “esigenze politiche, connesse con la necessità di reperire voti e consensi in vista delle future elezioni“.
Il punto è che il contributo comunale era superiore ai 40mila euro e necessitava da Codice degli appalti una gara pubblica, oltreché a non poter essere erogato alla Mare e Monti risultando questa una coop di servizi. Così ci fu il tacito accordo tra Amministrazione e le associazioni di categoria Sib e Cna per girare i soldi alla Coop di Masci.
Ecco perché la situazione di stallo che si creò preoccupava non poco l’amministrazione Tintari tanto da richiedere l’intervento dell’europarlamentare Procaccini, definito dal Gip “figura di assoluto riferimento“. “È emersa – scrive il Gip in relazione l contributo per la coop – la volontà dell’Amministrazione di concludere la procedura anche al costo di violare le norme di legge“.
Da qui inizia una girandola di incontri, telefonate tra i personaggi di questa vicenda, a cominciare da Percoco e Costantino, fino a Tintari e Procaccini. La ricerca spasmodica era per una pezza d’appoggio.
A opporsi era il segretario comunale Grazia Trabucco (“Io il cetriolo non me lo piglio”, dice intercettata, rivolta a Costantino) e il dirigente Finanze Giampiero Negossi, che chiedevano che fosse fatto un regolare bando, tanto è che Procaccini da Fiumicino, diretto verosimilmente a Bruxelles, domandò al funzionario Costantino “se era sotto controllo la questione del salvataggio collettivo“. E d’altra parte il contributo non poteva neanche essere versato al Sib, poiché mancante di Partita Iva. Ecco perché Percoco e Costantino pensarono all’altro organismo dei balneari, il Cna, o meglio ai soci, sia di Cna che di Sib, vale a dire ai balneari stessi: “Loro – dice Percoco – hanno partite iva, hanno i chioschi”. Invece, come affermato da Costantino: “Mare e Monti deve sparire”.
È così che interpellati i presidenti di Sib e Cna, Felice Di Spigno e Claudia Del Duca, si riuscì a trovare l’accordo, così da girare il contributo ricevuto dai balneari sul codice Iban della Mare e Monti 2018.
Prima di arrivare all’obiettivo, manifestarono molta preoccupazione gli allora assessori Caringi, Zomparelli, Percoco e Marcuzzi. Il timore era sempre lo stesso: perdere voti sul fronte dei balneari. E si arrivò per questo a prospettare anche di ridurre il contributo sotto la soglia dei 40mila euro, oppure di farlo transitare sul conto corrente di Di Spigno.
Alla fine dei giochi, venne approvata una delibera, la numero 252 di Giunta comunale, datata 31 dicembre 2019 dove non appariva mai la coop Mare e Monti, reale beneficiaria del contributo economico.
Nella delibera, a fronte di una richiesta di 90mila euro avanzata dai Sib e Cna, l’erogazione del contributo si fermava a 48.700 euro da dividersi in parti uguali tra le due associazioni di categoria. Nella determina che impegnava la spesa (pubblicata sempre l’ultimo dell’anno del 2019), il dirigente Costantino indicò un codice fiscale falso non riferibile alla Cna ma a un consorzio di imprese.