Dirty Glass: il ruolo di Carabinieri, un finanziere e altri personaggi legati al mondo dei servizi segreti. In fondo tutti i nomi degli indagati
In totale gli indagati nell’operazione Dirty Glass sono 26, più la società Italy Glass spa che con 3D Company srl, Taiani Group srl e Italy Transport srl sono state sequestrate nell’operazione odierna ai fini della confisca.
“Dobbiamo incontrare i nostri protettori”. “Ti faccio io da garante”. Carabinieri, un Ispettore di polizia (“ne parlano tutti bene a Terracina” – dice uno degli intercettati) , finanzieri, personale dei servizi segreti. Erano tutti al servizio di Luciano Iannota.
Uno dei principali indiziati, e raggiunto dal provvedimento di arresti domiciliari, è il colonnello dei Carabinieri Alessandro Sessa, già coinvolto con l’accusa di depistaggio nell’inchiesta Consip da cui è stato prosciolto.
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TUTTO GIRA INTORNO A BIG LUCIANO – Luciano Iannotta, imprenditore nato a Terracina nel 1971, è come noto da stamani l’uomo su cui ruotano tutti gli affari e i rapporti con la criminalità organizzata tra cui non solo Pirolo e il Clan Di Silvio ma anche la ‘ndrangheta dei fratelli Barbaro*.
Ma non solo il mondo di sotto. Secondo il gip Minunni, il Presidente di Confartigianato di Latina aveva uno “spessore criminale” tale da essere “capace di piegare a suo favore anche appartenenti dell’Agenzia di Informazioni per la Sicurezza Interna”, organismo alle dirette dipendenze della Presidenza del consiglio dei ministri. A suoi piedi, in sostanza, pezzi dei servizi segreti.
EPISODIO ESEMPLIFICATIVO E QUEI RAPPORTI CALABRI – L’imprenditore si trova ad un certo ad aver perso 600mila euro a causa di una truffa di cui è stato “vittima”. Ecco allora che Iannotta si adopera per recuperarli, anche rivolgendosi ai fratelli Barbaro di Palmi (Reggio Calabria) e con i quali Iannotta divide una società, la Aeleppi Motors Srl: 50% lui tramite l’azienda agricola “Iannotta Tommaso” e 50% i fratelli Antonio e Alberto Barbaro* figli di Giuseppe Barbaro nato a Palmi e con precedenti di polizia per reati mafiosi.
AISI E DIS: I SERVIZI SEGRETI DA IANNOTTA – Secondo gli inquirenti, con l’aiuto di un avvocato, Pietro Rosati, Iannotta ottiene diversi contatti con alcuni quelli che definisce “i nostri protettori”. E per cementare i i rapporti, l’imprenditore organizza, il 21 maggio 2018, un pranzo nella sua villa di lusso con tanto di zoo a Capocroce (Sonnino). All’incontro parteciperanno lo stesso Iannotta, Rosati, Antonio e Gennaro Festa (due soci napoletani, anche loro arrestati, e presentati a Iannotta da Pirolo), Michele Tecchia (anche lui indagato), Antonio De Luca (non indagato) e “due esponenti dei servizi di sicurezza, non identificati”. Il ruolo di Sessa emerge un mese prima di quell’incontro, esattamente il 16 aprile, quando con Iannotta concorda che il colonnello dei carabinieri sarebbe dovuto essere il “garante” del convivio. Sessa, all’inizio, è contrario alla sua partecipazione, teme che i “commensali” possano dubitare dell’amico: “Lascia perdere non… non ci sto bene io no?… Mi spiego?… Perché al primo incont… cioè alla fine inizierebbero pure a dubitare di te…”. E Iannotta gli risponde: “Io però lo sai che è?… Io voglio farteli conoscere perché secondo me… se è vero quel… il livello di questa gente… cioè a noi ci possono far comodo di brutto… pure a te e’?”
Sessa invita Iannotta a informarsi su chi sarebbe venuto al pranzo alla villa di Capocroce, il quartier generale dell’imprenditore originario di Terracina: “Dovresti far fare… se riesci a fare le foto… per vedere le fa… perché non è da escludere che magari si porta pure… eh… il vice direttore del servizio… perché ha allargato la copertura”. Dalla descrizione di Iannotta, Sessa individua in un suo collega, già membro della scorta dell’ex presidente del Consiglio, Matteo Renzi, la persona (non indagata) che si sarebbe presentata all’incontro: “È un ricottarone – dice Sessa – uno che non paga ristoranti, si prende i chili di pesce, non li paga capito?… Con la scusa di stare in mezzo a Renzi sono arrivati diversi esposti su di lui… in questo senso”. Iannotta si preoccupa: “Quindi se va di là e gli dice che ci stava pure Sessa… dice a Renzi ci stava pure Sessa”. Il colonnello di rimando gli risponde: “Io penso che di venire non sia il caso… se riesco a venire mi metto da parte e vedo chi ci sta!… facendo una osservazione distaccata capito!?… in quel senso dico…”. La Squadra Mobile di Latina, ad ogni modo, non identifica chi fossero effettivamente i due funzionari dell’Aisi che hanno partecipato al pranzo, né il loro ruolo successivo, mentre l’ex addetto della sicurezza di Renzi, tirato in ballo da Sessa, non è indagato.
Fra gli arrestati compaiono anche altri appartenenti alle Forze dell’Ordine come Luigi Di Girolamo, Guardia di finanza di Fiumicino, e Michele Carfora Lettieri, carabiniere della compagnia di Terracina, i quali, come da capo d’imputazione, erano entrati nella banca dati interforze “fuori da qualsiasi incarico istituzionalmente assegnato, non esistendo alcun procedimento penale che giustificasse i predetti accessi, ma unicamente sulla base di una richiesta fatta ad entrambi da Luciano Iannotta per finalità esclusivamente personali”.
“Perché visto che sono un poveraccio, non mi rimedi un telefonino e una scheda”, chiede Sessa a Iannotta in un’intercettazione? “Eh certo! Mo’ ora che c’abbiamo il bilancio possiamo fare anche la Smart”. Al colonnello l’utilitaria farebbe comodo perché a breve “mi daranno l’alloggio a Roma, a piazza del Popolo (…) ti do’ le chiavi”.
I DUE CARABINIERI, PER IL GIP SONO A SERVIZIO DI IANNOTTA – Secondo il giudice delle indagini preliminari Antonella Minunni, Sessa e Lettieri Carfora “non hanno avuto alcuno scrupolo a mettere a disposizione di Iannotta la loro funzione, il primo quale colonnello dell’Arma dei Carabinieri e il secondo quale luogotenente dei Carabinieri, ricevendo in cambio delle utilità e favori”.
L’ufficiale dell’Arma si era messo a disposizione rivelandogli notizie e informazioni “attinenti al proprio ufficio, mettendosi a disposizione per il compimento dì attività di osservazione finalizzate alla verifica ed accertamento dell’identità di appartenenti all’Aisi, fornendo informazioni tecniche sulle modalità di attivazione delle intercettazioni ambientali da parte della Polizia Giudiziaria, sulle modalità di disturbo della registrazione delle stesse, nonché adoperandosi nella ricerca di una persona di fiducia per operare la bonifica dell’autovettura di Iannotta dalla presenza di microspie”.
TUTTI GLI INDAGATI DI “DIRTY GLASS” – Per quanto riguarda i 27 indagati, compresa la società Italy Glass Spa, ci sono 4 che sono stati destinatari della misura del carcere: Luciano Iannotta, Natan Altomare, Luigi De Gregoris e Pasquale Pirolo.
Sette sono invece gli indagati agli arresti domiciliari: i fratelli Antonio e Gennaro Festa, i due carabinieri Sessa e Carfora Lettieri, Pio Taiani, il figlio di Luciano, Thomas Iannotta, e il latinense Franco Cifra. L’applicazione del divieto di dimora dalla provincia di Latina è stato recapitato al sonninese Stefano Ivano Altobelli in servizio al Commissariato di Polizia. Sul finanziere Di Girolamo gli inquirenti si riservano di decidere al momento dell’interrogatorio di garanzia in merito a una interdittiva. Il gip ha rigettato la richiesta della Procura di Roma su Fabio Zambelli, che rimane indagato, per aver messo a disposizione il suo ruolo di impiegato alla Corte dei Conti e una stanza dell’Ufficio Giudiziario di Viale Mazzini a Roma per portare a compimento un’operazione di mazzeta in riferimento ad un appalto della Regione Lazio.
Gli altri indagati dell’operazione Dirty Glass sono nell’ordine: il casertano Giuliano Cavallo, il napoletano Michele Tecchia, Gaetano Delvecchio di San Cipriano D’Aversa, quattro beneventani Pio ed Ermenilda Taiani, più Adriano Franzese e Andrea Caputo, l’imprenditore pipernese Franco Pagliaroli della Pagliaroli Vetri, padre di Umberto alla sbarra insieme all’ex moglie, ex consigliere regionale Gina Cetrone e gli appartenenti al Clan Di Silvio per estorsione mafiosa e reati elettorali; a chiudere, come ultimi indagati dell’inchiesta che ha terremotato il Giro Iannotta, i due napoletani Elena Del Genio e Daniele Ruggiero.
Intanto in una nota, la Confartigianato Imprese esprime la solidarietà al Presidente Iannotta. Di auto-critiche neanche l’ombra. “Questa mattina siamo venuti a conoscenza attraverso organi di stampa locali, dell’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare a carico del presidente Sig. Luciano Iannotta e di altri imprenditori di Latina nell’ambito dell’indagine “Dirty Glass”.
La Confartigianato Imprese Latina, confidando nell’operato delle Forze dell’Ordine e della Magistratura, esprime tutta la propria solidarietà al Presidente Luciano Iannotta, augurandosi che al più presto possa chiarire la sua estraneità ai fatti addebitatigli, precisando che il suo coinvolgimento nelle indagini riguarda le proprie attività imprenditoriali e che gli eventuali fatti addebitati risalgono al 2017 e 2018 ovvero antecedenti all’assunzione
della carica in Confartigianato Imprese Latina.
Vogliamo altresì sottolineare che l’ingresso in Confartigianato del presidente Iannotta, ha apportato grande benefici sotto l’aspetto organizzativo, professionale e manageriale che hanno proiettato in breve tempo la sede di Latina tra le prime sul territorio nazionale. Comunichiamo inoltre che la giunta ai sensi dello statuto, ha temporaneamente sospeso
dalla carica il Presidente Sig. Luciano Iannotta in attesa del completamento delle indagini che dovranno chiarire la sua posizione, conferendo tutti i poteri istituzionali al Vice Presidente Vicario Generale di Corpo d’Armata della Guardia di Finanza Fabrizio Lisi.
Tutte le attività di Confartigianato Imprese Latina proseguiranno normalmente con l’impegno e la professionalità di sempre“.
*: per quanto riguarda i fratelli Barbaro si rimanda al seguente link (fai clic) per alcune rettifiche richieste dagli stessi.