Operazione “I Pubblicani” a Latina: confermate le condanne per tutti gli imputati in Cassazione. Il processo è scaturito dall’inchiesta dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina
La Corte di Cassazione ha rigettato i ricorsi presentati dagli imputati Adriano Sarubbi, difeso dall’avvocato Leonardo Palombi, Giuseppe Pes, assistito dall’avvocato Giuseppe Accapezzato, e Amine Harrada e Pietro Finocchiaro, entrambi difesi dall’avvocato Oreste Palmieri. Inammissibile il ricorso dell’altro imputato Gianluca Pezzano, difeso dall’avvocato Giuseppe Calderazzo. Diventano così definitive le condanne a carico degli imputati accusati, a vario titolo, dei reati di rapina, sequestro di persona, estorsione aggravata, lesioni personali aggravate dall’uso di armi, detenzione e porto illegali in luogo pubblico di arma comune da sparo, porto di armi ed oggetti atti ad offendere e traffico di sostanze stupefacenti.
L’indagine è partita dall’inchiesta intorno all’omicidio di Fabrizio Moretto avvenuto il 21 dicembre 2020. L’accusa, in primo grado, era rappresentata dal Pubblico Ministero Martina Taglione che aveva coordinato le indagini condotte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo, guidati dal tenente colonnello Antonio De Lise.
In secondo grado, il sostituto procuratore della Corte d’Appello di Roma aveva chiesto, a fine gennaio 2024, la conferma delle condanne per tutti e sette i condannati col rito abbreviato per una sentenza emessa a febbraio 2023 in udienza preliminare.
A finire sul banco degli imputati anche il 26enne Roberto Ciarelli, figlio di “Furt” Ciarelli e nipote di Armando “Lallà” Di Silvio e la 31enne Cristina Giudici. Imputato, come detto, anche il 43enne Pietro Finocchiaro, citato anche nei verbali dei due collaboratori di giustizia Agostino Riccardo e Renato Pugliese; il 41enne Harrada Amine, di origine marocchina; il 40enne Gianluca Pezzano, residente nella provincia di Reggio Calabria; il 61enne Giuseppino Pes, l’uomo che, in concorso con Tozzi e Artusa, è stato condannato per il delitto di Francesco Saccone freddato nel 1998 a Piazza Moro; il 28enne Adriano Sarubbi, marito di una figlia di Carmine Di Silvio detto Porcellino (il numero tre del clan di Campo Boario retto da Giuseppe detto Romolo), indagato a piede libero nell’operazione “Scarface” e recentemente destinatario della misura della sorveglianza speciale; il 58enne di Latina, Alessandro Artusa.
Pezzano, che nel quadro investigativo è accusato di aver ceduto droga, è anche vittima di pestaggio e violenza a causa di debiti. Una punizione che sarebbe stata compiuta da Amine Harrada, l’uomo di origine marocchina accusato di essere stato l’esecutore della violenza ai danni del medesimo Pezzano. Il 40enne calabro ha subito violenza anche da parte di Roberto Ciarelli e Giuseppe Pes, scortati in auto da Alessandro Artusa. Tutti gli imputati, tranne Artusa, avevano chiesto al Tribunale di Latina, di poter essere giudicati col rito abbreviato che prevede, in caso di condanna, lo sconto di un terzo della pena. Lo scorso luglio, Artusa, difeso dall’avvocato Maurizio Forte, è stato condannato dal Tribunale di Latina alla pena di 6 anni di reclusione.
A febbraio 2023, il Giudice per l’udienza preliminare di Latina, Pierpaolo Bortone, dopo le arringhe difensive, aveva letto il dispositivo condannato tutti gli imputati col rito abbreviato. Per Roberto Ciarelli e Giuseppe Pes 7 anni e 4 mesi di reclusione più 6mila euro di multa ciascuno; 3 anni e 4 mesi per Cristina Giudici oltreché a 6mila euro di multa; 3 anni e 8 mesi per Pietro Finocchiaro più 6mila euro di multa; 4 anni e 8 mesi per Amine Harrada più mille euro di multa; 4 anni e 8 mesi per Gianluca Pezzano più 6mila e 300 euro di multa; infine 5 anni e 10 mesi più 6mila euro di multa per Adriano Sarubbi.
Un anno dopo, lo scorso 21 febbraio, per i sette imputati, sono arrivate le condanne anche dalla Corte d’Appello. Roberto Ciarelli e Amine Harrada, che hanno scelto la strada del concordato, hanno rimediato rispettivamente le pene di 6 anni e 4 mesi e 3 anni e 8 mesi. La Corte D’Appello, composta dalla terna di giudici Brindisi-Toselli-Bonagura, ha poi condannato a 4 anni e 6 mesi Ginaluca Pezzano e a 2 anni e 10 mesi Cristina Giudici. Confermate le pene di primo grado per Pietro Finocchiaro, destinatario recentemente del provvedimento di sorveglianza speciale, Giuseppino Pes e Adriano Sarubbi. Tali condanne, dopo la pronuncia della Cassazione arrivata nella tarda serata di ieri, sono diventate defintive.