I numeri della provincia di Latina tra contagiati, ricoveri, guariti e, purtroppo, morti: in tutto, ad oggi 7 aprile, 378 casi e un totale di 17 persone che sono andati via a causa o per concausa del Coronavirus-Covid-19
In testa, nella classifica dove nessuno vorrebbe spiccare in primazia, c’è Fondi, la città della Piana, la prima Codogno del Lazio, zona rossa ormai dal 19 marzo quando, con un’ordinanza, la Regione Lazio ha ristretto un po’ le attività e le libertà dei cittadini. Una misura provvidenziale, già attuata in altre regioni, e se vogliamo anche tardiva (ma di miracoli non se ne vedono a nessuna latitudine del mondo). 87 casi positivi totali, 30 ricoverati, 17 guariti o, come abbiamo imparato in queste settimane, negativizzati (uno degli orribili termini che rimarrà di questa crisi pandemica), 37 curati in isolamento e 7 deceduti.
Seconda, e non poteva essere altrimenti, viste le dimensioni, il capoluogo di provincia, Latina, che conta 79 casi positivi, 24 ricoveri, 8 guariti, 45 in isolamento e 2 deceduti.
Terza la seconda città della provincia per numero di abitanti: Aprilia.
52 casi positivi, 15 ricoveri, 2 guariti, 1 decesso e 34 isolamenti.
Quarta la terza città della provincia sempre per demografia, Terracina, con 27 casi, 12 ricoveri, 1 guarito e, fortunatamente, nessun decesso.
Via via tutte le altre con Formia e Cisterna , rispettivamente quarta e quinta città per abitanti nella provincia pontina, a 17 e 16 casi che si “contendono” (si fa per dire) la quinta e la sesta posizione.
La valutazione generale è anche quella più ovvia: più alto è il numero degli abitanti, più è cospicuo il numero dei contagi. Con le eccezioni che ancora non si spiegano e che forse in futuro sapremo spiegarci meglio come, ad esempio, Gaeta che ha circa 20mila abitanti e ha fortunatamente “solo” 4 casi di positività, al contrario di Minturno, grossomodo delle stesse dimensioni, che con 19mila abitanti, registra 15 casi o Itri che, con poco più di 10mila abitanti, segna 13 casi.
Molto dipende da cosiddetti link epidemiologici a cui far risalire un focolaio: è il caso di Fondi con la Festa di Carnevale o Itri e la crociera caraibica. Minturno, invece, era stata segnata sul taccuino dall’Asl di Latina qualche settimana fa come possibile cluster mentre, col passare del tempo, pare che i contagi siano stati contenuti.
Casi di specie, che un giorno qualche scienziato o storico locale ci spiegherà, sono sicuramente città come Priverno per cui, verrebbe da dire, quasi 15mila abitanti e non sentirli: nessun caso mappato dai tamponi oro e rino-faringei, lo strumento diventato talmente agognato che, a emergenza finita, finirà sicuramente in quei due conti che tutti dovremmo fare su come è stata gestita l’emergenza da chi dovrebbe garantire la salute.
Rimangono intonse dai dati del contagio le isole Ponza e Ventotene e per spiegarne i motivi non bisogna tirare a indovinare: c’è di mezzo il mare sicuramente, e la sensazione che se si seguono i protocolli le derrate alimentari non portano il virus diventa, facendo i debiti scongiuri, una certezza.
Oltre a loro due, belle nel mare di fronte alla terra ferma, ci sono senza virus Campo di Mele, Prossedi, Rocca Massima, Roccagorga, Roccasecca dei Volsci e, ultima ma non per niente ultima, la Sonnino dell’energico e genuino sindaco De Angelis immortalato, nel diario della pandemia, con il suo “ve stello comm’ alle lena”. Perché, come speriamo, questo maledetto virus vogliamo stenderlo tutti, ma proprio tutti, come la legna.