I NARCOS TRA FONDI, SEZZE E ANZIO: LA DROGA DEI SEMPITERNI SIGNORI DELLO SPACCIO

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Operazione anti-droga “Giano” di DDA e Carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina: arrestate 10 persone da Latina a Roma

Un fiume di droga (hashish, cocaina e marijuana), il cui corso è partito da un’indagine a carico di un pregiudicato di Monte San Biagio, che arrivava dall’estero (Marocco, Spagna e Olanda) e che veniva poi smerciato tra Roma, Ardea, sopratutto Anzio per quanto riguarda l’area romana, e ancora nella provincia di Latina, in particolare, Fondi, Sezze, marginalmente Latina, con episodi che vedono l’acquisto anche a Priverno e Aprilia e alcuni degli indagati originari di Formia. È questo il bilancio dell’operazione disposta dal sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma Francesco Minisci ed eseguita dal Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Latina, agli ordini del Maggiore Antonio De Lise.

I Carabinieri nel corso dell'operazione anti-droga eseguita stamani 9 giugno 2022
I Carabinieri nel corso dell’operazione anti-droga eseguita stamani 9 giugno 2022

Le persone destinatarie di custodia cautelare in carcere sono poche rispetto alle richiesta dell’Antimafia, il cui impianto accusatorio è stato parzialmente ridimensionato: i due fratelli originari del Marocco, trafficanti a livello internazionale, Abderrahim Ohsaine detto “Roberto” trapianto in via dell’Archeologia a Tor Bella Monaca, già condannato per spaccio in Liguria, e Abdeljalil Ohsaine (abile nell’occuparsi del trasporto della droga dal Marocco alla Spagna); Mohammed El Meliani anche lui di nazionalità marocchina ma residente in Viale Europa ad Anzio, ossia una delle piazze di spaccio più rilevanti del Lazio; Aziz Ben Zahra residente in Spagna; Marco Di Felice di Ardea; Beniamino Parisella e Pierpaolo Spagnolo di Fondi; Franco Marongiu di Sezze (già coinvolto in operazioni anti-droga e citato a più riprese nei verbali resi dai collaboratori di giustizia di Latina con l’appellativo del “sardo di Sezze”) e Francesco Ottobre di Borgo Grappa (Latina). Il latinense ha un lungo curriculum nel mondo dello spaccio in cui i casi più eclatanti sono un sequestro da 5 chili di marijuana nel 2017 e un episodio all’aeroporto di Parigi con 14 chili di droga requisita dalla Forze di polizia. Era il 1994.

Scampa le patrie galere e finisce ai domiciliari Pasquale D’Alteriofratello di Peppe ‘O Marocchino D’Alterio. Insieme a Spagnolo, Pasquale D’Alterio fu colpito nel 2017 da ordinanza di custodia cautelare nell’ambito dell’operazione anti-droga “Amnesia”. Operante presso il Mercato Ortofrutticolo di Fondi (Mof), risulta peraltro aver gestito la nota ditta di trasporti “La Suprema srl”, da cui sono scaturite due importanti indagini dei Carabinieri di Latina che hanno avuto alterni esiti in sede processuale.

Molti i nomi noti nell’indagine “Giano”, tanto è che risulta evidente vivere in un territorio dove i mercanti della droga non cambiano mai, nonostante indagini, arresti e condanne. Un sempiterno giro del narcotraffico, per l’appunto immutabile, dove la droga è definita – tra gli altri termini usati – anche “arance buone, buone“.

L’operazione denominata “Giano” è stata portata a termine oggi, 9 giugno, anche con l’ausilio dei Reparti Territoriali, del Raggruppamento Aeromobili Carabinieri di Pratica di Mare e del Nucleo Cinofili di Santa Maria di Galeria Mare.

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Un’indagine che ha avuto un percorso “in fieri” poiché, nel suo corso, sono stati eseguiti numerosi arresti (una ventina) e sequestri di droga. “Gli indagati – scrive il Giudice per le indagini preliminari Valerio Savio che firma l’ordinanza – tentano di usare un linguaggio criptico, ma con risultati del tutto fallimentari, sia perché le loro scarse competenze linguistiche lo fa spesso cadere in errori…sia perché le comunicazioni captate con riguardo alla cocaina si presentano chiare e consequenziali”. Ad ogni modo, soprattuto per quanto riguarda Pasquale D’Alterio, il Gip capitolino ha smontato alcune delle ipotesi accusatorie riferibili alla compravendita di sostanze stupefacenti: per il giudice per le indagini preliminari, il fondano è “figura di grande spessore criminale dedita al traffico illecito…un narcotrafficante di livello internazionale“, tuttavia non appare organico a un’associazione per delinquere. Così come per Salvatore La Rosa, altro soggetto noto dalle parti di Fondi, originario di Rosarno in Calabria. Ecco perché i due non subiscono gli arresti e Pasquale D’Alterio è stato destinatario di un’ordinanza ai domiciliari e non in carcere.

I fatti contestati, infatti, sono risalenti agli anni 2016 e 2017 e l’ipotesi investigativa e del sostituto procuratore della DDA di Roma Francesco Minisci, che ha ereditato l’indagine dal sostituto procuratore di Latina Giuseppe Bontempo (che aveva chiesto le misure cautelari, per cui il Giudice per le indagini preliminari di Latina ha dichiarato la sua incompetenza), è che vi fossero alla base del notevole smercio di hashish, cocaina e marijuana ben tre associazioni dedite alla spaccio.

La prima composta da Pasquale D’Alterio (ai domiciliari) e dal figlio Luigi, entrambi appartenenti all’omonima famiglia e parenti stretti del “padrino” di Fondi Giuseppe “‘O Marocchino” D’Alterio, da tempo ritenuto dall’Antimafia vicino al Clan dei Casalesi come referente nel basso Lazio.

I D’Alterio di Fondi, secondo la DDA romana, sarebbero stati associati a Salvatore La Rosa di Fondi (Pasquale D’Alterio e La Rosa sono considerati i promotori del sodalizio), da tempo ritenuto legato alla cosca calabrese dei Bellocco-Pesce di Rosarno e a Vincenzo Garruzzo, finito nell’inchiesta antimafia denominata “Damasco” e ai fratelli marocchini, entrambi ristretti in carcere, Abderrahim e Abdeljalil Ohsaine (il primo dei quali definito dagli inquirenti come importatore della droga dal Nord Africa: Tangeri, Rabat e Casablanca), di stanza nella nota piazza di spaccio di Via dell’Archeologia a Tor Bella Monaca; con loro anche il fondano Massimo Salemme e il romano di “Torbella” Silvio Cicala. L’area dello smercio era per lo più la Piana di Fondi ma non mancano episodi di cessione di sostanza stupefacente anche in altre città della provincia. Ad esempio, i passaggi di droga da Pasquale D’Alterio all’altro nome molto noto del narcotraffico pontino, il sezzese Franco Marongiu (definito dai collaboratori di giustizia, ex affiliati ai clan rom di Latina, come “il sardo”), e i loro affari tra due personaggi che si conoscono da tempo e si trovano a loro agio nel mondo del narcotraffico. D’Alterio avrebbe ceduto al “sardo”, in più occasioni, prima del gennaio 2017, una quantità tra i 15 e i 30 chili di hashish al prezzo variabile tra i 1200 e i 1300 euro. Per inciso nell’operazione odierna, i Carabinieri hanno sequestrato, grazie al fiuto del cane anti-droga “Wagner”, in un terreno adiacente alla casa di Marongiu mezzo chilo di hashish interrato: è lì che il setino, anche nel corso delle investigazioni, si recava quando riceveva visita dai probabili clienti.

D’altra parte sono diverse le compravendite di droga che vedono “protagonisti” gli arrestati odierni o gli indagati: come, ad esempio, le cessioni di droga a D’Alterio da parte del latinense Francesco Ottobre (fino a un chilo di cocaina al prezzo di 33mila euro al chilo); o ancora gli acquisti della “merce” avvenuti a Formia; o gli affari conclusi direttamente a Tor Bella Monaca in Via dell’Archeologia. E non mancavano gli accordi per il trasporto dal Nord Africa, non solo sulla quantità di droga da comprare ma anche sulla barca su cui far viaggiare le sostanze stupefacenti. Pasquale D’Alterio avrebbe aperto una ditta, denominata Pasquaservice, che si occupava dell’importazione di olio e olive dal Marocco oltreché, secondo gli investigatori, di carichi tra i trenta e i cinquanta quintali di hashish ogni sei mesi. Il fondano, infatti, secondo gli accertamenti degli investigatori, si è recato in Marocco, almeno in due occasioni, per vigilare sul traporto di droga. Inoltre, insieme a La Rosa, D’Alterio sarebbe andato in Calabria così da stabilire un intermediazione tra i trafficanti marocchini e un cosiddetto “principale”, interessato all’affare.

La seconda associazione dedicata allo spaccio avrebbe visto tra i sodali i marocchini Mohammed El Meliani che gravitava ad Anzio, nella piazza di spaccio di Viale Europa, Hassib El Arbi, Ben Zahra Aziz, Tariq Abouali di Velletri, Daniele Caruso, Marco Di Felice di Ardea, Rachid Benclih e Mihale Marta Stan. Secondo la DDA, tutti si adoperavano nella remunerativa piazza di spaccio di Anzio, con sconfinamenti anche ad Ardea, Terracina, Priverno e fuori regione.

Infine, il terzo sodalizio della droga caratterizzato da un’associazione che, secondo l’accusa, ha peculiarità di stabilità. Tra di loro, i promotori Pierpaolo Spagnolo (coinvolto in più indagini tra cui “Lazialfresco”, anno 2006, insieme a D’Alterio, Ottobre e altri indagati dell’operazione odierna) e Beniamino Parisella, Marco Larocca, Antonio Manzo e Daniela Fiore, tutti di Fondi. Oggi, i Carabinieri hanno sequestrato a Parisella alcune dosi di droga, mentre a Spagnolo un disturbatore di frequenze.

Non rientra in nessuna delle associazioni presunte (ipotesi fatte cadere dal Gip), il sezzese Franco Marongiu, pur essendo stato coinvolto in più indagini anti-droga, e recentemente in quella denominata “Oltremare” della Guardia di Finanza di Ostia. “Franco” è soprattuto un punto di riferimento per il narcotraffico pontino, compreso D’Alterio: insomma, non proprio uno qualunque. E la prova della sua fama l’avevano data in più di una dichiarazione i due collaboratori di giustizia Renato Pugliese e Agostino Riccardo.

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Nel complesso, con l’operazione odierna, sono 38 gli indagati. Tra di loro molti i nomi rientrati negli anni in operazioni anti-droga in terra pontina: Tariq Abouali (Marocco) di Velletri, Rachid Benclih (Marocco) di Anzio; Daniele Caruso di Anzio; Silvio Cicala di Roma; Angelo Consoli di Sezze; Fabio Criscuolo di Cisterna; Luigi D’Alterio di Fondi (figlio di Pasquale D’Alterio); Massimiliano Di Crocco di Fondi; Luca Fermo di Formia; Daniela Fiore di Fondi; Antonino Grillo di Roma; Arbi El Hassib (Marocco) di Anzio; Marco Larocca di Fondi; Salvatore La Rosa di Fondi, da tempo ritenuto legato alla cosca calabrese dei Bellocco-Pesce di Rosarno e vicino a Vincenzo Garruzzo, finito nell’inchiesta antimafia denominata “Damasco”; Francesco Mammoliti della provincia di Reggio Calabria; Antonio Manzo di Fondi; Antony Marongiu di Cisterna (figlio di Franco Marongiu); Luigi Masi di Ceccano (Frosinone); Armando Milazzo di Formia (nipote di Pasquale D’Alterio); Michele Napolitano di Anzio; Antonio Parmeni di Ceccano; Roberto Premutico di Ferentino; Remo Rega di Fondi; Massimo Salemme di Fondi; Adlis Shyti, originario dell’Albania, di Fondi; Katiuscia Simone di Fondi; Mihaela Marta Stan, di origine rumene, di Anzio e Gino Stravato di Fondi. Quest’ultimo è un’altra figura nota e il cui coinvolgimento, seppur marginale nell’indagine “Giano” (viene menzionato in due passaggi di chili di marijuana destinati al latinense arrestato Francesco Ottobre), rimanda ad episodi ancora oscuri accaduti nella primavera del 2021 a Fondi.

Stravato ha sul groppone una condanna passata in giudicato scaturita dall’operazione anti-droga Lazial Fresco (anno 2007) che smantellò una rete di narcotraffico, dal Latino-America fino alle lande pontine passando per Spagna e Olanda, che vedeva come protagonisti D’Alterio fino al boss di origine rom Costantino Cha Cha Di Silvio. Il processo che ha reso evidente l’utilizzo di mezzi che transitavano al mercato ortofrutticolo di Fondi (Mof) trasportando droga, ha avuto diverso destino per i tanti coinvolti nell’operazione. Per Gino “La Torre”, così come veniva chiamato negli ambienti, venne condannato a oltre 16 anni di reclusione. Condanna anche per la moglie a cui, però, il 17 aprile 2021, mentre il marito si è ormai spostato in Spagna dove viene incarcerato, succede qualcosa di irrisolto: la sua auto, una SsangYong modello Tivoli, va in fiamme. Carbonizzata. È uno dei tanti episodi di una lunga scia di fiamme e intimidazioni andata in scena nella primavera dell’anno scorso. Episodi irrisolti che ad un certo punto improvvisamente si arrestano, quasi che nuovi o vecchi equilibri in certi ambienti sia stato stabilito o ristabilito.

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