HASHISH E TELEFONINI CON I DRONI NEL CARCERE: CONDANNATO IL RAS DELLA DROGA TRA SCAURI E IL SUD PONTINO

Droga e telefoni ricevuti attraverso i droni nel carcere di Rebibbia: tra i condannati, l’affiliato alla camorra che imperversava a Scauri

È tra i tre coinvolti, che hanno scelto il rito abbreviato, ad essere stato condannati dal Tribunale di Roma per lo scandalo della merce ricevuta in carcere, a Rebibbia, attraverso i droni. Si tratta di Domenico Scotto il quale, insieme a Raffaele Scotto, originari di Secondigliano, è ritenuto essere stato il capi indiscusso di un gruppo che operava sul litorale di Minturno.

Il sodalizio, legato ad alcuni clan di Secondigliano e Scampia, secondo la ricostruzione dei Carabinieri di Formia e del Comando Provinciale di Latina, coordinati dalla DDA di Roma, aveva detronizzato la vecchia guardia minturnese legata ai clan del sud pontino, in particolare i Mendico e gli Antinozzi e i campani Gallo.

Scotto, in seguito al processo derivante all’operazione “Touch&Go”, ha rimediato una pesante condanna a 18 anni e 5 mesi, accusato di essere a capo di un’organizzazione che ha risposto di vari reati, tra i quali lo spaccio di sostanze stupefacenti (cocaina, hashish, marijuana), possesso di armi e materiali esplodenti, minaccia, violenza privata e lesioni, tutti aggravati dal metodo mafioso.

E non è finita perché Domenico Scotto, il cui gruppo dalla DDA è considerato in rapporti prima col potente clan Licciardi e poi col clan Sacco Boschetti-Mallo, è stato condannato in abbreviato, in primo grado, ad un’altra rilevante pena di 18 anni di reclusione comminata nell’ambito del processo derivante dall’operazione della Guardia di Finanza di Formia denominata “Traqueteros”. I reati contestati sono sempre quelli di aver fatto di un sodalizio dedito allo spaccio di sostanze stupefacenti operante nel sud pontino.

Ora, Scotto, 40 anni, è stata condannato di nuovo, da carcerato, insieme altri due detenuti, i 35enni Lucio Musella e Alessandro Gallo (anche loro con precedenti per traffico di droga), poiché coinvolto nell’ambito del processo che lo ha accusato di essere stato il terminale, in carcere, di varia merce che arrivava tramite i droni. Per Scotto la pena più alta: 4 anni di reclusione, col rito abbreviato. Nel carcere arrivava di tutto: dalla droga agli smartphone, fino a sim card e caricabatterie. Il pubblico ministero Pierlugi Cipolla aveva chiesto per Scotto e gli altri due la pena di 6 anni.

Dopo la condanna, i tre detenuti sono stati trasferiti in altre carceri. La scoperta dell’uso dei droni risale al 31 gennaio 2022 quando una guardia carceraria si accorge di un drone che stava sorvolando il carcere e si dirigeva nel reparto G12 di Rebibbia: osservando l’oggetto volante, la guardia carceraria e un suo collega si accorgono di un braccio che spunta fuori dalla finestra della cella numero 7. L’azione è veloce: una mano afferra il pacco trasportato dal drone che, immediatamente, si dilegua nell’aria.

Al che scattano le perquisizioni nella cella 7 e gli agenti della penitenziaria trovano 408 grammi di hashish, cinque smartphone, sette micro telefoni, 19 sim card e cinque caricabatterie. Sono almeno quattro i viaggi del drone e un po’ della merce rinvenuta viene trovata nella disponibilità di Scotto il quale, intercettato dagli inquirenti, fa capire che il palo dell’operazione è stato Alessandro Gallo.

Dopodiché, le indagini fanno emergere anche chi ha pilotato i droni: si tratta di due giovani prossimi ad essere giudicati, in udienza preliminare, presso il Tribunale di Napoli.

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