Inchiesta Guscio: ancora alle battute iniziali il processo sulla vicenda che ruota intorno al fallimento della Circe srl
A distanza di quattro anni dalle misure di interdizione disposte dalla Procura di Latina nei confronti di sette professionisti pontini, il processo derivante dal fallimento della Circe srl non è ancora praticamente inziato.
Oggi, 25 settembre, dinanzi al I collegio del Tribunale di Latina, composto dalla terna di giudici Soana-Coculo-Brenda, e al pubblico ministero Giuseppe Bontempo, è stato ascoltato il primo testimone richiesto dall’avvocato Tommaso Pietrocarlo che difende uno degli imputati, l’avvocato Luca Pietrosanti. In realtà, si trattava di un consulente tecnico chiamato a relazionare sull’attività di intercettazione messa in piedi dalla Procura. Secondo il consulente, su 20mila ore di telefonate intercettate, solo nove ore sono state trascritte ai fini dell’indagine; inoltre, sarebbero stati nulli i contatti telefonici tra il curatore fallimentare della Circe srl, Leonardo Viviani, considerata la persona raggirata, e Pietrosanti stesso.
Prima del consulente di parte, il Tribunale ha assegnato l’incarico al perito per la trascrizione delle intercettazione, per poi rinviare il processo di sei mesi: 2 aprile 2025.
Sul banco degli imputati per turbata libertà di scelta del contraente nell’ambito di procedure fallimentari, trasferimento fraudolento di valori e reimpiego di denaro, beni o altre utilità di provenienza illecita, ci sono, a vario titolo, sei professionisti pontini: i commercialisti Alberto Palliccia, Aldo Manenti, Simone Manenti e Massimo Mastrogiacomo, l’avvocato Luca Pietrosanti e la moglie di quest’ultimo, Simona Vescovo.
Due degli otto indagati iniziali – il commercialista Luigi Buttafoco e il consulente del lavoro Roberto Manenti, avevano chiesto e ottenuto di essere giudicati con il rito abbreviato. Diverso il loro destino giudiziario: Buttafuoco, difeso dagli avvocati Roccato e De Felice, è stato assolto, mentre Manenti, assistito dall’avvocato Bonomo, è stato condannato a 2 anni di reclusione con sospensione condizionale della pena. Parti civili la curatela fallimentare della Quadrifoglio sas e l’amministratrice della società.
Leggi anche:
INCHIESTA “GUSCIO”: DISSEQUESTRATI DI NUOVO 1,5 MILIONI DI EURO
Le indagini, coordinate dai sostituti procuratori della Procura della Repubblica di Latina Claudio De Lazzaro e Giuseppe Bontempo, e condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza del capoluogo pontino, avevano tratto origine dalla denuncia presentata da un’imprenditrice due anni fa, successivamente alla dichiarazione di fallimento in proprio e di una società di persone alla stessa riconducibile: Quadrifoglio sas.
Come è emerso a giugno 2019, l’imprenditrice gestiva una società con sede a Cuneo, la Circe srl, proprietaria dell’hotel Il Guscio a Terracina dato in affitto a una seconda società, con cui veniva gestita la struttura ricettiva. Nel 2016 quest’ultima società, la Quadrifoglio sas, rappresentata dalla stessa imprenditrice, è stata dichiarata fallita dal Tribunale di Latina, che certificava il fallimento anche della donna, in quanto socio responsabile in maniera illimitata.
Le attività investigative hanno permesso, in estrema sintesi, di ipotizzare numerose anomalie ed evidenti conflitti di interesse fra i professionisti pontini a vario titolo intervenuti nelle fasi della procedura fallimentare nonché nelle altre procedure ad essa collegate.
Gli organi inquirenti e investigativi hanno, infatti, delineato un “accordo illecito”, finalizzato a sottostimare il patrimonio dell’imprenditrice, essenzialmente costituto da un unico immobile – posseduto per il tramite di una società di capitali – adibito ad albergo a Terracina, nei pressi del lungomare, per poi acquistarlo a prezzi notevolmente inferiori a quelli di mercato.
A dicembre 2020, I professionisti furono raggiunti da un’ordinanza di applicazione della misura cautelare interdittiva del divieto temporaneo di esercitare la professione per un anno nonché da un decreto di sequestro preventivo sui conti del valore di 1.500.00,00 euro emessi dal Gip del Tribunale di Latina Giuseppe Cario ed eseguiti dalla Gdf di Latina.
In seguito, a luglio 2021, Il Tribunale del Riesame di Roma ha revocato l’interdittiva dalla professione a carico di Simone e Roberto Manenti, mentre per Palliccia e Pietrosanti è arrivata la conferma del provvedimento sia dal Riesame che dalla Cassazione.
In precedenza, a gennaio 2021, su ricorso presentato dai Manenti e Pietrosani, anche il sequestro milionario è stato annullato dal Tribunale del Riesame di Roma. Infine, dopo un contro-ricorso della Procura, a dicembre il sequestro è stato definitivamente annullato dal Riesame di Roma.
LA VICENDA IN SINTESI – La storia ha visto il curatore del fallimento Leonardo Viviani presentare al Tribunale un programma di liquidazione, stimando in più di 800mila euro i debiti dell’azienda e scegliendo la vendita diretta delle quote della società proprietaria dell’hotel Il Guscio di Terracina. Il curatore specificò che era sul piatto un’offerta di acquisto delle quote dell’hotel di cui si fece mediatore un noto studio legale di Latina (Pietrosanti).
L’incarico fu dato a Mastrogiacomo per valutare le quote dell’azienda, il quale stimò il valore in 240mila euro. Cifra che fu ritenuta irricevibile dall’imprenditrice della società di Cuneo poiché l’hotel valeva oltre 4 milioni di euro. Per tale ragione, la donna ha denunciato
Tuttavia, le quote furono vendute all’offerente, ossia il commercialista Manenti, in cambio di poco più di 280mila euro, versati con dodici assegni circolari emessi lo stesso giorno della vendita. Un elemento che è servito all’imprenditrice per arrivare all’ipotesi secondo la quale il commercialista Manenti sapeva di essere l’unico offerente, in grado di acquisire le quote dell’azienda, e quindi dell’hotel Il Guscio di Terracina, senza alcuna concorrenza.
In seguito Palliccia, amministratore della società Circe Srl, tramite lo stesso legale che aveva fatto da mediatore per l’offerente Manenti, ossia Luca Pietrosanti, ottenne la sospensione dell’esecuzione immobiliare, ormai giunta al terzo tentativo dell’asta che partiva da una base di circa 2,3 milioni di euro. Altra particolarità che ha spinto l’imprenditrice denunciate a insospettirsi e ritenere che commercialisti si fossero messi d’accordo per stimare poco le quote societarie e far compare a uno di loro (Aldo Manenti) l’hotel, in seguito ceduto a un famigliare (Simone Manenti, il figlio) e alla moglie dell’avvocato Pietrosanti per 170mila euro.
Dopo questi passaggi, la società Circe srl rinunciò agli atti esecutivi in ordine al fallimento originario e la procedura sull’hotel è venuta meno. In seguito la Circe srl cambiò assetto societario, le cui quote – ceduta anche grazie al mutuo con la banca (ndr: gli inquirenti vogliono fare luce anche su di esse) passarono dai Manenti e dalla moglie di Pietrosanti alla società Mac srl dell’albergatore/imprenditore terracinese Giovanni Amuro.